Pari Opportunità. Milazzo (A testa alta per la Calabria) chiede misure incisive a tutela delle donne

Reggio Calabria. Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, e siamo nel 2011, a due anni e pochi mesi dal 2014, l’anno nel quale tutti gli Stati membri dell’Onu si sono impegnati ad adeguare legislazioni, azioni di governo e impiego delle risorse all’obiettivo dell’eliminazione del femminicidio, comunque e a qualsiasi titolo perpetrato.
Ad oggi, gli Stati non sono andati avanti, e ognuno si ostina a chiamare ritardi quella che è una vera e propria determinazione politica a tollerare e rendere normale il femminicidio.
In Italia manca una legge organica per il contrasto alla violenza degli uomini sulle donne: dopo le poderose manifestazioni degli anni passati, fatte da centinaia di migliaia di donne, il topolino partorito dal governo Berlusconi è stata una legge sullo stalking, per altro mal studiata, che costituisce l’infinitesima parte dei provvedimenti necessari ad un serio contrasto al femminicidio. I nostri dati nazionali ci dicono che nel 2010 sono state 127 le donne uccise: una ogni tre giorni. Nel 2011 siamo già a 92.
Nei tribunali, in occasione dei processi per femminicidio, volta per volta, si è visto tornare sotto forma di attenuante il concetto di irresponsabilità per follia, per gelosia, per disperazione o solitudine del delinquente. Insomma di nuovo, tra le righe, le donne nei tribunali e nelle sentenze tornano ad essere provocatrici e complici dei reati che subiscono. Tra attenuanti, misure alternative, sempre e davvero sempre, chi ha accoltellato, ucciso, violentato, torna a farlo con un’altra vittima o con la stessa, laddove avesse fallito la prima volta.
Io sono convinta che questo fenomeno sia il frutto di una cultura che ancora non vuole lasciare il passo: quella del patriarcato; che si tratti di una questione di rapporti tra generi, di uomini che non accettano la libertà delle donne e pretendono sottomissioni più o meno eclatanti.
Tra l’altro la violenza è attuata da uomini di culture varie, bassa e alta, così come di differenti nazionalità. Non c’entra la malattia mentale, l’alcol, la droga. E’ un problema maschile. E la geografia non fa differenze, perché c’è una storia comune millenaria. E’ vero, negli ultimi 50 anni abbiamo ottenuto il diritto di famiglia, la cancellazione del delitto d’onore, l’introduzione dello stalking. Ma c’è una storia alle spalle che grazie, soprattutto a questi ultimi anni, aleggia ancora sulle teste, anche dei più giovani».
E sempre in Italia il femminicidio è senza dubbio anche amministrativo. Le già esigue risorse ai centri antiviolenza sono state tagliate per la quasi totalità. Eppure quelle risorse sono una parte che riguarda il danno già avvenuto, cioè la violenza conclamata e denunciata. Ciò nonostante sono state tagliate.
Eppure piccoli e grandi Comuni, Province e Regioni continuano a sottrarre i fondi contro la violenza, per farne altro uso o per cercare di farne altro uso, illudendosi di continuare nella normalità dell’abuso verso le donne, e ricostruire la stabilità politica che la storia e i movimenti dei cittadini hanno ormai archiviato.Nulla come la tolleranza verso la violenza sulle donne rende impresentabile la politica. Dovrebbe perciò stupire la pervicacia con la quale il potere continua a rimanere inerte di fronte al femminicidio.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che non basta ricoverare e curare. Questo male sociale e radicato richiede risposte in termini di occupazione, di indipendenza dai capi famiglia, in termini di disponibilità abitativa.
Costi importanti da pagare sul piano nazionale e quello internazionale che, in periodo di crisi, sono l’investimento per lo sviluppo inimmaginabile che i Paesi nel mondo intero possono imprimere all’umanità attraverso la liberazione delle potenzialità femminili.

Franca Milazzo
Commissario Pari Opportunità Regione Calabria
“A Testa Alta per la Calabria”

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