Reggio Calabria. Nell’ambito della maxi-operazione di ‘ndrangheta coordinata dalla Dda di Milano, in sinergia con la Dda di Reggio Calabria, oltre alle misure di custodia cautelare in carcere eseguite questa matttina, gli agenti della Sezione investigativa del Commissariato di Palmi, diretto dal vice questore aggiunto Fabio Catalano, in collaborazione con la Squadra Mobile del capoluogo diretta dal primo dirigente Renato Cortese, hanno eseguito anche alcuni fermi di indiziato di delitto nei confronti tra l’altro di presunti appartenenti alla cosca Gallico di Palmi. In particolare il provvedimento è stato eseguito nei confronti di un avvocato, già destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere, e di altre tre persone.
Le persone fermate sono:
Vincenzo Minasi, nato a Palmi il 1.10.1956 domiciliato a Fino Mornasco (MI);
Domenico Nasso, nato a Taurianova (RC) il 17.07.1983 residente a San Ferdinando C.da Cretì ma domiciliato a Palmi;
Gesuele Misale, nato a Palmi (RC) il 26.05.1958 ivi residente;
Alfonso Rinaldi, nato a Palmi (RC) il 20.04.1960 ivi residente,
ritenuti responsabili:
Domenico Nasso e Gesuele Misale del reato di cui all’art. 416 bis, per avere fatto parte dell’associazione mafiosa denominata “cosca Gallico” operante in questo Centro;
Vincenzo Minasi e Alfonso Rinaldi del reato di cui all’art. 12 quinquies della L. 356/1992;
Vincenzo Minasi del reato di cui all’art. 416 bis;
Domenico Nasso del reato di cui all’art.610 c.p. in relazione all’art. 7 L. 203/91.
Tutti loro, tranne il Minasi (colpito anche da ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip presso il Tribunale di Milano su richiesta di quella Dda), sono stati associati alla casa di reclusione di Palmi.
L’operazione di cui sopra costituisce un seguito dell’operazione “Cosa Mia 2” condotta dal Commissariato di Palmi nella primavera dello scorso anno che aveva colpito la cosca Gallico di Palmi. Questo ulteriore sviluppo di indagine ha consentito di individuare i nuovi affiliati all’organizzazione nonché di ricostruire i tentativi di occultare illecitamente alcuni beni immobili della consorteria criminale avvalendosi dell’opera di professionisti del luogo (l’Avv. Minasi) al fine di sottrarli ad eventuale sequestro da parte dell’autorità giudiziaria.