Reggio Calabria. Ieri mattina, presso il Comando provinciale dei Carabinieri, il comandante del Reparto operativo, tenente colonello Carlo Pieroni, ha presentato l’edizione 2012 del Calendario storico dell’Arma e dell’Agenda dei Carabinieri. Un appuntamento con la tradizione che si rinnova ogni anno. Per questa edizione il calendario ripercorre le tappe del Bicentenario dell’Arma dei Carabinieri: dallo Stato unitario alla formazione della coscienza nazionale, nel segno dei grandi ideali, Patria, Libertà, Legalità.
IL CALENDARIO STORICO DELL’ARMA 2012
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In copertina, il Parlamento plaude alla BENEMERITA Arma dei Carabinieri.
Dalla relazione ufficiale del 24 giugno 1864: “L’interesse che tutti prendono perché l’Arma dei Carabinieri (parte eletta dell’Esercito) proceda di bene in meglio è in ragione appunto del pregio in cui essa è tenuta e degli indefessi e segnalati servigi che la rendono dovunque veramente benemerita del Paese”.
E’ questo il secondo dei “Calendari della memoria”, un ciclo che, inaugurato lo scorso anno, ci accompagnerà allo straordinario appuntamento del Bicentenario dell’Arma, nel 2014. I cinquant’anni di storia istituzionale che vi sono rievocati – dal 1864 al 1914 – coincidono con i primi intensi impegni per il giovane Stato italiano all’indomani della proclamazione dell’Unità. Sono gli anni in cui la “Stazione” dei Carabinieri diviene, nelle piccole come nelle grandi Municipalità, punto di riferimento per tutti i cittadini e il “Maresciallo” figura complementare a quelle del Sindaco e del Parroco.
E’ il momento in cui la società italiana inizia ad assumere quel patrimonio di valori e di simboli che la distinguerà nelle epoche successive e sarà modello di ispirazione per narrazioni letterarie e ricostruzioni storiche, con il Carabiniere costantemente protagonista.
L’Arma dei Carabinieri è per tutti gli Italiani la “Benemerita”.
Un riconoscimento significativo che ben sintetizza, nel comune sentire della gente, la straordinaria abnegazione con cui i Carabinieri si pongono quotidianamente al servizio della comunità nazionale, garantendo la sicurezza e l’ordinata convivenza civile. Questo è il motivo per cui la copertina del Calendario Storico 2012 – il secondo dei “Calendari della memoria”- è dedicata all’Assemblea Parlamentare che il 24 giugno 1864, in una relazione ufficiale indirizzata al Governo, afferma l’interesse della Nazione per l’Arma, definendola “Benemerita” per i servizi che essa rende in ogni parte d’Italia. Un appellativo che ha sempre impegnato la coscienza di tutti i Carabinieri, orgogliosamente consapevoli del dovere di onorare con il presente una impareggiabile storia di eroismo e di incondizionata dedizione al bene comune. Una storia lunga ormai quasi due secoli, nel corso dei quali l’Arma è stata, prima, interprete dello spirito risorgimentale e, poi, vigile e affidabile sentinella a tutela della legalità e dei valori fondanti della Nazione. Un impegno che le tavole di questo Calendario illustrano con brevi ed efficaci tratti, leggendo le vicende salienti della storia d’Italia, dal 1864 al 1914. Sono gli anni in cui la Stazione Carabinieri diviene, nelle piccole come nelle grandi municipalità, espressione pulsante della vicinanza dello Stato al cittadino.
Sono gli anni in cui il Comandante di Stazione si afferma quale riconosciuta figura di riferimento per le comunità, accanto al sindaco, al parroco e, come si può rilevare dalla iconografia popolare, accanto al farmacista. E’ in questa relazione con il territorio e con le sue comunità che affonda le radici quella speciale e affettuosa intesa tra i Carabinieri e gli Italiani. Un’intesa che si alimenta, ad un tempo, della generosa dedizione dei militari dell’Arma e del consenso con il quale sono ricambiati dai cittadini.
Il Calendario del 2012, scorrendo cinquant’anni di storia dell’Arma e della Nazione, ha il merito di annodare i fili del passato a quelli del presente, utilizzando l’essenza della missione dei Carabinieri da 198 anni: “essere al servizio” degli altri. E infatti, è proprio quell’ “essere al servizio” il comune denominatore che lega il sindaco, il parroco, il farmacista e il maresciallo in una preziosa complementarietà, riferimento sicuro e affidabile per i cittadini.
Anche oggi l’Arma, proprio attraverso il tessuto di sicurezza delle sue Stazioni, si propone quale testimone e interprete di quei sentimenti, semplici e schietti, tratteggiati dalle tavole del Calendario e che, pur nell’aggiornata socialità dei tempi moderni, ispirano il vissuto quotidiano delle nostre popolazioni e generano la fiduciosa speranza in un prospero futuro per i nostri figli. I Carabinieri continueranno ad essere vigili e affidabili sentinelle.
Contro il brigantaggio
La repressione del brigantaggio impegnò lungamente l’Arma, che vi prese parte con oltre un quarto dei 18.461 Carabinieri che ne costituivano l’organico all’indomani della proclamazione dello Stato unitario. Nei territori meridionali operarono con successo le Stazioni delle Legioni Carabinieri di Napoli, Bari, Salerno, Chieti, Catanzaro e Palermo.
Anche in quello specifico contesto storico si evidenziò la straordinaria vitalità del modello organizzativo dell’Arma, che ancora oggi ha nella Stazione uno dei perni fondamentali dell’articolato dispositivo della sicurezza nazionale.
Leggendaria figura dell’Arma nella lotta al brigantaggio fu Chiaffredo Bergia (a sinistra, nel ritratto). Per le numerose ed importanti operazioni di servizio compiute nei territori delle Legioni di Chieti e di Bari, il Carabiniere Bergia fu promosso per meriti speciali prima al grado di Brigadiere e poi di Maresciallo, meritando numerose onorificenze, tra cui una Medaglia d’Oro e tre d’Argento, tutte al Valor Militare. L’eroico militare si spense a Bari, nel 1892, all’età di 52 anni, col grado di Capitano.
Sotto, Chiaffredo Bergia travestito da pastore nel periodo di servizio presso la Legione di Chieti. Il Sottufficiale si sottoponeva a lunghi periodi di isolamento sulle montagne abruzzesi per dare la caccia alle agguerrite bande di briganti.
Sotto, nelle campagne di Taranto, uno scontro a fuoco tra i Carabinieri guidati dal Capitano Francesco Allisio e componenti dell’agguerrita banda Pizzichicchio.
Altri militari si distinsero nella lotta al brigantaggio: furono il Carabiniere Giuseppe Bursacchelli in Sicilia, il Capitano Salvatore Frau nel Salernitano, il Luogotenente Stefano Degiovannini in Abruzzo e il Maresciallo Francesco Rebola, che sgominò in Basilicata la banda Ninco Nanco.
Addio, mia bella addio
Nel 1866, un rinnovato spirito patriottico indusse Vittorio Emanuele II ad entrare nuovamente in guerra contro l’Austria. L’Arma partecipò alla Terza Guerra d’Indipendenza con un contingente di 660 uomini, oltre al personale delle Stazioni di confine impegnate nel prezioso servizio di informazioni su movimenti e consistenza del nemico. L’esito vittorioso del conflitto permise all’Italia di conquistare il Veneto, il cui governo provvisorio fu inizialmente affidato all’Arma dei Carabinieri.
Garibaldi prese parte al conflitto con il «Corpo Volontari Italiani», di cui entrarono a far parte anche numerosi Carabinieri al comando del Capitano Vittorio Caravadossi.
Fu proprio a quest’ultimo che Garibaldi indirizzò, al termine della spedizione, le seguenti espressioni di encomio: “Accogliete una parola di lode per il magnifico contegno da Voi tenuto presso i corpi volontari in tutta la campagna del ‘66 e graditela come ben meritata da Voi e dai Vostri subordinati”.
Sopra, “I Carabinieri in un episodio della Terza Guerra d’Indipendenza”, da un dipinto di Sebastiano De Albertis.
A sinistra,”La partenza dei volontari”, del pittore Girolamo Induno. Sotto, l’ingresso delle truppe italiane in Piazza San Marco, a Venezia, il 19 ottobre 1866.
Garibaldi arrestato tre volte
La stampa illustrata dell’800 ci ha tramandato una eloquente documentazione iconografica degli episodi in cui i Carabinieri “arrestarono” le imprese di Garibaldi che, con le sue imprevedibili iniziative, rischiava di compromettere l’azione del Governo. Furono tre gli ordini di arresto che i Carabinieri dovettero eseguire nei confronti dell’eroe risorgimentale. Una prima volta a Chiavari nel 1849, poi a Sinalunga nel 1867 e, sul finire dello stesso anno, a Figline Valdarno. Quest’ultima occasione maturò in seguito alla sconfitta dei “Garibaldini” a Mentana, nei pressi di Roma, ad opera dell’esercito pontificio e delle truppe francesi. Il Governo italiano dovette prendere la dolorosa decisione di ordinare l’arresto di Garibaldi, nel timore che questi, per ripagarsi dell’insuccesso subito, puntasse decisamente su Roma per realizzare il sogno infranto nel 1849 con la Repubblica Romana. L’arresto venne eseguito alla stazione ferroviaria dal Luogotenente Colonnello Deodato Camosso.
A sinistra, il fermo del Generale Garibaldi operato a Sinalunga dal Tenente Federico Pizzuti, che diventerà Comandante Generale dell’Arma nel 1904.
In tutte le occasioni dei suoi fermi, Garibaldi ebbe ad esprimere il proprio compiacimento per la correttezza ed il riguardo dimostrati nei suoi confronti dai Carabinieri.
Sopra, l’attacco degli Zuavi francesi a Mentana (Roma), nei pressi di Villa Santucci, il 3 novembre 1867. A seguito della sconfitta di Garibaldi, il Primo Ministro Menabrea diede ordine ai Carabinieri di arrestare il Generale e di condurlo nel Forte del Varignano, a La Spezia. Gli illustratori dell’epoca ci hanno lasciato varie interpretazioni dell’episodio: Fortunino Matania rappresentò l’Ufficiale dell’Arma che procedette al fermo in atteggiamento visibilmente commosso (sotto), mentre il disegnatore Ghinzaghi ritenne di dare maggiore tensione alla scena dell’arresto, con un Carabiniere colto nell’attimo in cui non regge all’emozione (pagina a fianco, in basso).
Sotto, trombettiere dei Corazzieri nell’uniforme indossata a Firenze il 30 aprile 1868.
L’elmo è in metallo con bronzatura blu-nera, sormontato dal cimiero bordato da ciniglia rossa.
La coda dell’elmo è in crine di cavallo nero.
Sul pettorale della corazza, in metallo brunito, e sull’elmo è la croce di Savoia in argento.
I pantaloni e i guanti sono in pelle bianca scamosciata e gli stivali, alla “scudiera”, in pelle lucida. Gli alamari sono gli stessi previsti per gli altri reparti dell’Arma dei Carabinieri.
Anche la sciabola è quella dei reparti a cavallo dell’Arma; otto anni più tardi verrà dotata di un’elsa particolarmente elaborata ed elegante.
Nascono a Firenze i Corazzieri
Il 30 aprile 1868 a Firenze, Capitale del Regno d’Italia dal 1864, si tenne la celebrazione ufficiale delle nozze tra il Principe ereditario Umberto di Savoia e la Principessa Margherita.
Per conferire alle celebrazioni la necessaria solennità si pensò ad un reparto militare di alta rappresentanza. La scelta cadde sui Carabinieri a cavallo. Il corteo regale si snodò per le strade di Firenze tra una folla straripante giunta da ogni angolo d’Italia. I Carabinieri indossarono le corazze e gli elmi utilizzati 26 anni prima a Stupinigi in occasione delle nozze del Re Vittorio Emanuele II e “rubarono la scena” alla stessa coppia principesca.
In virtù di tale successo, il reparto non venne più sciolto assumendo il nome di “Carabinieri Guardie del Re”, progenitori degli attuali Corazzieri che, a Palazzo del Quirinale, a Roma, svolgono i servizi d’onore e di sicurezza in favore del Presidente della Repubblica.
La prima lettera da Roma liberata
La prima lettera da Roma liberata a prima cronaca della presa di Roma del 20 settembre 1870 non venne scritta né da un giornalista, né da uno scrittore. La si deve al Luogotenente dei Carabinieri Giacomo Acqua, che, poche ore dopo l’ingresso in Roma, vergò una lettera diretta alla moglie Rosa, a Jesi, nelle Marche: “Entrati oggi alle 10 ante a Roma dopo un combattimento di 5 ore. Ti scrivo, dunque sono vivo, e sto bene. Abbiamo avuto poche ma dolorose perdite. Noi siamo entrati dalla breccia aperta in vicinanza di Porta Salaria, dalla nostra artiglieria. Addio di cuore. Saluta mio padre e la tua famiglia.
Tuo Giacomo”. Una rarità filatelica la lettera del Luogotenente Acqua, spedita da Roma il giorno della liberazione con francobollo italiano e annullo delle Poste vaticane. All’Ufficiale, ucciso nel 1874 a Genazzano (RM) in uno scontro a fuoco con alcuni banditi, è intitolata la caserma del Comando Legione “Lazio”, in Piazza del Popolo.
A Roma, subito al lavoro
Erano trascorsi poco più di tre mesi dal loro arrivo a Roma quando i Carabinieri furono chiamati a soccorrere la popolazione a seguito dello straripamento del Tevere, che il 26 dicembre 1870 inondò il popoloso quartiere del Ghetto, la zona di via Condotti e di via del Corso,spingendosi fino a Piazza del Popolo, sulla quale si affacciava la caserma che i Carabinieri occuparono sin dal giorno del loro ingresso a Roma. La grave calamità indusse Vittorio Emanuele II ad anticipare il suo ingresso nella Capitale designata dello Stato italiano.
Il Sovrano vi giunse il 31 dicembre, alle quattro del mattino e, scortato dai Carabinieri a cavallo, visitò le zone più colpite dall’inondazione. Nei giorni precedenti i militari dell’Arma avevano dato alla popolazione romana una prima tangibile prova della loro infaticabile generosità nel prestare soccorso agli abitanti delle zone alluvionate. Si era distinto, in particolare, il Luogotenente Michelangelo Spada, che operò con i suoi Carabinieri numerosi salvataggi di cittadini rifugiatisi ai piani superiori delle case del quartiere Tor di Nona, uno dei più colpiti della Capitale.
A destra e nel riquadro in basso, due momenti dell’azione di soccorso dei Carabinieri a favore della cittadinanza romana duramente colpita dall’inondazione del Tevere del 1870.
Sotto, la visita, alle prime luci dell’alba, di Vittorio Emanuele II ai quartieri di Roma, in occasione della grave alluvione. Furono moltissimi i cittadini che, malgrado l’ora notturna, fecero ala al corteo del Sovrano scortato dai Carabinieri a cavallo.
Prima dell’esondazione del Tevere, il contingente di Carabinieri di stanza a Roma, sin dal 20 settembre 1870, aveva effettuato ben 192 operazioni di servizio per debellare il brigantaggio e la delinquenza comune che affliggevano la futura Capitale d’Italia. Inizialmente il distaccamento di Carabinieri giunto a Roma con le truppe del Generale Cadorna venne posto al comando del Luogotenente Colonnello Francesco Mariani e ordinativamente assegnato alla Legione territoriale di Firenze. Solo il 1°gennaio 1874, con l’istituzione della Legione Carabinieri di Roma, la Capitale ebbe un Comando territoriale autonomo con competenza sull’intero Lazio, cui si aggiunse, quattro mesi più tardi, il “Comitato”, organo collegiale con funzioni di Comando Generale dell’Istituzione.
Un raggio di sole sulla Bandiera dell’Arma
Il 14 marzo 1894, a Roma, il Re Umberto I consegnò al Comandante della Legione Allievi Carabinieri il Tricolore. Scrisse l’inviato di un settimanale:
“Nonostante il tempo piovigginoso, Roma fu tutta in festa… e quando l’aspersorio benedice la Bandiera, il pubblico scoppia in un fragoroso applauso. In quel momento appare un raggio di sole…”
(Incisione tratta da “La Tribuna Illustrata” dell’epoca).
Nasce l’editoria dell’Arma
L’editoria nell’Arma prese vita nel 1872 per iniziativa dell’editore Carlo Marchisio, un privato che colse appieno l’opportunità di realizzare un periodico che esaltasse le innumerevoli benemerenze di servizio dei Carabinieri. Nacque così “Il Carabiniere, giornale militare”, con una formula editoriale semplice e incisiva: una cronaca d’apertura, illustrata da una stampa in copertina, che proponeva una delle operazioni di servizio compiute dai Carabinieri, seguita da articoli sulla storia patria, profili di personaggi famosi, rubriche di natura professionale e, infine, un romanzo a puntate. Cessata la pubblicazione nel 1879, la rivista “Il Carabiniere” tornò a nuova vita nell’ultimo dopoguerra – questa volta sotto il patrocinio dell’Arma – a confermare il suo primato di longevità tra le testate italiane.
L’arte scopre i Carabinieri
Nel 1884, a Torino, Sebastiano De Albertis presentò all’Esposizione di Belle Arti il quadro intitolato «Pastrengo nel 1848», che celebrava la travolgente carica dei Carabinieri a cavallo avvenuta il 30 aprile 1848 nel corso della I Guerra d’Indipendenza. Fu il Generale dei Carabinieri a riposo Bernardino Morelli di Popolo, che aveva partecipato alla carica con il grado di Capitano, a collaborare alla realizzazione del dipinto, ripercorrendo con l’autore i luoghi della battaglia e fornendogli tutte le informazioni circa le uniformi, le armi e le bardature. Il Re Umberto I acquistò il dipinto per il Castello di Racconigi, nei pressi di Torino, ove l’opera rimase fino al 1946, data in cui il quadro fu donato all’Arma ed esposto presso il Museo Storico di Piazza Risorgimento a Roma, ove tutt’oggi si trova.
L’episodio valse alla Bandiera dell’Arma la prima Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Per la gloriosa carica che con impeto irrefrenabile e rara intrepidezza eseguirono i tre Squadroni di guerra dei Carabinieri Reali decidendo le sorti della battaglia in favore dell’Esercito Sardo”.
Soccorso, assistenza, protezione
Il 10 luglio 1884 la Stazione Carabinieri di Casnigo, in provincia di Bergamo, segnalò la presenza di due casi di colera. Erano i prodromi della grave epidemia che colpì quell’anno l’intera Penisola. Manifestazioni di panico e di intolleranza si susseguirono in ogni angolo d’Italia. Alcuni Comuni realizzarono veri e propri cordoni di isolamento per affrancarsi da possibili contagi. Il caso più eclatante si ebbe a Longobucco, in provincia di Cosenza, dove il 21 agosto 1884 gli abitanti impedirono ai Carabinieri della Sezione di Rossano Calabro di entrare nel centro abitato per verificare l’adozione delle previste misure di profilassi sanitaria. Si rese necessario l’intervento di militari di rinforzo della Compagnia di Cosenza per sottrarre il paese all’isolamento arbitrariamente adottato. A condurre l’operazione fu il Colonnello Carlo Pagni, Comandante della Legione, che conseguì il risultato di ripristinare la legalità senza ricorrere alla forza.
Tra il 1884 e il 1885, la psicosi creata dalla diffusione dell’epidemia di colera determinò in molte località della Penisola vere e proprie sommosse da parte delle popolazioni contro le autorità locali, accusate di non avere adottato tutte le misure atte a prevenire il morbo. In alcune città, particolarmente a Napoli e più in generale nel Meridione, venivano quotidianamente portate in processione le immagini dei Santi Patroni, nella speranza che le suppliche potessero sconfiggere il male.
Contro il pericolo eversivo
Non erano trascorsi molti anni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia quando, in diverse località della Penisola, si verificarono moti popolari di tipo insurrezionale, che assunsero in breve carattere esteso e organizzato. In Lunigiana i Carabinieri furono i primi a pagare un tributo di sangue per contrastare l’ondata sovversiva. Il Brigadiere Giuseppe Campi e il Carabiniere Adriano Fini vennero aggrediti e feriti da una turba di oltre 400 individui armati mentre pattugliavano a cavallo la zona di Passo della Foce. Fu poi la volta del Vicebrigadiere Luigi Mugnaini e del Carabiniere Celso Botolini, l’uno ferito, l’altro caduto esanime nello scontro con i rivoltosi. Dopo un mese di lotte, il Generale Nicola Heusch, Commissario Straordinario in Lunigiana, rivolgeva ai Carabinieri un indirizzo di compiacimento, grato per non essere stato costretto, grazie all’azione dei militari dell’Arma, ad applicare con durezza lo stato d’assedio. A sinistra, la sommossa scoppiata a Pietraperzia, in provincia di Caltanissetta, all’inizio dell’anno 1894.
In Sicilia la rivolta prese origine dall’aumento delle imposte daziarie, assumendo per simbolo un fascio di “ddisa”, un’erba di montagna, per cui il movimento prese il nome di “Fasci di Sicilia”.
A Creta e in Cina, le prime missioni di pace all’estero
Nel 1897 i Carabinieri furono chiamati alla prima impegnativa missione all’estero con funzioni di polizia e di addestramento. Del contingente italiano inviato a Creta per risolvere la crisi greco-turca, faceva parte un drappello di Carabinieri al comando del Capitano Federico Craveri, con il compito, tra l’altro, di provvedere alla riorganizzazione della Gendarmeria di Creta. I positivi risultati di tale azione si manifestarono nel 1905, quando la guerra civile scoppiò nuovamente sull’isola. A sedarla fu proprio l’efficiente organismo di polizia cretese, strutturato sul modulo organizzativo dell’Arma.
A destra, da «L’Illustrazione Italiana» del 16 ottobre 1898:
“Il disegno mostra una delle scene nelle quali i Carabinieri si fecero onore, spiegando prontezza e coraggio nell’arrestare gli incendiari che s’eran gettati a nuove stragi contro i cristiani candioti.”
Sopra, equipaggio composto da Sottufficiali dell’Arma e da Gendarmi cretesi in servizio nella rada di La Canea. Sotto, esercitazione di Gendarmi candioti a cavallo, preceduti da un istruttore dei Carabinieri.
Nel Corpo di spedizione internazionale, inviato in Cina nell’agosto del 1900 per tutelare gli interessi europei a fronte della rivolta dei Boxers, figurava un contingente di Carabinieri, cui venne affidato il compito di affiancare le forze di polizia locali per coordinare gli interventi volti a ripristinare l’ordine.
Nel marzo 1903, all’atto di avvicendare le truppe regolari che avevano fiaccato la rivolta xenofoba, si decise di costituire a Pechino un Distaccamento fisso dell’Arma presso la Legazione italiana, con compiti di sicurezza e scorta.
Con la missione in Cina ebbe inizio per l’Arma il servizio a protezione delle Sedi diplomatiche nazionali all’estero.
A destra, un Carabiniere e due agenti di polizia cinesi dopo l’arresto di un membro della setta dei “Boxers”.
“Carabinieri col dovere dell’eroismo”
l titolo è tratto dalla cronaca del giornalista siciliano Glauco Licata, che descrisse da testimone il disastroso sisma di Messina e Reggio Calabria del 28 dicembre 1908.
L’impegno dei Carabinieri è quello sempre dimostrato in simili circostanze. Già nel 1872 erano intervenuti nell’entroterra napoletano, in soccorso delle popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio, quindi nello stesso anno in Toscana e nel Ferrarese per le ricorrenti alluvioni.
Il sostegno dei Carabinieri alle popolazioni non mancò nemmeno in occasione del grave sisma che colpì nel 1883 Casamicciola, sull’isola d’Ischia, e si rinnovò in Lombardia, Puglia, Veneto, in occasione delle inondazioni del 1903 e del 1905. La straordinaria dedizione dei Carabinieri nella dolorosa contingenza del terremoto di Messina e di Reggio valse alla Bandiera dell’Arma la concessione della Medaglia d’Oro di Benemerenza con la seguente motivazione: «Si segnalò per operosità, coraggio, filantropia e abnegazione nel portar soccorso alle popolazioni funestate dal terremoto del 28 dicembre 1908».
Sotto, l’opera di soccorso dei Carabinieri nella ricostruzione del pittore Silvano Campeggi.
Durante la cerimonia per la consegna dell’Onorificenza alla Bandiera dell’Arma, il Ministro della Guerra Paolo Emilio Spingardi disse tra l’altro: “…Voi meritate ancora il lusinghiero nome col quale il popolo, riconoscente, vi chiama “Arma Benemerita”. La Medaglia d’Oro di Benemerenza venne anche assegnata al Maggiore Carlo Tua e al Vicebrigadiere Mario Realacci. 32 Medaglie d’Argento, 82 di Bronzo, sempre di Benemerenza, 33 Menzioni Onorevoli e 1.029 Encomi Solenni premiarono i particolari meriti di altrettanti militari tra Ufficiali, Sottufficiali e Carabinieri che si prodigarono e si distinsero durante le drammatiche giornate del terremoto di Messina e Reggio Calabria.
Dal concerto in piazza all’esibizione alla Scala
Nati ufficialmente il 1°ottobre 1820 come Trombettieri inseriti nelle formazioni a piedi e a cavallo, i «Carabinieri musicanti» costituirono nel 1862 le Fanfare delle Legioni, col caratteristico pennacchio bianco e rosso. Il potenziamento della Fanfara della Legione Allievi di Roma portò alla nascita dell’attuale Banda dell’Arma. Le frequenti esibizioni nelle manifestazioni di rilievo nazionale e la partecipazione, nel 1898, al Concorso internazionale di bande svoltosi a Torino in occasione dell’Esposizione Generale Italiana, ne delinearono il profilo di vera e propria “orchestra di fiati”. Dopo che la sua fama l’aveva già portata a esibirsi a Parigi e a Londra, il 15 marzo 1920 le venne assegnato il ruolo di «Banda dell’Arma dei Carabinieri».
Una fama artistica in continua ascesa, che il 19 marzo 2011, nell’ambito delle celebrazioni delle 5 Giornate di Milano, ha portato la Banda a tenere uno storico concerto al Teatro alla Scala, tempio mondiale della musica lirica.
L’AGENDA DEL CARABINIERE
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Nella precedente edizione di questa Agenda è stata iniziata la storia delle armi e delle buffetterie che hanno contraddistinto il Corpo dei Carabinieri Reali dal 1814, anno della sua nascita, alla vigilia dell’Unità d’Italia. Con questa seconda monografia viene affrontato il periodo più denso di avvenimenti della nostra storia nazionale, quello in cui gli slanci patriottici dello spirito risorgimentale dovettero tramutarsi in concrete attitudini a gestire la nuova e complessa realtà, di cui il giovane Stato era chiamato a garantire la graduale ed efficiente attuazione. Anche per i Carabinieri, emblematicamente ed operativamente espressione tra le più rappresentative di tale nuova realtà, si pose l’incombente necessità di difenderla adeguando la propria struttura alle accresciute attribuzioni istituzionali. In tale quadro l’Arma si accinse a dotare i suoi uomini delle necessarie armi per difendere la raggiunta Unità e per combattere i pericoli che la minacciavano, dal brigantaggio politico nell’Italia meridionale all’insorgente anarchismo apuano, dall’accresciuto fenomeno del banditismo sardo e siciliano alla delinquenza organizzata in cosche di varia matrice, senza dimenticare il ruolo primario di forza militare combattente per la difesa del suolo patrio. E proprio in tale ruolo l’Arma dette il suo contributo alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale.
Con legge del 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II assunse il titolo di “Re d’Italia” e, di conseguenza, l’Esercito Sardo prese il nome di“Esercito Italiano”. In tale ottica, circa due mesi prima, il 24 gennaio di quell’anno, era stato disposto il riordino delle Forze Armate. Ufficialmente, l’Esercito Italiano nacque il 4 maggio 1861,quando la Gazzetta Ufficiale del Regno pubblicò il R.D. che ne sanciva la fondazione: “Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d’Italia, il sottoscritto rende noto […] che d’ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l’antica denominazione di Armata Sarda. (Firmato Manfredo Fanti,Ministro della Guerra)”. La laconicità dell’atto legislativo nascondeva una serie di questioni e di problemi impliciti nell’unificazione nazionale. Il piccolo Esercito Sardo, elevato improvvisamente a dimensioni geograficamente e anche funzionalmente smisurate rispetto alla struttura assunta nel 1814, quando Vittorio Emanuele I, tornato nel possesso dei domini di terra ferma, si era accinto a riorganizzare le milizie del Piemonte prenapoleonico, si trovava ora a risolvere una crisi di crescita conseguente alla necessità di adeguare il proprio potenziale allo sviluppo delle sue attribuzioni e funzioni. Sul piano ordinativo, il problema venne in parte risolto con l’assorbimento dei piccoli eserciti degli Stati preunitari, non senza operare le opportune selezioni. Fu un’operazione gravida di rischi e di incognite, in particolare nei confronti del disciolto Esercito borbonico, il più numeroso dopo quello del Granducato di Toscana,ma anche il più eterogeneo per la presenza in esso di elementi di differente estrazione sociale e geografica. E non era il solo problema. Vi era quello dell’equipaggiamento e dell’armamento, ben più impegnativo e dinon rapida soluzione, date le limitate risorse del Regno Sardo, la cui trasformazione in Regno d’Italia non comportava l’automatico accrescimento delle disponibilità economiche. Anzi, peggiorava gli oneri finanziari in ogni settore statale, particolarmente in quello militare, che al momento era il più impegnativo. A scorrere i decreti legislativi di quegli anni relativi al settore militare, si riscontra la stessa laconicità dell’atto di istituzione dell’Esercito Italiano, come ad esempio il decreto del 5 aprile 1861: “Questo Ministero ha approvato il modello di moschetto di cavalleria (M. 1829) rigato da denominarsi: Moschetto di Cavalleria M. 1860. Col medesimo si adopererà la cartuccia cilindro ogivale cava da mill., 17,2 da fucili di fanteria M. 1860…”.Non poche sono le notizie, taciute o non chiaramente espresse, che si possono ricavare da tale testo. Innanzi tutto l’annodi nascita del modello, risalente al1829, quindi obsoleto; poi, la trasformazione subita nel 1844 nel sistema di accensione, non più ad acciarino ma a percussione; infine, l’opportunità di utilizzare le cartucce del fucile di fanteria. Però, se da una parte va rilevata l’improvvisazione di talune soluzioni, non si può non prendere atto che il giovane Stato si accingeva a gestire le immense responsabilità derivanti dalla sua nuova dimensione geografica e amministrativa con una notevole carica di buona volontà e non poco ottimismo. Questa premessa di carattere generale è indispensabile per affrontare il tema dell’armamento dei Carabinieri dagli anni dell’Unità in poi. Il Corpo dei Carabinieri, prima Arma dell’Esercito, tale confermata e definita nella citata legge di riordino delle Forze Armate del24 gennaio 1861, fu anche la prima a sperimentare le conseguenze dell’unificazione, avendo anticipato la presenza dello Stato Sardo nel resto della Penisola, assumendo il servizio di polizia e di sicurezza interna negli Stati preunitari, prima che questi venissero annessi al Piemonte. La sperimentazione era, in parte,consistita nell’uniformare le varie Gendarmerie agli schemi ordinativi del Corpo dei Carabinieri, a volte anche nel settore uniformologico, come era avvenuto nel Granducato di Toscana, e possibilmente nell’armamento. Proprio su questo terreno si resero necessari dei compromessi, essendo impensabile che il piccolo Stato Sardo potesse provvedere anche alla sostituzione delle armi in dotazione alle Gendarmerie preesistenti in Toscana, nelle Romagne, nell’Emilia e nei territori dello Stato Pontificio annessi dal1859 in poi, per non parlare del Regno delle Due Sicilie, dopo la sua annessione grazie all’impresa di Garibaldi, prima, e all’intervento dell’Esercito piemontese, poi. Al momento le armi individuali più diffuse erano il moschetto a percussione modello 1860,derivato dal precedente mod. 1844, e la pistola a rotazione Lefaucheux, le stesse di cui erano dotati i Carabinieri. Nel resto della Penisola abbondavano le pistole Glisenti, fabbricate a Brescia, le francesi Chamelot-Delvigne e, particolarmente nel Regno delle Due Sicilie, modelli di moschetti e di carabine di fabbricazione inglese. Di fronte a tale situazione, prevalse il criterio dell’accorto Ministero delle Finanze piemontese: occorreva contenere le spese e, implicitamente, adattarsi alle situazioni. Cosicché, alle Gendarmerie preunitarie, ancorché assorbite nel Corpo dei Carabinieri, restarono in dotazione le armi di cui erano originariamente dotate. Per non parlare delle armi bianche, molte di fabbricazione austriaca o inglese, particolarmente le sciabole da ufficiale, tradizionalmente tollerate nelle personalizzazioni, come può vedersi al centro di questa pagina. In tale quadro prendeva vita il nuovo Esercito Italiano e la sviluppata struttura dell’Arma dei Carabinieri. Poiché il tema specifico di questa breve monografia attiene all’armamento dei Carabinieri dall’Unità in poi, va subito sottolineato che, pur nel la varietà di armi disponibili al momento,la preoccupazione del “Comitato” (organo collegiale di Comando Supremo istituito con la citata legge del 24 gennaio 1861) fu quella di caratterizzare l’Arma attraverso l’uniformità delle armi in dotazione e mediante l’assunzione di modelli innovativi con la sollecitudine richiesta dalle sue accresciute attribuzioni istituzionali. Era già stato il caso della pistola Lefaucheux, adottata prima che se ne sviluppasse la diffusione tra i Corpi Armati; era adesso la volta dell’arma lunga individuale, il moschetto, settore nel quale era particolarmente sentita l’esigenza di un ammodernamento rivoluzionario. In Francia, infatti, erano già avviati gli studi per realizzare un‘arma automatica, che vedrà la luce nel 1866, offrendo una clamorosa prova di efficienza contro i Garibaldini a Mentana, nel 1867: si trattava dello Chassepot, uno dei primi fucili a retrocarica utilizzati in operazioni di larga scala. Ma non era il solo. L’anno precedente,durante la battaglia di Sadowa tra austriaci e prussiani, aveva avuto un discreto ruolo il fucile prussiano a retrocarica Dreyse, progettato già da circa 20 anni, e, nella lontana America, i fucili a retrocarica avevano fatto la prima apparizione in operazioni belliche durante la Guerra di Secessione (18611865), con i modelli Spencer, Henry, Sharps, Browning e Winchester. Contemporaneamente, in Europa gli Stati Maggiori militari si ponevano il comune obiettivo primario di ammodernare il proprio armamento con armi a retrocarica e, possibilmente, automatiche. In Inghilterra nascevano i fucili Peabodye Snider, in Svizzera il Martini, in Belgio il Combla, in Austria il Wenzel, in Norvegia il Kammerlader, letteralmente “caricato dalla camera”, utilizzato dalle forze armate norvegesi tra il 1842 e il 1870.E in Italia? Tra i tanti problemi insorti a causa dell’unificazione, quello di ammodernare l’armamento militare era tra i più urgenti. La raggiunta Unità andava difesa con le armi. La lotta al banditismo pseudopolitico nel Meridione esigeva una risposta militare adeguata e risolutiva, che soltanto la superiorità dell’armamento poteva garantire. Le bande, che cominciarono ad infestare le province meridionali proprio nell’anno dell’Unità, furono un campanello d’allarme giunto a Torino in maniera assillante. C’era da affrontare la Terza Guerra d’Indipendenza e la questione di armi più moderne non si era neanche posta. Fu verso la fine di tale campagna che il problema venne affrontato: per riarmare i reparti di prima linea erano necessari non meno di 500.000 fucili di nuova generazione. Il più quotato tecnico di armi di cui i Savoia disponessero era Salvatore Carcano, il quale,consultato al riguardo, espresse l’opinione che l’intera operazione richiedeva 25 milioni di lire,pur considerando che sarebbero stati utilizzati i legni dei fucili in dotazione al momento. In sostanza, ogni carabina sarebbe costata 50 lire,solo 5 lire in più di quella ad avancarica.
IL FUCILE CARCANO
La speciale commissione incaricata del problema indicò un limite economico oltre ilquale le casse dello Stato non potevano far fronte: 10 lire per ogni fucile, per un totale di 5milioni. L’umile Carcano avrebbe potuto rispondere con una risata, ma non lo fece; si accinse a raccogliere le carte del suo progetto dal tavolo della commissione e, quasi sottovoce,bisbigliò: “Vedrò quello che si potrà fare”. Quando il prototipo fu pronto e la speciale commissione ebbe modo di sperimentarlo, Carcano si concesse una battuta, che da sola illustra le difficoltà e i limiti del programma di ammodernamento delle armi del nuovo Esercito Italiano. Un membro della commissione,un Generale, si rivolse al tecnico per complimentarsi dell’efficienza del sistema a retrocarica da lui ideato, aggiungendo però che l’arma risultava poco precisa. “Signor Generale – rispose Carcano – con 10 lire vuole che l’arma sia anche precisa?”. Il fucile Carcano entrò in produzione nel settembre 1867, due mesi prima che i Chassepot francesi umiliassero i garibaldini a Mentana: un primo quantitativo di 20.000 pezzi venne destinato ai Bersaglieri e via via, a seconda della disponibilità di fucili ad avancarica da modificare, vennero assegnati quantitativi vari ad altre Armi. La trasformazione dei moschetti ad avancarica da Carabiniere iniziò nel 1870, in tempo per la campagna di Roma.
L’AVVENTO DEL FUCILE VETTERLI
Il fucile Carcano, nato in ritardo, forse ultimo tra le armi lunghe a retrocarica, ebbe vita breve. Si accingeva a cedere il passo al Vetterli, sopraggiunto a livello di progetto nell’estate del 1870 e di cui in breve tempo venne iniziata la produzione. Il nuovo moschetto, ideato nel 1867 dal tecnico svizzero Federico Vetterli, era un’arma a colpo singolo, utilizzante una cartuccia metallica calibro 10,4 mm. che nel giro di pochi anni aveva adottato una serie di perfezionamenti tali da renderlo competitivo rispetto alla restante produzione europea. L’innovazione più rilevante apportata nel modello1870 riguardava l’otturatore, le cui funzioni non avvenivano più separatamente, ma erano riunite in un’unica operazione, dall’armamento all’espulsione del bossolo. Una versione a ripetizione, ideata dallo stesso Vetterli, non venne presa in considerazione, risultando troppo costosa. Della trasformazione nel sistema a ripetizione vennero incaricati due Ufficiali italiani,uno del Genio, Giovanni Bertoldo, l’altro di Artiglieria, Giuseppe Vitali. La soluzione adottata dopo vari esperimenti fu quella a quattro colpi,del Capitano Vitali, per cui l’arma prese anche il suo nome, unitamente a quello del Vetterli. Il nuovo moschetto era l’arma che maggiormente si prestava alle esigenze di servizio dei Carabinieri, soprattutto per i militari a cavallo, che potevano così sviluppare un’azione di fuoco rapida e che non distraesse troppo dal governo del cavallo. Dello stesso moschetto venne realizzata una versione più elegante peri Carabinieri Guardie del Re (Corazzieri), specialità dell’Arma da poco istituita (1868), di cui passiamo ad illustrare l’armamento. L’esordio dei Corazzieri risale al 30 aprile 1868, in occasione del corteo svoltosi a Firenze per festeggiare il matrimonio del Principe Umberto con la cugina Principessa Margherita di Savoia Genova. Convocati già dal febbraio precedente nella capitale toscana, divenuta anche capitale d’Italia nel 1864, 80 Carabinieri a cavallo delle Legioni di Milano, Bologna e della stessa Firenze, costituirono infatti il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il reparto di rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri. La primaria funzione di scorta e sicurezza delle persone reali impose che anche l’armamento dei Corazzieri fosse adeguato al rango. A parte l’uniforme, caratterizzata dalla corazza metallica, dall’elmo con cimiero guarnito da una lunga coda di crini neri, dagli alti stivali lucidi alla scudiera e dai pantaloni di pelle bianca scamosciata, anche le armi e le buffetterie aderivano al principio di eleganza formale che doveva distinguere i militari chiamati all’impegnativo ruolo di rappresentanza,già fisicamente caratterizzati per l’altezza e per il portamento. Tale principio venne confermato nella “Istruzione sulla divisa degli ufficiali e della truppa dei Reali Carabinieri specialmente incaricati del servizio d’onore e di guardia presso la persona di S.M.”, apparsa sul Giornale Militare nel 1876. Tra le tavole annesse all’Istruzione figura quella che illustra le buffetterie e la sciabola,arma primaria dei Corazzieri e non soltanto decorativa, tanto che a Napoli, il 17 novembre1878, consentì di deviare con un fendente del Capitano De Giovannini il braccio armato di pugnale di un attentatore alla vita del Re Umberto I. L’Istruzione non specificava le caratteristiche tecniche della sciabola, rientrando essa nella categoria delle armi “fuori ordinanza” o di “alta rappresentanza”. Comunque, le specifiche costruttive, rilevabili dagli esemplari conservati presso la caserma del Reggimento Corazzieri,nome attuale del prestigioso reparto, sono riportate nella scheda alto in questa pagina.
UN NUOVO REVOLVER
Parallelamente all’evoluzione del moschetto procedeva quella del revolver. Abbiamo illustrato nell’edizione precedente dell’Agenda il revolver a tamburo rotante modello Lefaucheux, caratterizzato dal sistema della percussione a spillo. Pur costituendo una tappa fondamentale nello sviluppo delle armi da fuoco corte, nella scia dello spirito innovativo di quello scorcio di secolo in fatto di armi, il revolver Lefaucheux mostrò presto i suoi limiti,che consistevano nella mancanza di un pur minimo sistema di automatismo. Cosa di cui non difettava la pistola a rotazione Chamelot-Delvigne, brevettata nel 1871 da due armaioli,uno svizzero, l’altro francese, dai quali prese il nome. La particolarità fondamentale di quest’arma risiedeva nella capacità di sparare premendo semplicemente il grilletto, senza la necessità di dover armare il cane, per cui la velocità di sparo rispetto al modello Lefaucheux risultava raddoppiata, oltre che facilitato l’uso. Inoltre disponeva del sistema a percussione centrale del fondello del bossolo. La nuova pistola, a cui venne assegnato il nome di “Modello 1874”, venne distribuita ai militari italiani a partire dal 1875. I Carabinieri la ebbero subito in dotazione, ma si dovette arrivare alla fine degli anni ‘80perchè l’assegnazione venisse completata, tant’è che per un arco di tempo non breve i militari dell’Arma si trovarono ad essere equipaggiati con due tipi di pistola, differenti per funzioni e per calibro, essendo di mm10,7 per la Lefaucheux e di mm 10,35 per la Chamelot-Delvigne.
LE NUOVE SCIABOLE
Nel campo delle armi bianche i Carabinieri si accingevano ad affrontare il servizio nello Stato Italiano unitario con modelli di sciabola del tutto antiquate. Dal 1834, anno di nascita dell’arma lunga contraddistinta appunto dalla sigla “Modello 1834”, nessuna innovazione era intervenuta a modificare in questo settore l’armamento dei militari del Corpo. La sciabola che aveva illuminato dei suoi bagliori la Carica di Pastrengo (1848) era la stessa; la sciabola della guerra di Crimea (1855-56) era ancora il Modello 1834; e tale ancora nel 1859, quando il Piemonte si accinse alla Seconda Guerra d’Indipendenza. Il Ministero della Guerra si determinò a porre mano alla materia in data 1° luglio 1860, limitandosi ad “alcune modificazioni all’attuale sciabola di cavalleria Mod. 1834 e da carabinieri reali a cavallo; la sciabola trasformata sarà denominata Sciabola di cavalleria Mod. 1860 e di carabinieri reali a cavallo”. Le modifiche erano del tutto impercettibili: la lunghezza della lama passava da 895 a 900 mm, restando invariata la larghezza di 32mm al codolo; di conseguenza il fodero veniva allungato di 10 mm. Una variazione di rilievo consisteva nel materiale di cui era costruito il fodero,non più in ferro, ma in lamina d’acciaio. Altra modifica, unicamente estetica, era nella “cappetta”, quell’elemento metallico che protegge l’impugnatura posteriormente, limitato ora alla sola parte superiore, anziché intero. La sciabola Mod. 1860 ebbe vita breve, ma intensa, come intensa fu la partecipazione dei Carabinieri alla vita del giovane Regno d’Italia fino al 1871,quando quell’arma cedette il passo alla più moderna sciabola denominata proprio Mod. 1871. Non era tutto. Nel frattempo (novembre1856) era stata abolita l’elegante spada “Albertina” del 1833 e in sua sostituzione adottata, per i Marescialli a piedi e per i componenti della Fanfara, il modello 1833 da artiglieria. Ciò avvenne tra il 1871 e il 1873, in coincidenza con la sostituzione della sciabola dei militari dell’Arma a cavallo. Rimandiamo agli spazi illustrativi di queste pagine e di quella successiva la descrizione di tali armi, compresa la sciabola per Ufficiali introdotta nel 1873. Torniamo alle armi da fuoco. Mentre il moschetto Vetterli continuava tranquillamente la sua vita, senza dare motivo di pentimento per la sua scelta, in data 31 ottobre 1889 il Ministero della Guerra annunciò che sarebbe stata “adottata ed introdotta in servizio la pistola a rotazione Mod. 1889”. Si trattava di un revolver brevettato dall’italiano Carlo Bodeo nel 1886, che non presentava nulla di profondamente innovativo rispetto ai modelli in esercizio, ma si faceva apprezzare per la robustezza e per la facilità della manutenzione, praticabile anche senza attrezzi speciali. Di essa vennero realizzati due modelli, da Ufficiale e da truppa, del tutto simili, tranne che nel ponticello (protezione del grilletto),assente nella versione per truppa. Il calibro era di mm 10,35, lo stesso della Chamelot-Delvigne, il che consentì alle due armi di convivere a lungo. Ribattezzato per la sua forma “coscia d’agnello”, il revolver Bodeo fu presente nella guerra di Libia(191112),nella Grande Guerra (191518), spingendosi con un numero limitato di esemplari fino alla Seconda Guerra Mondiale (194045).
IL FUCILE MOD. 91
Ed eccoci ad una data che evoca immagini e ricordi legati agli ultimi cento anni della nostra storia patria: 1891. E’ la data, divenuta sigla, del più famoso fucile militare italiano, brevemente identificabile come il “91”. Verrebbe da pensare che quest’arma fosse stata progettata in quell’anno, oppure che in tale data fosse entrata in produzione o in assegnazione ai Corpi dell’Esercito. Nulla di tutto ciò. Nel1891 il Ministero della Guerra si era limitato ad affidare ad una apposita commissione l’incarico di studiare un’arma individuale lunga, a caricamento successivo di più colpi. La vera data di nascita del nuovo fucile si potrebbe far risalire al 5 marzo 1892, quando la stessa commissione ne approvò il progetto. L’esigenza di un’arma individuale lunga, del tutto innovativa, scaturiva dalla scoperta del francese Paul Marie Eugène Vielle della polvere da sparo in fume, che consentiva, tra l’altro, di progettare armi di calibro inferiore, quindi più leggere e meno costose. Inoltre, un vantaggio considerevole derivava dalla possibilità di trasportare una maggior quantità di munizioni. La progettazione e la realizzazione venne affidata alla Fabbrica d’armi dello Stato, in cui operava ancora il tecnico Salvatore Carcano, il quale, malgrado il fucile che portava il suo nome fosse stato soppiantato dal modello Vetterli, non aveva mai cessato di dedicarsi alla materia e di elaborare soluzioni innovative. E’ per questo che la nuova creatura porterà anche il suo nome accanto a quelli di Mannlicher e di Pallavicino. Il primo era l’ideatore austriaco di un otturatore scorrevole, il secondo era un Generale d’artiglieria dell’Arsenale di Terni, incaricato di coordinare l’operazione. La nuova arma, comunque, verrà presto conosciuta come “Carcano Mod. 91” ed avrà una lunga storia. Del progettista del nuovo fucile ricorre spesso il nome, ma raramente gli è stata riservata un’attenzione poco più che generica. Eppure Salvatore Carcano meriterebbe un ricordo approfondito, non soltanto per le sue realizzazioni nel campo specifico delle armi, ma soprattutto per la sua personalità, i cui tratti restano esemplari per umiltà, riservatezza e generosità. Nei limiti di questa sintetica trattazione, basterà ricordare le tappe della sua vita per delinearne il profilo morale e professionale. Era nato l’11 ottobre 1827 a Bobbiate, in provincia di Varese. Perso il padre a 10 anni,dovette abbandonare la scuola e lavorare per aiutare la famiglia. Cresciuto nello spirito risorgimentale, nel 1848, dopo essersi arruolato come cannoniere nell’Artiglieria lombarda, prese parte alla Cinque Giornate di Milano; l’anno successivo, essendosi rifugiato in Piemonte dopo il ritorno a Milano degli austriaci, si arruolò nell’Esercito piemontese,venendo assegnato alla Compagnia Armaioli del Corpo Reale di Artiglieria. Ne venne congedato nel 1852per fine ferma, non senza aver lasciato un segno delle sue capacità nelle sfere militari di Torino,tant’è che fu subito chiamato dalla Regia Manifattura d’Armi del capoluogo piemontese. Venne assunto col rango di “maestro di prima classe” e destinato allo studio per il perfezionamento delle armi in dotazione all’Esercito Sardo per elaborare progetti per la costruzione di fucili di piccolo calibro a retrocarica. Si era alla vigilia della Guerra di Crimea, voluta con determinazione dal conte di Cavour, il quale, avendo appreso delle capacità di Carcano, volle conoscerlo per affidargli l’incarico di rigare le canne dei fucili che avrebbero equipaggiato il contingente piemontese destinato alla Guerra d’Oriente (185556). La attese non rimasero deluse. Fu l’inizio di una carriera i cui pilastri furono la stima sempre crescente dei suoi superiori e la modestia nel gestirla. Nominato Controllore di prima classe, poi Controllore principale, concluse la sua attività nel 1896 come Capotecnico principale di prima classe. In quell’anno chiese di essere messo a riposo per anzianità, morendo a Torino nel1903. Di lui rimane l’esemplare immagine di onesto lavoratore, di fedele servitore della Patria e di padre affettuoso: aveva avuto ben dodici figli. Torniamo al fucile 91. Oggetto anche di facili denigrazioni, il “91”era in realtà un’arma che riuniva una serie di pregi e pochi difetti: era robusto, leggero,realizzato in ottimo acciaio cecoslovacco, soprattutto versatile perle possibilità d’impiego nella duplice versione lunga, perle Armi a piedi, e corta (moschetto) per le Armi a cavallo e per i Carabinieri. La tavola esplicativa che correda queste note ne illustra le caratteristiche tecniche e i dettagli costruttivi. L’esemplare fotografato nelle pagine precedenti, esposto al Museo Storico dell’Arma, susciterà certamente emozione sapendo che è stato imbracciato da un Carabiniere caduto il 19 luglio 1915 nella battaglia del Podgora.
GENNAIO
4 gennaio. I magistrati del tribunale di Parigi accordano il divorzio a Lina Cavalieri, la celebre soprano e attrice. Nel 1908 aveva sposato il milionario Robert Winthrop Chauler, da cui si era separata dopo appena 8 giorni.
4 gennaio. Muore a Catania il poeta siciliano Mario Rapisardi. Le sue opere erano state oggetto di aspre critiche e polemiche.
6 gennaio. A Mosca si scopre presso un antiquario un prezioso quadro di Raffaello, “La Sacra Famiglia”, che si riteneva perduto.
7 gennaio. Guerra italo-turca: nel Mar Rosso, di fronte a Port Sudan, la Marina italiana riporta una clamorosa vittoria nella battaglia navale di Kunfida. Una flottiglia della Regia Marina, composta dall’incrociatore Piemonte e dalle cacciatorpediniere Garibaldino e Artigliere, affondano sette cannoniere e catturano lo yacht armato Shipka.
7 gennaio. La Cina proclama la Repubblica. Delegazioni militari di Potenze internazionali scortano la corte imperiale nel viaggio verso l’esilio in Manciuria.
10 gennaio. Giungono a Tripoli con il piroscafo Mendoza i primi Ascari eritrei, che affiancheranno i Carabinieri.
14 gennaio. Viene varato a La Spezia il sommergibile Argo, dotato di motori a scoppio per la navigazione in superficie e di motori elettrici per la navigazione subacquea.
16 gennaio. Un gravissimo incendio devasta il municipio di Napoli.
20 gennaio. Il piroscafo inglese Wistouvat, partito da Bristol e diretto a Liverpool, naufraga sulle coste scozzesi. Dei 57 passeggeri, solamente 4 riescono a salvarsi.
24 gennaio. Milano. Per ordine del Prefetto viene bloccata la stampa del IV volume delle “Laudi” di Gabriele d’Annunzio. La Canzone dei Dardanelli, in esso contenuta, è ritenuta offensiva nei confronti dell’Austria e del suo sovrano.
30-31 gennaio. A Lisbona, in seguito alla proclamazione dello sciopero generale, scoppiano gravi disordini e tumulti di inaudita ferocia. Viene proclamato lo stato d’assedio. A Monta, nella provincia di Alemtejo, il furore dei dimostranti culmina con la barbara uccisione del governatore a colpi d’ascia.
FEBBRAIO
7 febbraio. Si celebrano i cento anni dalla nascita dello scrittore britannico Charles Dickens, considerato uno dei più importanti romanzieri di tutti i tempi. Tra le sue opere si ricordano Il Circolo Pickwick, Oliver Twist, David Copperfield, Tempi difficili.
10 febbraio. Muore a Walmer, in Inghilterra, Lord Joseph Lister. Professore di chirurgia, è stato l’inventore e il propugnatore del metodo dell’antisepsi, ossia della disinfezione delle ferite, pratica operatoria introdotta non senza gravi contrasti da parte della categoria dei chirurghi.
14 febbraio. L’Arizona, territorio autonomo dal 1863, facente parte del New Mexico, viene riconosciuto come Stato, divenendo il 48° degli Stati Uniti d’America.
17 febbraio. Il diplomatico Yan-Shi-Kai viene eletto primo presidente della neonata Repubblica cinese.
25 febbraio. Guerra Italo-turca: nel porto di Beirut, in Libano, l’ammiraglio Tahon De Revel, al comando delle navi Garibaldi e Ferruccio, distrugge la cannoniera turca Anvillah e la torpediniera Angora.
25 febbraio. La Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto che sanziona la sovranità dell’Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica.
27 febbraio. Ad Homs, in Tripolitania, dopo una violentissima battaglia, le nostre truppe riescono a conquistare il monte Mergheb. Tra gli italiani si contano 11 morti e 82 feriti, tra gli arabo-turchi, oltre 1.100 morti e circa 2.000 feriti.
29 febbraio. Gravissimi disagi vengono lamentati in tutta l’Inghilterra a causa del lungo sciopero dei minatori di carbone, il cui numero viene calcolato in circa 800 mila in tutto il Paese. Numerose industrie sono costrette alla chiusura.
29 febbraio. A Roma scioperano gli edicolanti. I giornalisti si trasformano in giornalai vendendo i quotidiani per le strade.
MARZO
2 marzo. La Camera approva la legge sull’istituzione del monopolio di Stato delle assicurazioni sulla vita.
4 marzo. La compagnia lirica italiana Bracale rappresenta l’Aida di Giuseppe Verdi nello scenario naturale delle Piramidi. Lo spettacolo si svolge felicemente, malgrado la stampa locale avesse istigato la popolazione egiziana a reagire alla profanazione della loro antica civiltà.
5 marzo. A Zanzur, in Tripolitania, i dirigibili italiani compiono il loro primo raid, bombardando con le potenti bombe al picrato di ammonio un campo nemico.
13 marzo. Il Ministro dell’Interno ottomano decreta l’espulsione degli italiani da Beirut, dando l’ordine perentorio di lasciare la città entro 15 giorni.
14 marzo. A Roma, in via del Corso, un anarchico attenta alla vita del Re Vittorio Emanuele III mentre si reca al Pantheon, insieme con la Regina Elena, per assistere alla funzione funebre in suffragio di Re Umberto I. L’attentatore spara da distanza ravvicinata con una pistola verso la carrozza reale scortata dai Corazzieri; un proiettile ferisce il cavallo del Brigadiere Marri, un altro colpisce il Maggiore Giovanni Lang, comandante della scorta dei Corazzieri, ferendolo alla testa. I Carabinieri bloccano prontamente l’attentatore, sottraendolo all’ira della folla.
16 marzo.
Il transatlantico inglese Oceanic,
proveniente dall’Inghilterra con destinazione Bombay, cola a picco nel canale della Manica in seguito alla collisione con il veliero tedesco Pisague. La nave trasportava un carico di lingotti e monete d’oro del valore complessivo di 17 milioni di franchi francesi.
25marzo.
A Pisa muore il fisico Antonio Pacinotti, a cui si deve l’invenzione della dinamo. Nato nella stessa città il 7 luglio 1841, deve la sua notorietà alla scoperta dell’ «anello» che porta il suo nome, ossia un generatore di corrente elettrica continua, capace di trasformare l’energia elettrica in energia meccanica.
25marzo. A Venezia l’Imperatore tedesco Guglielmo II incontra il Re Vittorio Emanuele III, al quale assicura di intervenire presso l’Austria perchè questa non ostacoli le operazioni italiane nell’Egeo.
29 marzo. L’esploratore britannico Robert Falcon Scott, dopo aver raggiunto il Polo Sud, perde la vita insieme ai membri della sua spedizione nella marcia di rientro al campo base.
30 marzo. Il sultano Marocchino Mulai Abd al-Hafiz, capo della fazione antifrancese, firma il Trattato di Fez, in conseguenza del quale il Marocco diviene un protettorato francese.
APRILE
6 aprile. Giovanni Pascoli, il maggiore poeta decadentista italiano, muore a Bologna all’età di 57 anni, dopo una lunga malattia. Tra le sue opere più importanti vanno ricordate: Myricae, Iugurtha, Minerva oscura, Canti di Castelvecchio, Odi e Inni, Pensieri e discorsi, Nuovi poemetti, Poemi italici, Poemi del Risorgimento, Carmina.
14 aprile. Il Titanic, la massima espressione della tecnologia navale, il più grande, veloce e lussuoso transatlantico del mondo, affonda durante il suo viaggio inaugurale (da Southampton a New York), dopo essere entrato in collisione con un iceberg alle 23:40. L’impatto provoca l’apertura di alcune falle lungo la fiancata destra della nave, che affonda 2 ore e 40 minuti più tardi, spezzandosi in due tronconi. Nella sciagura, una delle più grandi tragedie nella storia della navigazione civile, perdono la vita 1.523 dei 2.223 passeggeri imbarcati, compresi gli 800 uomini dell’equipaggio.
19 aprile. Consistenti forze navali della Marina Militare italiana sbarcano a Rodi e nelle altre isole del Dodecaneso, nell’Egeo, appartenenti all’Impero ottomano, in modo da impedire qualunque movimento turco in mare; contemporaneamente vengono bombardati i forti dei Dardanelli con l’unità da battaglia Regina Margherita e con gli incrociatori corazzati Pisa e Garibaldi, mentre reparti da sbarco occupano le isole Sporadi meridionali.
20 aprile. Muore a Londra Bram Stoker, lo scrittore irlandese divenuto celebre come autore di Dracula, uno fra i più conosciuti romanzi “gotici” del terrore.
25 aprile. Viene inaugurato a Venezia il nuovo campanile della basilica di San Marco, che era crollato nel 1902.
MAGGIO
1°maggio. In Basilicata, in particolare a Potenza, si svolgono animate manifestazioni contro la guerra, a favore del disarmo e per il suffragio universale.
5 maggio. Iniziano a Stoccolma, in Svezia, i giochi della V Olimpiade.
6 maggio. Il Generale Carlo Ameglio, comandante del contingente italiano in guerra con la Turchia per il possesso della Tripolitania, dopo essere sbarcato nell’Isola di Rodi, sconfigge la guarnigione locale. Il tricolore viene issato sui bastioni del forte di Caliteas, salutato dalle salve delle navi in rada.
7 maggio. Si celebra il centenario della nascita di Robert Browning, poeta e drammaturgo britannico, uno dei più importanti della letteratura vittoriana.
14 maggio. Muore a Stoccolma Johan August Strindberg (nato il 22 gennaio 1849), scrittore e drammaturgo svedese. Per la vastità e la rilevanza della produzione è considerato tra i massimi artisti letterari del mondo.
14 maggio. Muore ad Amburgo, in seguito ad una crisi cardiaca, il re di Danimarca Federico VIII.
19 maggio. Prende il via a Milano il Giro d’Italia ciclistico. La quarta edizione della “Corsa Rosa” si svolge in nove tappe per un percorso totale di 2.443 km, più corto delle edizioni precedenti. Alla competizione partecipano i più valenti corridori: Luigi Ganna, Carlo Galetti, Eberardo Pavesi e Giovanni Micheletto.
22 maggio. La Turchia decreta l’espulsione degli italiani residenti nei territori dell’impero ottomano. Il governo italiano stanzia la somma di 100.000 lire per le operazioni di rimpatrio dei nostri connazionali.
23 maggio. A Budapest, in Ungheria, in seguito alla mancata concessione da parte del Parlamento del suffragio universale, si verificano gravi disordini e violentissime sommosse, con interi quartieri dati alle fiamme. I feriti si contano a centinaia.
29 maggio. Sofia. La Grecia, non volendo essere esclusa dall’alleanza anti-turca e da un’eventuale spartizione territoriale dell’impero ottomano, ratifica con la Bulgaria il trattato greco-bulgaro.
GIUGNO
4 giugno. Istanbul è devastata da un violentissimo incendio che distrugge circa 1.200 case.
6 giugno. Si verifica in Alaska una delle più grandi eruzioni del XX secolo, dando vita al vulcano Novarupta. Nel corso dell’eruzione, classificata al 6° grado della scala dell’indice di esplosività vulcanica, durata 60 ore, vengono espulsi tra i 13 e i 15 chilometri cubi di magma e 11 chilometri cubi di ceneri.
6 giugno. Muore a Milano, all’età di 72 anni, l’editore Giulio Ricordi.
8 giugno. Il sottomarino francese Vendemiaire urta la corazzata Saint Louis e affonda nelle acque di Cherbourg. Nel disastro periscono i 23 uomini dell’equipaggio.
9 giugno. Giunge dall’America la notizia della morte, a 45 anni, di Wilbur Wright. Il 17 dicembre del 1903, insieme al fratello Orville, era riuscito a far volare il primo aeroplano della storia.
15 giugno. Una città universitaria sorgerà a Roma. La prima pietra viene posta nel quartiere del Policlinico. Di conseguenza verrà abbandonata la storica sede della “Sapienza” a S. Eustachio.
13 giugno.
Viene promulgata la Legge n° 555 “Sulla cittadinanza italiana”, che esprime il primato del marito nel matrimonio e la soggezione della moglie e dei figli alle vicissitudini che all’uomo possono accadere in relazione alla cittadinanza.
13 giugno. Il pittore Luigi Rossetti, non appena firmato l’atto di separazione da sua moglie Manolita de Anduaga, si suicida nell’anticamera del Presidente del Tribunale di Roma.
22 giugno. Washington. Roosevelt lascia il Partito repubblicano dopo aver preso le misure preliminari circa l’organizzazione di una nuova formazione politica.
24 giugno. Al teatro Costanzi di Roma va in scena con successo la nuova operetta del maestro Ruggero Leoncavallo La reginetta delle rose.
30 giugno. Viene promulgata dal Governo Giolitti la legge sul suffragio universale; essa prevede che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere, che abbiano almeno 21 anni, possano votare, mentre gli analfabeti potranno votare a partire dai 30 anni. Inoltre, il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato servizio militare.
LUGLIO
1° luglio. L’aviatrice statunitense Harriet Quimby muore all’età di 37 anni a Squantum, nello stato del Massachusetts. E’ stata la prima donna ad ottenere una licenza d’aviatore negli Stati Uniti. Il 16 aprile del 1912 aveva attraversato la Manica, risultando così la prima donna a compiere l’impresa.
8 luglio. A Viterbo si conclude, dopo 282 sedute, il processo Cuocolo, con la condanna di tutti gli imputati.
9 luglio. Durante il 13° Congresso socialista, che si tiene a Reggio Emilia, vengono espulsi dal partito gli onorevoli Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca.
12 luglio. L’ungherese Adolph Zukor fonda a Los Angeles la casa di produzione cinematografica Paramount Pictures Corporation.
13 luglio. Per la prima volta si svolge in Svizzera uno sciopero generale, organizzato dagli operai delle industrie di Zurigo.
20 luglio. L’architetto Ulisse Stacchini vince il concorso per la progettazione della nuova Stazione centrale di Milano, che potrà avere un flusso di 50.000 viaggiatori al giorno.
22 luglio. Sulla stampa nazionale appaiono le fotografie delle cerimonie svoltesi nelle principali città italiane in onore degli Ascari eritrei, che hanno combattuto a fianco delle nostre truppe nella guerra italo-turca. Agli Ascari viene anche concesso, quale riconoscimento al loro valore, di montare la guardia al Quirinale.
26 luglio. A Roma si svolge un animato sciopero dei tramvieri, in seguito all’incidente in cui un tram con i freni in panne si è andato a schiantare, dopo un volo di diversi metri, nel Foro romano, sui resti della Cloaca Massima.
26 luglio. L’Albania è nel caos, dopo che il capo dei ribelli, Issa Bolietinas, alla testa di 15.000 insorti, ha preso il potere rovesciando l’autorità costituita.
29 luglio. A Tokio muore l’imperatore del Giappone Mutsu-Hito, il creatore della moderna civiltà giapponese. Durante i funerali il Generale Nogi, l’eroe della guerra cino-giapponese, si suicida insieme con la moglie.
AGOSTO
1° agosto. Gli abitanti dell’isola greca di Nikaria si ribellano alle autorità turche, che li governano. Dopo aver preso il potere, issano la bandiera greca sul pennone del municipio.
3 agosto. A Roma, in Campidoglio, iniziano i lavori di restauro alla statua di Marco Aurelio, che viene “appiedata”.
4 agosto. Il nuotatore Muzzi, di Firenze, vince la Traversata di Roma, tradizionale gara di nuoto nel Tevere.
8 agosto. A Essen, città di un noto bacino minerario della Germania, si svolgono grandi festeggiamenti in onore dei cento anni dalla fondazione della casa Krupp.
8 agosto. A Lothringen, nella regione tedesca della Westfalia, avviene un terribile disastro minerario. In seguito allo scoppio sotterraneo di una carica di dinamite, muoiono 107 minatori e altri 27 rimangono feriti. L’Imperatore Guglielmo II accorre sollecitamente sul luogo.
9 agosto. A distanza di poco tempo dal terribile incendio che l’ aveva devastata, Istanbul è colpita da una scossa di terremoto, di breve durata, che provoca 80 morti e più di 400 feriti.
13 agosto. Jules Massenet, il noto compositore francese, muore all’età di 70 anni. Nella sua produzione, prevalentemente operistica, figurano opere famose, come Manon e Werther.
16 agosto. La contrada della Lupa si aggiudica il palio di Siena, con il fantino Alfonso Menichetti, detto Nappa.
17 agosto. Muore a Parma Pietro Barilla, imprenditore pioniere dell’industria alimentare per la produzione del pane e della pasta e fondatore dell’azienda omonima.
20 agosto. William Booth, predicatore metodista, muore a Londra. Nel 1865, insieme alla moglie Catherine Mumford, aveva fondato l’Esercito della Salvezza, movimento con scopi evangelistici ed umanitari, del quale nel 1878 era divenuto il primo “generale”.
24 agosto. In seguito alla distensione dei rapporti diplomatici tra Italia e Argentina, con un decreto viene revocata la sospensione dell’immigrazione verso la Repubblica sudamericana.
24 agosto. Alluvione nell’ East-Anglia, in Inghilterra. In seguito a piogge torrenziali, la città di Norwich e la contea di cui fa parte sono completamente allagate. I danni sono ingentissimi.
SETTEMBRE
1° settembre. A Carrara entrano in sciopero i cavatori di marmo, per rivendicazioni salariali.
3 settembre. Muore a Parma il pittore Roberto Guastalla. Nato in una famiglia di tradizioni militari (il padre Giuseppe era Generale dei Carabinieri Reali), oltre ad eseguire moltissime tele, disegni e bozzetti, si era dedicato anche alla fotografia.
3 settembre. A Riola, sulla tratta ferroviaria Firenze-Bologna, si scontrano due treni. Il bilancio è di tre morti e 15 feriti.
3 settembre. A Clarence, in Francia, avviene uno spaventoso disastro minerario: 40 minatori perdono la vita a 1.000 metri di profondità.
5 settembre. A Genova, tre malviventi francesi commettono un eccidio a causa di un biglietto del tram non pagato: 4 persone vengono uccise e altre 12 ferite.
12 settembre. La Bulgaria si prepara ad una azione di guerra contro la Turchia. Treni militari partono da Mitrovitza e alla frontiera vengono schierati 120.000 soldati.
12 settembre. In Tripolitania, il Capitano aviatore Riccardo Moizo, Ufficiale dell’esercito italiano, durante una ricognizione aerea a bordo del suo apparecchio Newport, a causa di un’avaria al motore, è costretto ad atterrare in territorio nemico, venendo fatto prigioniero dagli arabo-turchi.
13 settembre. La nave da guerra della nostra Marina Etna, per rappresaglia alla cattura del Capitano Moizo, bombarda con i micidiali cannoni da 152 la città turca di Zuaga.
16 settembre. Ha inizio il processo contro Antonio D’Alba, l’uomo che attentò alla vita del Re, ferendo il Comandante dei Corazzieri, Maggiore Giovanni Lang.
19 settembre. Avvengono nel Parlamento di Budapest violentissimi scontri tra i deputati, alcuni dei quali sono in possesso di armi. A sedare la rissa interviene la polizia.
23 settembre. Una violentissima alluvione arreca danni enormi a Castellammare, nel Golfo di Napoli. Crollano ponti e abitazioni; si contano due morti e decine di feriti.
23 settembre. A Milano scoppia un colossale incendio nei Magazzini militari. Nonostante il pronto intervento dei Vigili del fuoco, vanno in fiamme 20.000 quintali di foraggio. I danni sono valutati nell’enorme cifra di 300.000 lire.
29 settembre. Si apprende dalla stampa americana che l’inesauribile “mago” Thomas Alva Edison ha finora brevettato 900 invenzioni, tutte realizzate tra il 1868 e il 1909. Tra le più importanti vanno ricordate il fonografo, la lampadina elettrica, il cinetoscopio e i trasportatori a nastro.
OTTOBRE
1° ottobre. La Serbia, l’Albania, il Montenegro e la Bulgaria mobilitano le proprie truppe contro la Turchia. Lo Zar Ferdinando di Bulgaria viene nominato comandante in capo dell’esercito balcanico.
4 ottobre. A Dover, in Inghilterra, il sottomarino britannico B-2 affonda dopo essere stato speronato dal transatlantico American. 14 marinai perdono la vita.
17 ottobre. In seguito ad un grave incidente automobilistico, allo scienziato Guglielmo Marconi viene asportato un occhio.
18 ottobre. A Losanna viene firmato il trattato di pace fra l’Italia e I’lmpero Ottomano, per effetto del quale all’Italia sono cedute la Tripolitania e la Cirenaica, che vengono chiamate col nome usato dagli antichi romani, Libia. Alla Turchia viene riconosciuta la sovranità religiosa sulla popolazione musulmana.
19 ottobre. Ha inizio l’attacco dell’esercito balcanico contro la Turchia: i serbi, passato il confine occupano Pristina, i greci prendono la città di Elassona, l’esercito bulgaro marcia alla volta di Adrianopoli.
23 ottobre. In Germania vola con successo l’aeroplano a eliche rotanti orizzontali, progettato dal tecnico Baumgatel: decolla senza rincorsa e può rimanere immobile in aria a qualunque altezza.
24 ottobre. Nei pressi di Brentelle (Padova), i Carabinieri affrontano una banda di malfattori che poco prima aveva saccheggiato la chiesa del cimitero locale. Fatti segno a colpi di arma da fuoco, i militari reagiscono ferendo uno dei manigoldi e arrestando i suoi complici. Anche la refurtiva viene successivamente recuperata in un campo poco distante.
31 ottobre. La Corte d’Appello di Roma stabilisce che le donne non possono esercitare l’avvocatura, anche se hanno conseguito la laurea in giurisprudenza o in scienze legali.
NOVEMBRE
1° novembre. Conflitto Balcanico: una torpediniera greca entra nel golfo di Salonicco e affonda la corazzata turca Feth-i-Bulend dopo averla silurata. Reparti greci occupano l’isola di Samotracia.
3 novembre. Le pagine della stampa nazionale danno risalto al positivo collaudo del telefono senza fili. L’inventore è il romano Riccardo Moretti, laureato in medicina, di 26 anni. L’apparecchio trasmette il suono nitidamente a decine di chilometri.
10 novembre. Si va delineando sempre più grave il timore, a livello diplomatico, per le posizioni assunte dall’Austria e dalla Serbia nei confronti della situazione balcanica.
10 novembre. Il corridore Vitali vince a Milano la gara podistica dei 100 km.
11 novembre.
Il Capitano Riccardo Moizo viene liberato dal campo di prigionia turco.
12 novembre. L’Austria manifesta le proprie avversità nei confronti dell’esercito balcanico, facendo pubblicare sui periodici nazionali il monito minaccioso: “Se i serbi vanno a Durazzo ci trovano i nostri cannoni” .
12 novembre. Si chiude a Roma il 5° Congresso Radicale, apertosi una settimana prima.
12 novembre. Il Presidente del Consiglio spagnolo Canalejas viene ucciso con due colpi di pistola da un anarchico, in Plaza de la Puerta del Sol, a Madrid.
13 novembre. Il premio Nobel per la Fisica viene assegnato all’Ingegnere svedese Dalen, mentre quello per la Chimica va diviso tra i professori Ginard e Sabatier, francesi. Tre giorni dopo, il premio per la letteratura viene assegnato a Gerhart Hauptmann, poeta, drammaturgo e romanziere tedesco.
20 novembre. Ad Ademkeui si tratta l’armistizio tra turchi e bulgari.
24 novembre. 24 minatori perdono la vita in seguito all’esplosione di una carica di dinamite nella miniera di Alais, in Francia.
25 novembre. Muore a Milano il commediografo Enrico Annibale Butti.
29 novembre. L’Albania proclama la propria indipendenza, designando come presidente del governo provvisorio Ismaiel Kemal Bey.
30 novembre. Sulla stampa specializzata, durante il mese, ha trovato risalto l’ipotesi di una riforma fiscale elaborata da un giovane studioso di economia, Luigi Einaudi, piemontese. Essa s’intitola “Concetto di reddito imponibile e imposta sul reddito consumato”.
DICEMBRE
1° dicembre. Suscita curiosità la notizia che a Napoli, per supplire ai conducenti delle tramvie in sciopero, il Principe di Forino, scortato da un drappello di Carabinieri, si è improvvisato conduttore in qualità di assessore alla viabilità.
3 dicembre. La Grecia sconfessa l’armistizio stipulato tra Turchia e Bulgaria.
5 dicembre. A Vienna viene rinnovata la Triplice Alleanza, il patto militare difensivo stipulato il 20 maggio 1882 a Vienna dagli Imperi di Germania, Austria-Ungheria e dal Regno d’Italia. Viene aggiunto un protocollo che sancisce il riconoscimento della “sovranità dell’Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica”.
5 dicembre. Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, viene allagata da un terrificante nubifragio: crollano numerose case.
8 dicembre. Una nave italiana viene catturata a Valona da navi della marina greca.
8 dicembre. In seguito ad un incendio alla centrale elettrica di Saint-Denis, Parigi rimane completamente al buio.
12 dicembre. Muore a Trento Vigilio Inama, filologo, storico, epigrafista, studioso dell’età romana e della Grecia antica.
12 dicembre. L’asso dell’Aviazione francese Roland Garros, dopo aver compiuto la sensazionale trasvolata Tunisi-Trapani-Roma, stabilisce il nuovo record mondiale di altezza, portadosi con il suo aeroplano a 5.801 metri.
13 dicembre. Il porto di Napoli è devastato da un violentissimo incendio. I danni si calcolano in due milioni di lire.
15 dicembre. Si inaugura a Roma il 1° Congresso Socialista-Riformista.
15 dicembre. Terribile disastro ferroviario a Guardia Mangano, frazione di Acireale, in provincia di Catania: due treni, uno merci e l’altro passeggeri, si scontrano frontalmente: si contano 12 morti e 50 feriti.
17 dicembre. Alle 15:30 inizia a Londra, alla presenza degli ambasciatori dei Paesi interessati, la Conferenza per la pace nei Balcani.
18 dicembre. Un incendio rade al suolo l’Ateneo di Mons, una delle glorie del Belgio.
21 dicembre. Muore a Parigi Emile Lemoine, matematico francese, noto per i suoi contributi allo studio della geometria del triangolo.