Sanità nella Piana. Frangella: “Evitare sterili polemiche, mascherate da campanilismi fuori luogo”

Gioia Tauro (Reggio Calabria). Segue nota del dottor Vincenzo Frangella, Delegato alla Sanità per il Comune di Gioia Tauro.

E’ stato già discusso l’argomento sul perché questa amministrazione non è d’accordo sulla scelta di fare un ennesimo ospedale nuovo nella piana di Gioia Tauro, perché una popolazione di 180.000 abitanti merita una struttura completa, così come Reggio Calabria. Fare sterili polemiche, mascherate o no da campanilismi fuori luogo, che comunque la città di Gioia Tauro non ha esternato, non serve a nessuno. E per rimarcare quanto detto ci impegniamo a sostenere che saremmo contrari anche ad un ospedale nuovo a Gioia Tauro, il quale non risolverebbe certo i problemi sanitari del territorio, così come non li risolverebbe l’ospedale progettato a Palmi, il quale nasce già carente in termini di specialità occorrenti. Ciò premesso, quando il nostro Sindaco chiede lumi sulla staticità degli ospedali e regolarità delle certificazioni antisismiche per tutelare i cittadini in caso di terremoti, non gioca, tantomeno augura catastrofi. Forse è troppo zelante nel preoccuparsi? Non credo sia da giudicare irresponsabile. I dubbi sul significato del termine mi hanno assalito, ma pensando ad un sisma, tra l’altro cosa possibile come recitano i quotidiani di oggi 4.12.2011 in prima pagina, la mia mente mi ha portato a pensare alla non regolarità, anzi alla mancanza, della certificazione antisismica di tanti Ospedali, su cui l’Asp 5 ed il commissario ad acta per la sanità calabrese puntano ad accentrare l’offerta sanitaria nella Piana di Gioia Tauro ed allora in quel caso cosa faremmo? In caso di eventi sismici le strutture idonee che devono reggere sono due il palazzo della Prefettura per coordinare i soccorsi e l’Ospedale per accogliere i feriti. Forse pensandoci in tempo, come ha fatto il Sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore, appoggiato da tutti gli altri primi cittadini della piana, staremmo un po’ più tranquilli tutti, sisma a parte. Questo modo di fare, testimonia, per dovere d’ufficio, a differenza di fatti successi da poco, con responsabilità penali gravissime, saggezza e prevenzione vera, al fine di anticipare certezze, che in fase di calamità potrebbero generare ulteriori problemi. E le calamità non ci avvertono, o le subiamo o le osserviamo inorriditi alla TV. La gente che sta male ha bisogno di essere curata, ed per ciò non servono le aggettivazioni personali. Nelle cittadine settentrionali con 15.000 abitanti vi sono da anni Ospedali analoghi ai Riuniti di Reggio Calabria. In quei luoghi si discute di meno e si opera di più, altro che difendere l’ospedaletto sotto casa per poi essere trasferiti in caso di necessità chissà dove. Sarebbe più opportuno pretendere, ad avviso di questa amministrazione, un’unica struttura completa capace di far fronte ad ogni emergenza medica o chirurgica con tutte le strutture specialistiche. Basta dare un’occhiata alle degenze esterne per aver idea di quanto denaro è stato sperperato e si continua a sperperare, soldi che pensandoci prima avrebbero messo in piedi una struttura che tutta la piana anela da decenni. Ai politici che stimolano a guerre interne di campile cui fa piacere che le cose rimangano così e a chi si rassegna a scelte fatte dagli amministratori che hanno solo il fine di far finta di cambiare per non cambiare nulla, mi sento di dire che la salute è un bene inestimabile che deve essere trattato da persone competenti. La politica è un’altra cosa e non può sostituirsi ad un reparto degno di tale nome quando c’è un’emergenza sanitaria. La gestione della Sanità deve essere concertata all’insegna della salute del cittadino, tra medici ed amministratori al fine di spendere il giusto ed avere il massimo perché la salute di ognuno dei cittadini della piana merita il massimo, almeno quanto il malato di Trieste. Per ultimo, non per importanza, le tasse che paghiamo non sono inferiori a quelle che pagano i nostri connazionali settentrionali, eppure, milioni si spendono ogni anno per ricoveri fuori sede, causate da scelte non oculate e/o forzate.

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