Operazione Alta Tensione 2: i dettagli dell’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino

Reggio Calabria. Alle prime ore di oggi, 21 dicembre 2011, personale della V Sezione (Reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione) della Squadra Mobile diretta dal commissario capo Francesco Giordano con il coordinamento del primo dirigente Renato Cortese, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare (nr.458/11 RGNR DDA-nr.4879/11 RGIP DDA-nr.78/11 R.O.C.C.), emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale DDA, a conclusione di un’articolata attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile, ha tratto in arresto 6 persone:

  1. CONDEMI Domenico, nato a Reggio Calabria in data 3.7.1976, ivi residente in viale Europa;
  2. CONDEMI Filippo, nato a Reggio Calabria in data 27.5.1974, ivi residente in viale Europa;
  3. CALDERAZZO Rosario, nato a Palmi in data 13.7.1970, residente a Reggio Calabria in via SS 18, II Tratto, I traversa Scaccioti;
  4. ROTTA Vincenzo, nato a Reggio Calabria in data 11.2.1953, ivi residente in via Pio XI;
  5. LOMBARDO Vincenzo, nato a Reggio Calabria il 19.5.1973, residente a Sorbolo (PR) in via Piave, vigile del fuoco attualmente in servizio presso il Comando Provinciale dei VV.FF. di Parma;
  6. PLUTINO Giuseppe, nato a Reggio Calabria in data 5.8.1964, ivi residente in viale Europa, attualmente consigliere comunale, eletto nelle liste del PDL, al Comune di Reggio Calabria.

 

I PRIMI CINQUE

responsabili, a vario titolo, del reato di cui agli art.416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4° e 5°, c.p., per aver fatto parte di un’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta ed in particolare del sodalizio BORGHETTO – CARIDI – ZINDATO, operante nell’ambito della più ampia cosca LIBRI, finalizzata al controllo dei quartieri di Modena, Ciccarello e S.Giorgio extra di Reggio Calabria, previa spartizione tra gruppi criminali, sulla base di deliberati mafiosi, del territorio d’influenza e delle attività criminali da perpetrare sullo stesso;

Ciò, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva:

Con l’aggravante della disponibilità e dell’uso delle armi.

 

GIUSEPPE PLUTINO

responsabile del reato derivante dal combinato disposto di cui agli artt.110, 416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4° e 5°, c.p. perché, quale concorrente esterno dell’associazione di cui sopra ed, in particolare, della cosca CARIDI, articolazione della più ampia cosca Libri operante, in particolare, sul territorio di San Giorgio extra di Reggio Calabria, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla stessa come referente politico del sodalizio, destinatario delle preferenze elettorali ricevute sia dagli affiliati, sia da parte di terzi ma raccolti in suo favore dagli esponenti della cosca nel corso di varie consultazioni elettorali, con particolare riferimento a quelle per l’elezione del consiglio comunale di Reggio Calabria del maggio ‘11, anche mediante sistemi di alterazione della libera competizione elettorale e di controllo della libertà di voto.

Per ciò, incaricato, una volta eletto, di soddisfare le promesse fatte nel corso della campagna elettorale adoperandosi, anche mediante la strumentalizzazione del ruolo istituzionale rivestito:

a) ai fini dell’assunzione presso uffici ed enti pubblici e/o privati  di soggetti appartenenti, contigui o comunque riconducibili al sodalizio criminale ed in particolare:

nonché:

b) per la risoluzione di varie problematiche riguardanti anche terze persone ma rappresentategli e sollecitategli dagli appartenenti all’associazione criminale, con particolare riferimento:

su richiesta dello stesso CONDEMI Domenico.

Così, contribuendo alla conservazione ed al rafforzamento della stessa in termini di potere di influenza e controllo del territorio ed alla realizzazione anche parziale del programma criminoso della medesima.

Con l’aggravante della disponibilità e dell’uso delle armi da parte degli appartenenti al sodalizio.

 

L’INTIMIDAZIONE AI DANNI DEL CONSIGLIERE REGIONALE GIOVANNI NUCERA

CONDEMI Domenico e PLUTINO Giuseppe

in quanto responsabili del reato di cui agli artt.81, 61 n.10), 629 c.p. e 7 della L. 203/01, perché, in concorso tra loro, mediante la minaccia implicita derivante dall’appartenenza del CONDEMI all’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare al sodalizio denominato cosca Libri-Caridi, costringevano NUCERA Giovanni, consigliere della Regione Calabria, ad assumere in qualità di collaboratore temporaneo della struttura del gruppo consiliare del PDL presso il Consiglio Regionale, CUZZOLA Maria, nipote di BORGHETTO Eugenio.

Con le aggravanti del fatto commesso:

– da soggetti appartenenti alla cosca mafiosa BORGHETTO-CARIDI-ZINDATO;

– avvalendosi della capacità d’intimidazione della stessa ed al fine di favorire la cosca d’appartenenza;

 

nonché

del reato ci cui agli artt.81, 110, 61 n.10), 56-629 c.p. e 7 della L. 203/01, perché, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante la minaccia implicita derivante dalla loro appartenenza alla associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare al sodalizio denominato cosca Libri-Caridi, nonchè atti intimidatori e minacce esplicite, in particolare collocando una tanica di plastica contenente liquido infiammabile con applicato un panno costituente la miccia di combustione sul cofano dell’autovettura di proprietà di NUCERA Giovanni, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere quest’ultimo, alla scadenza del primo contratto di collaborazione a progetto della CUZZOLA, a riassumere la stessa con l’incarico – più remunerativo e duraturo – di componente della propria struttura speciale presso il Consiglio Regionale, non riuscendo nel proprio intento per i rifiuto opposto dalla p.o..

Con le aggravanti del fatto commesso:

– da soggetti appartenenti alla cosca mafiosa BORGHETTO-CARIDI-ZINDATO;

– avvalendosi della capacità d’intimidazione della stessa ed al fine di favorire la cosca d’appartenenza.

– ai danni di un pubblico ufficiale.

 

DANNEGGIAMENTO AI DANNI DELLA GIOIELLERIA BASILE

CONDEMI Domenico

in quanto responsabile del reato di cui agli artt. 110, 635, 2° comma n.3, 61 n.1, c.p. e 7 L.203/91 perché, danneggiava  mediante l’esplosione di vari colpi d’arma da fuoco la saracinesca della gioielleria BASILE, intestata a OLANDESE Marianna, gestita da BASILE Raffaele, per il rifiuto di corrispondere denaro al CONDEMI Domenico per contribuire alle spese per l’organizzazione della festa di Gallicianò.

Con le aggravanti d’aver commesso il fatto:

– su di un bene esposto per necessità alla pubblica fede;

– per motivi futili;

– avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dalla sua appartenenza alla cosca LIBRI-CARIDI.

nonché

del reato di cui agli artt. 110, 61 n.2, c.p., 10, 12 e 14 L.497/74, 7 l. n. 203/91, perché deteneva e portava in luogo pubblico una pistola.

Con le aggravanti d’aver commesso il fatto:

– per eseguire quello di cui al punto che precede.

 

FERMATO IL REGGENTE DELLA COSCA CARIDI: LEO CARIDI

Contestualmente all’ordinanza è stato eseguito, inoltre, il fermo di indiziato di delitto nr.458/11 RGNR DDA mod.21, emesso dalla Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Squadra Mobile a conclusione di mirata attività di indagine, a carico di:

  1. CARIDI Leo, nato a Reggio Calabria il 18.11.1961 ivi residente in Condofuri alla Via Bandiera di fatto domiciliato in RC alla Via Sbarre superiori diramazione Lombardo, reggente dell’omonimo sodalizio a seguito della sottoposizione a custodia cautelare dei fratelli CARIDI Antonino, CARIDI Santo e CARIDI Bruno

in quanto gravemente indiziato del delitto di cui all’art.416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4° e 5°, c.p., per aver fatto parte di un’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta ed in particolare della cosca CARIDI, operante nell’ambito della più ampia cosca LIBRI, finalizzata al controllo dei quartieri di Modena, Ciccarello e S.Giorgio extra di Reggio Calabria, previa spartizione tra gruppi criminali, sulla base di deliberati mafiosi, del territorio d’influenza e delle attività criminali da perpetrare sullo stesso;

 

SEQUESTRATE 4 AZIENDE RICONDUCIBILI A LEO CARIDI

Sempre contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo delle sotto indicate ditte:

  1. della Impresa individuale CARIDI Leo, di CARIDI Leo nato a Reggio Calabria in data 18.11.1961, attività esercitata: commercio all’ingrosso di caffè, luogo di esercizio viale Europa diramazione Lombardo nr. 72, domicilio fiscale via N. Bonaparte 84, Feroleto Antico (CZ)  (P.I. 02425500804);
  2. della CARIDOL S.n.c. di CARIDI Leo & C. di CARIDI Leo nato a Reggio Calabria in data 18.11.1961, attività esercitata: fabbricazione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie, sedente a Reggio Calabria in via Calveri 51 (P.I. 01335270805);
  3. della CAFER s.r.l. di CARIDI Leo nato a Reggio Calabria in data 18.11.1961, attività esercitata: produzione all’ingrosso ed al minuto di prodotti dolciari, sedente a Reggio Calabria in via Pio XI Diramazione Putortì nr. 28. (P.I. 00774530802);
  4. dell’ Impresa individuale CONDEMI Fortunata (P.I. 02379380807),di   CONDEMI Fortunata nata a Reggio Calabria in data 25.06.1977, attività esercitata: rivendita orto-frutticola sita in via Pio XI, angolo viale Europa di Reggio Calabria

 

LA PROSECUZIONE DELL’OPERAZIONE ALTA TENSIONE

I provvedimenti restrittivi cautelari si innestano nella prosecuzione dell’attività investigativa condotta sempre da questa Squadra Mobile e che in data 29.10.2010 era sfociata nell’emissione di una prima ordinanza di misura cautelare nell’ambito dell’operazione cd. “Alta Tensione”.

La prima fase investigativa aveva consentito di ricostruire gli equilibri criminali nella zona sud di Reggio Calabria, vessata dalla pressione di una pluralità di cosche diverse, una volta nemiche -all’epoca della ormai lontana guerra di mafia degli anni ’90- e successivamente armonizzatesi nella spartizione del territorio e delle relative attività criminali da esercitare sullo stesso, nel modo seguente: la cosca LIBRI, con le sue articolazioni legate ai CARIDI per la zona di San Giorgio Extra, agli ZINDATO per la zona di Ciccarello ed ai BORGHETTO per la zona di Modena; la cosca ROSMINI nella zona di Rione Marconi; la cosca SERRAINO per la zona di S.Sperato. La prima, con le sue articolazioni, attiva, in passato, nello schieramento destefaniano, invece la seconda e la terza nel contrapposto cartello condelliano.

Con la nuova attività di indagine venivano rivisitati ed approfonditi gli esiti della precedente attività investigativa, identificando ed individuando le responsabilità di altri associati e contestualmente veniva avviata una proficua nuova attività investigativa cui si associavano non solo i conseguiti riscontri alle dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia, MOIO, VILLANI e LO GIUDICE Antonino, ma anche le dichiarazioni rese dalle persone offese, il consigliere regionale NUCERA Giovanni ed il di lui figlio Antonio, oltre che da BASILE Raffaele, quest’ultimo gestore di una gioielleria, entrambi vittime di atti intimidatori perpetrati da affiliati del sodalizio de quo.

In particolare, la nuova attività investigativa si incrociava con quella conseguente ad un grave atto intimidatorio perpetrato ai danni del Consigliere Regionale Giovanni NUCERA, sulla cui auto veniva fatta ritrovare una tanica di benzina. Episodio delittuoso, quest’ultimo, che si inseriva perfettamente nel quadro investigativo già in atto, avvalorando ulteriormente gli esiti già raggiunti, ampliando le indagini anche a carico di altri personaggi, il che permetteva di confermare, ancora una volta, la capacità di infiltrazione della ‘ndrangheta nelle istituzioni pubbliche rappresentative, accertando la responsabilità di un importante esponente politico locale, già assessore all’ambiente e tutt’oggi consigliere comunale, Giuseppe PLUTINO, rivelatosi vero e proprio punto di riferimento della cosca CARIDI.

I risultati complessivamente conseguiti venivano così compendiati negli odierni provvedimenti restrittivi, ordinanza e fermo di indiziato di delitto.

Iniziando dal fermo, nello specifico a CARIDI Leo, germano di Antonino cl’60 Santo Giovanni cl’67 e Bruno cl’58 -tutti tratti in arresto per associazione mafiosa ed altro nell’operazione cd. “Alta Tensione”- è contestato il pieno inserimento nell’omonimo sodalizio e la reggenza dello stesso, in considerazione dello stato di detenzione dei citati germani. CARIDI Leo, infatti, ricopriva in assoluto la posizione verticistica del clan e, per come emerso nel corso delle indagini, ha manifestato la sua spiccata personalità criminale, esplicitamente vantandosi di aggressioni violente perpetrate ai danni di un individuo, in via di completa identificazione, il quale aveva avuto l’ardire di lamentarsi che il CARIDI avesse trattenuto per sé il ricavato di un imprecisato affare.

Sempre dalle indagini è, altresì, emerso come CARIDI Leo fosse divenuto l’effettivo gestore degli interessi della cosca tutta ed, in particolare, dei fratelli detenuti, provvedendo al loro sostentamento economico ed eseguendo le loro direttive. Infatti, nel corso di un’intercettazione ambientale, l’affiliato CONDEMI Domenico cl’76 ed altro soggetto non identificato commentavano la gestione della cosca da parte di Leo CARIDI, inteso Lillo, il quale non aveva mantenuto fede ad accordi presi, trattenendo per sé l’intera somma derivante da altro imprecisato affare (…Lillo mi ha fottuto trenta mila euro a me, trenta…gli ho fatto una…una situazione… Lillo CARIDI, non trenta mila euro mi ha fottuto, c’è stata una situazione, dovevamo dividere i soldi, ha preso trenta mila euro e non mi ha dato una lira a me) e giustificando il suo comportamento con la necessità di utilizzare il denaro per uno dei suoi fratelli detenuti (“sapete compare Peppe ho problemi con mio fratello”), richiesta alla quale il soggetto non identificato aveva dovuto, suo malgrado, sottostare (fate quello che volete…).

Ulteriori elementi sono stati evidenziati dalle intercettazioni dei colloqui in carcere del germano detenuto Santo Giovanni, laddove è emerso che CARIDI Leo fosse il destinatario delle “imbasciate” inviate nei colloqui con i parenti dal citato germano ristretto e che Lillo era deputato alla gestione degli interessi dell’omonima cosca. In particolare, il detenuto, al corrente degli affari di famiglia, suggeriva a chi dare in locazione una avviatissima rivendita ortofrutticola gestita direttamente dalla cosca, vero e proprio luogo di incontro dei suoi affiliati, indicando espressamente tale MODAFFERI Francesco, ritenuto dal detenuto soggetto sicuramente affidabile. Ed alle concrete trattative provvedeva proprio CARIDI Leo, come è risultato dall’intercettazione delle sue utenze mobili e da cui si evincono espliciti contatti proprio con il MODAFFERI ed inerenti la locazione della citata attività, colpita dall’odierno provvedimento di sequestro, ed alla cui gestione avrebbe dovuto comunque essere preposto sempre uno della famiglia mafiosa.

Il provvedimento di sequestro, pertanto, ha interessato l’impresa individuale e l’effettiva rivendita ortofrutticola ad essa riconducibile, nodo nevralgico degli interessi della cosca, sia per come risulta dalle indagini che ne ha cristallizzato il passaggio da ZINDATO Giuseppe, marito di CARIDI Antonina, a CARIDI Fortunata, figlia di CARIDI Antonia, entrambe sorelle CARIDI Lillo che, a sua volta,  si occupava di risolvere le problematiche legate alla stessa sotto le direttive del germano detenuto CARIDI Santo e con l’aiuto di CONDEMI Domenico cl.’76 ; sia dalle dichiarazioni del collaboratore MOIO, dallo stesso definita “…in virtù della sua frequentazione del chiosco della frutta a San Giorgio…che è sempre stato un punto di riunione degli appartenenti al clan CARIDI”.

Inoltre, si è proceduto al sequestro di nr.3 aziende riconducibili al menzionato Leo CARIDI. Una prima azienda, l’omonima impresa individuale attiva nel settore della distribuzione all’ingrosso del caffè, con cui Lillo imponeva in molti esercizi cittadini la fornitura del caffè, tra cui l’ex Caffè Garibaldi ubicato difronte la locale Questura, per come emerso dalle intercettazioni che hanno perfettamente riscontrato le successive dichiarazioni del collaboratore MOIO. Ulteriori due aziende, la CARIDOL s.n.c. e la CAFER s.rl., entrambe attive nella produzione all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti dolciari in genere, anch’esse emerse nel corso delle attività tecniche esperite, riscontrando le successive propalazioni del collaboratore Antonino LO GIUDICE.

Venendo alla contestuale ordinanza cautelare, in particolare considerando le vicende estorsive, una consumata e l’altra tentata, ai danni del consigliere regionale NUCERA Giovanni, bisogna dire che tali episodi delittuosi vedono protagonisti le figure dell’ex assessore comunale all’ambiente ed oggi consigliere comunale PLUTINO Giuseppe e del sodale CONDEMI Domenico.Le vicende vedono come terzo interessato tale CUZZOLA Maria, cugina del CONDEMI e nipote di BORGHETTO Eugenio, quest’ultimo tratto in arresto nell’operazione “Alta Tensione”. In particolare, la CUZZOLA veniva assunta quale collaboratore temporaneo della struttura del gruppo consiliare del PDL presso il Consiglio Regionale, in luogo della pretesa assunzione presso la struttura politica speciale del consigliere regionale, incarico più remunerativo e duraturo. Alla scadenza del primo incarico, in occasione del rinnovo, i protagonisti della vicenda avanzavano la pretesa, anche attraverso l’episodio della tanica, rafforzando le minacce direttamente al NUCERA ed al di lui figlio, affinché il politico regionale la assumesse presso la propria struttura speciale, cosa che non accadeva per il rifiuto della personalità politica regionale.

Per come emerso dalle indagini espletate, tutti i soggetti destinatari dell’odierna ordinanza si sono efficacemente adoperati per la recente campagna elettorale comunale in favore del candidato di riferimento della cosca CARIDI, cioè PLUTINO Giuseppe. In particolare, tutti si erano impegnati per la raccolta di preferenze in favore dello stesso consentendogli di conseguire nelle sezioni ricadenti nella zona denominata S. Giorgio la maggior parte dei voti, controllando anche i voti provenienti dalla comunità ROM di questo centro, ottenendo dalla stessa ben 64 preferenze in luogo delle preventivate 40. Come scrive il GIP gli arrestati hanno dimostrato di esercitare un controllo scientifico dei voti nella zona di riferimento, arrivando perfino a prospettare di entrare nelle cabine elettorali per accompagnare chi non fosse in grado di scrivere sulle schede preposte. Altro esempio di questo capillare controllo dei voti è la vicenda da cui risulta l’impedimento chiaro e minaccioso di affiggere nella medesima zona manifesti elettorali di altri candidati, essendo consentito solo l’affissione di quelli del candidato PLUTINO. Detto impegno, dopo le elezioni, veniva ricambiato dal PLUTINO che, ad esempio, aveva prospettato la possibilità di assunzione del figlio di ROTTA Vincenzo presso un centro di accoglienza per extracomunitari richiedenti asilo politico sito in Rogliano (CS) ma che veniva rifiutato dal giovane, in quanto era pretesa, in virtù di una precedente promessa, un posto a Reggio Calabria.

Sempre dall’attività investigativa condotta sono emersi elementi che si sono perfettamente intrecciati con quanto emerso nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione Patriarca, finendo con il cristallizzare chiaramente l’appartenenza degli odierni arrestati alla cosca CARIDI, per come ulteriormente ribadito anche dall’apporto dei collaboratori di giustizia sopra menzionati. In merito ai nuovi elementi raccolti da questa Squadra Mobile, sintomatici sono gli episodi del danneggiamento alla gioielleria gestita dal BASILE ed al riguardo determinante è stato anche il contributo offerto dalla persona offesa, al pari di quello prestato alle indagini dal citato consigliere regionale. Infatti, tale episodio delittuoso è stato determinato dalla evidente finalità di punire, secondo modalità chiaramente mafiose – sicchè sussiste ovviamente anche la circostanza aggravante di cui all’art. 7 L. 203/91 –, il BASILE, che aveva osato, questa volta, rifiutare il pagamento del contributo per la festa di Gallicianò. Che può considerarsi, esattamente come indica il P. M., una vera e propria tangente ambientale, atteso come le conversazioni captate abbiano denotato la sistematicità di questa richiesta a commercianti e negozianti della zona. Altro dato determinante è fornito dalla circostanza che CONDEMI Domenico, al pari del germano Filippo, esercitava un vero e proprio controllo nei confronti della criminalità riconducibile al gruppo nomade insediato nel territorio della cosca, i cui esponenti erano costantemente raggiunti (a testimonianza di un pesante controllo del territorio, addirittura nei confronti di altri criminali) dal CONDEMI, che pretendeva la restituzione di veicoli oggetto di furto, specie quando questi appartenevano a propri conoscenti.

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