Vibo Valentia. La sanità vibonese è in tilt ed il futuro si presenta nero. Scendono in piazza i medici perché il direttore sanitario aziendale Mario Tarabbo ha notificato il licenziamento a 31 figure professionali ( 21 medici e 10 unità di comparto), in assegnazione a tempo determinato e questo vuol dire che a partire dal prossimo 1 gennaio ci sarà da fare i conti con unità operative dimezzate o accorpate e disservizi derivanti proprio dalla precarietà del personale medico a disposizione. Ad iniziare dal punto più nevralgico della sanità ospedaliera: il Pronto Soccorso, che sarà il reparto più penalizzato ( si passerà da 11 a 8 medici!), mentre gli altri reparti che subiranno tagli saranno Oculistica, Otorino, Medicina, Urologia e Nefrologia. Si va alla ricerca di responsabilità e come al solito è tutto un palleggiamento tra Asp, politica e soprattutto Regione Calabria. Viene toccata all’ala forse la sanità più ammalata della regione e questo sembra importare non più di tanto a chi è chiamato a rispondere su questo tipo di responsabilità. L’inesperienza e l’incapacità della Commissione straordinaria viene fuori prepotentemente di fronte ad una situazione che andava affrontata nei tempi dovuti, anche se qualche campanello d’allarme, qualche settimana fa, era già partito da chi sospettava che le cose sarebbero andate così. Ma se la terna Commissariale pare si sia sempre trincerata dietro il comodo alibi del Piano di rientro o delle decisioni regionali, eseguendo dettati ben precisi, così non può dirsi per la politica che conta e che già da mesi avrebbe dovuto mettere sul tavolo degli interventi prioritari proprio per la situazione dei 31 medici che a fine dicembre avrebbero avuto il ben servito dall’Asp. La condizione dei 31 precari è annosa se è vero che ogni anno, puntualmente, sulla testa di 31 professionisti cade la spada di Damocle. Trentuno professionisti che spendono la propria professionalità e il proprio senso del dovere e la passione per la difficile missione che compiono quotidianamente, spesso anche al costo di duri sacrifici. Ed il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti cosa pensa di questa assurda e impensabile situazione visto che la difficoltà si verifica su un campo di estrema delicatezza come la sanità? E’ stato debitamente informato dalla terna Commissariale ? E’ stato sufficientemente sollecitato, e nei tempi giusti, dalla classe politica? Se tutto questo è avvenuto bisogna capire perché questa mattina la sanità ospedaliera vibonese è scesa in piazza per dimostrare la propria amara insoddisfazione e la propria preoccupazione per il gravissimo stato di disagio e difficoltà in cui andrà a piombare la sanità vibonese da qui a qualche giorno. Ma non sembra che le cose stiano così e lo si legge nel viso dei medici che questa mattina hanno sfilato per le vie della città raggiungendo Palazzo Rizzuti, sede della Prefettura, alla disperata ricerca di qualcuno in grado di esprimere qualche idea capace di superare l’attuale momento critico. Il Presidente Giuseppe Scopelliti, lo voglia o non lo voglia, viene invitato, anche nella sua veste di responsabile della emergenza sanitaria calabrese, a dare risposte certe. Non ci sono se o ma di fronte a quanto sta per accadere. Il presidio ospedaliero del “G. Jazzolino” rischia la chiusura. Tutto questo significa che una volta per tutte, pur pensando al nuovo ospedale, la sanità vibonese per i suoi problemi di sempre e le difficoltà di tutti i giorni deve essere in cima ai pensieri del Presidente della Regione. Così come lo deve essere anche per i politici, le istituzioni, i sindacati e tutte le forze emergenti che in qualche modo hanno un rapporto sul percorso quotidiano della sanità vibonese.
Antonino Vecchio – Segretario Generale dell’Unione Provinciale della Cisal di Vibo Valentia