Il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice indagato per calunnia

Reggio Calabria. Il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice è indagato dalla Procura della Repubblica di Perugia per il reato di calunnia nei confronti del procuratore aggiunto della Dna, Alberto Cisterna. La notizia, tanto clamorosa quanto inattesa, rimbalza direttamente dalla città umbra dove, nelle scorse settimane, il numero due di Piero Grasso è stato sentito quale parte lesa, in un procedimento che rischia di mettere ancor più in crisi la credibilità del “nano”. E le indiscrezioni che giungono dall’Umbria sono estremamente delicate, se è vero – come è vero – che il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia non ha soltanto sporto denuncia contro Lo Giudice per le dichiarazioni fatte nei suoi confronti, ma ha anche richiesto espressamente ai magistrati perugini che venga fatta chiarezza sull’identità dei “pupari” che starebbero manovrando il collaboratore di giustizia. Secondo Cisterna, dunque, Lo Giudice non starebbe facendo tutto da solo, ma vi sarebbero degli altri soggetti che lo “guidano” nelle affermazioni che fa e che vanno a colpire direttamente il magistrato oggi alla Dna. Nel particolare, in base ad alcune indiscrezioni trapelate direttamente da Perugia, pare che l’attenzione di Cisterna si sia basata su un periodo temporale molto preciso e cioè quello che vede come data principale il 30 novembre 2010, giorno nel quale – per la prima volta – Lo Giudice accusò il magistrato. Nel periodo immediatamente precedente, a giudizio di Cisterna, sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe condotto il collaboratore di giustizia ad un cambio di direzione, rispetto ai primi interrogatori, nei quali il pentito affermava che non vi era nulla di losco nei rapporti tra i magistrati e suo fratello Luciano. Individuare i “pupari”, secondo il procuratore aggiunto della Dna, diventa fondamentale per capire cosa sia veramente accaduto negli ultimi mesi.
Sono servite quasi quattro ore, dunque, al procuratore aggiunto per sviscerare tutte le tematiche per le quali ha deciso di presentare denuncia nei confronti di Lo Giudice. Dal presunto gommone mandato a prendere a Milazzo, alle schede richieste a Luciano Lo Giudice per Massimo Stellato, sino a giungere ad una fantomatica bomba a bordo di un motoscafo di proprietà di Cisterna: tutte circostanze che il procuratore aggiunto ha smontato con tanto di documenti, che attesterebbero come si tratti di dichiarazioni prive di fondamento. Per non parlare poi del memoriale che Lo Giudice scrisse in carcere ben oltre i 180 giorni canonici nei quali è possibile rendere delle dichiarazioni ex novo. Ma nel racconto di Cisterna trova spazio anche una circostanza, riportata già nell’istanza di avocazione alla procura generale di Reggio, che vedrebbe coinvolto il procuratore aggiunto di Reggio, Michele Prestipino. Sarebbe un fatto risalente all’autunno 2010. E vi è di più: Cisterna ha chiesto ai magistrati di Perugia di capire com’è possibile che un giornale locale calabrese, nel giugno del 2010, abbia anticipato la causale delle bombe prima ancora che fosse commesso l’attentato a Di Landro e fosse piazzato il bazooka davanti al Cedir per Pignatone. Questo, secondo il magistrato, farebbe pensare a qualcosa di molto più complesso. Ed ancora, un altro interrogativo è stato posto dal numero due di Grasso, che non ha mancato di destare qualche perplessità: perché l’altro collaboratore di giustizia, Consolato Villani, anch’egli appartenente alla cosca Lo Giudice, si è recato negli uffici di via Giulia, sede della Dna, a chiedere del procuratore Grasso con l’intenzione di pentirsi e non avendo trovato nessuno è poi andato alla procura di Bologna e non si è, invece, direttamente recato al sesto piano del Cedir, a Reggio Calabria? Nel suo interrogatorio di metà dicembre, dunque, Cisterna ha rappresentato tutte queste problematiche, chiedendo – tra le altre – anche l’audizione di Luciano Lo Giudice, il quale potrebbe finalmente parlare e chiarire, come sono andate le cose nei rapporti con il numero due della Dna. Di certo c’è che l’inchiesta aperta a Perugia, nei confronti di Nino Lo Giudice apre scenari del tutto nuovi e fino ad oggi non ipotizzabili. Se le accuse che Cisterna muove nei riguardi del “nano” dovessero trovare riscontro processuale, allora si aprirebbe una seria problematica riguardante l’attendibilità del collaboratore di giustizia, almeno per ciò che concerne le accuse ai magistrati, che, è bene ricordarlo, hanno costituito la causale data per la stagione della tensione inaugurata nel gennaio 2010.

Consolato Minniti

(Pubblicato sull’edizione oggi in edicola di Calabria Ora)

Exit mobile version