Reggio Calabria. Diminuita di un anno la pena per Donatello Canzonieri, condannato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni del Bar Malavenda. Questa sera è stata pronunciato il dispositivo della sentenza emessa dalla Corte d’Appello, Adriana Costabile presidente, che ha riformato la condanna inferta nel dicembre del 2010 in primo grado dalla Seconda Sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria, diminuendo la pena da 9 a 8 anni di reclusione. Donatello Canzonieri fu arrestato il 26 agosto 2009 dalla Squadra Mobile della Questura reggina. Lo storico Bar Malavenda di via Santa Caterina cessò di esistere la notte fra il 24 e il 25 febbraio del 2008, quando una bomba piazzata all’interno dei locali, ristrutturati appena nel dicembre 2007, distrusse l’esercizio commerciale. Proprio la ristrutturazione del bar è al centro dell’impianto accusatorio a carico di Canzonieri, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Tegano. La famiglia Malavenda, da una vita titolare del bar, per convenienza e qualità del risultato finale affidava da sempre i lavori edili alla “Edil Tripodi” di Giovanni Tripodi, genero dell’ex superlatitante Pasquale Condello. Secondo l’accusa fu l’allora reggente della cosca Tegano, Paolo Schimizzi, che qualche tempo dopo scomparve ed oggi è ritenuto vittima di lupara bianca, a recarsi dai Malavenda, che avevano “osato” commissionare i lavori di ristrutturazione a una ditta ritenuta vicina ai condelliani, anziché ad una della cosca Tegano. Schimizzi proposte ai titolari di fornire gli arredi tramite una ditta a sé riconducibile, ma i proprietari del bar rifiutarono. I lavori di tinteggiatura, però, furono affidati anziché alle “Edil Tripodi” a Donatello Canzonieri. Secondo l’accusa i Malavenda non avrebbero mai affidato a Canzonieri i lavori, se non fossero stati impauriti temendo un atto di ritorsione. Ritorsione che arrivò ugualmente, nonostante il “contentino” della tinteggiatura, nella notte tra il 24 e il 25 febbraio del 2008, e distrusse per sempre la storica pasticceria, che la famiglia Malavenda non volle più riaprire nel quartiere di Santa Caterina.
Fabio Papalia