Lanucara (PD): “Alla democrazia paritaria non servono ancelle”

Reggio Calabria. In questa fase, più di ieri, diventa centrale una politica autonoma, non autoreferenziale, aperta all’ascolto e ispirata dalla responsabilità verso donne e uomini. Noi donne, impegnate ai vari livelli della politica, ci riconosciamo nella nostra costituzione ed in particolare in quell’articolo 3 e a tal fine intendiamo impegnare il governo Monti e la Ministra delle Pari Opportunità a volgere uno sguardo a quella Calabria che ha escluso le donne dai luoghi delle decisioni. Ricordiamo che 50 sono gli attuali consiglieri regionali tutti maschi, solo qualche donna eletta nelle Province (solo due) e inoltre pochissime sono le donne sindaco, su 409 Comuni, infatti, solo il 2% circa. Di questo 2% ne fanno parte la sindaca di Isola Capo Rizzuto e la sindaca di Rosarno, entrambe, impegnate come è noto sul fronte della lotta alla ‘ndrangheta. I dati riportati danno il senso dell’abisso in cui è caduta la Calabria e della conseguente negatività democratica. A mio parere non si tratta di “gridare” sulla nostra emarginazione ed è altresì scontato che l’associazionismo femminile è da sempre impegnato a valorizzare le donne. Tuttavia si dovranno riconsiderare ed approfondire le ragioni su cui poggia tale deficit democratico, che non è affrontabile solo con impegno “ancellare”. È necessario legiferare a livello nazionale ed in tal senso va la proposta di legge del PD che riguarda la parità di accesso nei consigli regionali, provinciali e comunali. Voglio sottolineare che non è possibile affidare alle donne sottoposte al potere e che dunque ricoprono incarichi affidati dai loro capi, l’obiettivo della democrazia paritaria. Infatti i sindaci e i presidenti ai vari livelli che si sono succeduti in Calabria e che hanno conferito nomine di secondo grado a donne e uomini, hanno scelto persone che si sono accontentate delle etichette e degli emolumenti derivanti rinunciando spesso ad esercitare i ruoli loro assegnati. La democrazia in Calabria è dunque alla frutta. Viene negato lo scambio ragionevole dei valori che esprimono le donne, risorse della società, assieme agli uomini liberi. Questa democrazia del “capo” è ormai quasi una dittatura. In questo quadro di riferimento l’articolo 3 della Costituzione è stato e rimane una chimera. Due sono i punti oggi da considerare irrinunciabili e fondamentali per la Calabria: democrazia sostanziale e massima occupazione. All’interno di tale binomio si dovrà collocare la legge elettorale calabrese. La stessa dovrà essere approvata da un consiglio Regionale di soli maschi che tra l’altro si dice sarà ridotto nel suo numero. Dunque la legge deve garantire che ciascun sesso dovrà essere presente nel consiglio regionale. Va sottolineato tra l’altro che una legge di tale livello democratico non può essere affidata alle sole “ancelle”. Serve una volontà politica dei partiti e non solo; serve una presa di coscienza maschile, non rituale che decide di fare un passo indietro per fare bene alla democrazia. Io penso che si dovrà aprire un dibattito democratico nella nostra regione. Il governo nazionale guidato da Monti e la Ministra delle Pari Opportunità vanno coinvolti dalle donne calabresi, le quali sottolineano che per mettere ai margini gli sprechi della politica a guida maschile servono donne competenti, colte e non subalterne. Non serve dunque, che per l’ennesima volta stiano seduti “ai tavoli” maschi che non possono che condividere la democrazia paritaria senza praticarla. Voglio rivolgere un appello a donne e uomini liberi e volenterosi capaci di mettere in campo un rinnovamento radicale che partendo dalla società raggiunga i partiti che vogliono risorgere. La democrazia imboccando una strada inedita in Calabria sarà sicuramente in grado di colmare la distanza attuale con la società calabrese e sconfiggere malaffare e ‘ndrangheta.

Antonia Lanucara  (PD) – Già presidente Commissione Pari Opportunità Regione Calabria

 

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