Parlare di Williams e Senna significa parlare della storia della Formula 1. Ma se parliamo dell’attuale Williams e di “un” Senna, allora, le cose son ben diverse. Bruno non è Ayrton, il team di Grove non è quello che ha dominato metà anni novanta. Bastassero i nomi a creare interesse, sì che sarebbe notizia da prima pagina. Ma qui i contenuti sono molto meno poetici e assai più prosaici: soldi. Ecco la ragione per cui il secondo sedile della Williams va a Bruno Senna, che affiancherà Pastor Maldonado, un altro che porta nel team di Sir Frank Williams più di un trolley di dollari.
Così, le dichiarazioni di cortesia lasciano l’interesse che trovano. “Sono davvero felice di far parte di un team con tanta storia, sono orgoglioso che la Williams mi abbia scelto per correre in quello che sarà un anno importante per me”, l’attacco del Senna-commento. Si troverà ancora qualcosa del suo recente passato, in Williams Bruno Senna: i motori. Il team inglese avrà propulsori Renault, quella Lotus Renault che ha dato un volante al brasiliano lo scorso settembre, al gran premio del Belgio.
Qualche mese fa, e letta oggi può significare o che i sogni s’avverano, oppure, che nel mirino di Senna la Williams era ben presente da tempo, Bruno aveva espresso tra i suoi desideri quello di guidare una Williams, quella del 1993 con sospensioni attive – altra storia, altre prestazioni e, probabilmente, a quei tempi sir Frank non si sarebbe sognato di dare una delle sue monoposto a un pilota del calibro di Bruno Senna -.
Fabiano Polimeni