Reggio Calabria. Tanto tuonò che piovve. Abbiamo atteso l’ufficialità dell’insediamento della Commissione d’accesso prima di esprimere ufficialmente la nostra posizione a riguardo. La nostra città, oggi, taglia per prima il traguardo peggiore al mondo, sotto il profilo politico amministrativo: mai, nella storia repubblicana, infatti, una città capoluogo aveva subito l’onta della commissione d’accesso. Oggi, invece, ancora una volta, Reggio balza agli “onori” della cronaca per un evento triste e ignominioso che, tuttavia, non sorprende. Non c’è vera sorpresa nei “salotti” della città, né per strada tra la gente. Tante, troppe volte la gestione della cosa pubblica era stata sfiorata da sospetti, indizi, di una presenza della ‘ndrangheta nella vita politica cittadina. E questo la città lo ha pian piano percepito sempre di più. Non vi è sorpresa perché da tempo le forze sane delle città, sia politiche che associative, hanno denunciato l’intollerabile gravità della situazione. Non ci sorprendiamo perché da tempo abbiamo condannato quel modo di amministrare fondato sull’illusione e sulla clientela. Reggio è logorata da anni da un cancro inarrestabile: una malattia che toglie lavoro a chi decide di rimanere, che toglie stipendi alle famiglie che contano sulla città per vivere, che ruba la storica bellezza del centro storico e dei borghi collinari sacrificandola sull’altere dell’abusivismo; una malattia che annienta secoli di esistenza annichiliti dalla sciagurata gestione di quei pochi, arroganti oligarchi che hanno voluto convincerci che la malattia fosse in realtà salvezza, rinascita, tanto da darle anche un nome pomposo, altisonante: “Modello Reggio”. Ciò che veniva spacciato per l’antidoto, tuttavia, era, in realtà, il veleno. Sappiamo che l’accesso è un adempimento preliminare e che dopo i controlli e le ispezioni dei Commissari tutto potrebbe risultare in regola nei palazzi comunali. Questo ci appare, tuttavia, difficile alla luce del fatto che la “vera” decisione era ordinare l’accesso, alzare il velo sullo “stupro” di una città che paga l’ulteriore sfregio di vedere i commissari del Viminale e della Finanza rovistare tra le carte, non più alla ricerca di irregolarità contabili o amministrative, bensì per individuare il morbo di infiltrazioni mafiose nelle gare, negli appalti, nelle assunzioni, nelle concessioni. Si consumano, lentamente, le ultime puntate di questa commedia dell’arte in cui i malcapitati interpreti sono costretti a spingersi oltre l’inverosimile per difendere l’esistenza di un’amministrazione logorata dall’usura del Modello sponsorizzato. Le dichiarazioni del Sindaco sulla collaborazione ci appaiono, in questo senso, quanto mai lapalissiane, in un contesto in cui un buon padre di famiglia dovrebbe avere parole di conforto e di rassicurazione per i suoi figli piuttosto che abbandonarsi a scontate e fredde parole di plastica. Sia finalmente, per una volta, coraggioso, il Primo Cittadino! Non ci spaventa ciò che avverrà, nei prossimi mesi, bensì ciò che avverrà da qui ai prossimi anni. Se dovesse essere deciso lo scioglimento per mafia, Reggio andrà incontro ad un periodo difficile in cui servirà senso di responsabilità, ma soprattutto onestà. Reggio è ormai un caso di scuola, è oggetto di studio da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, della Procura, della Corte dei Conti, adesso anche del Ministero dell’Interno. Si ha la sensazione che di questo triste periodo se ne sentirà parlare a lungo, che sarà studiato sui libri di storia. Avremmo preferito passare alla storia per la Reggio bella e gentile dei nostri padri, il nostro impegno è quello di regalarla ai nostri figli.
Il gruppo consiliare PD: Giuseppe Falcomatà, Nicola Irto, Giuseppe Marino