Catanzaro. I giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, nell’ambito del processo “Why Not”, hanno condannato Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria e attuale consigliere regionale, ad un anno di reclusione per abuso d’ufficio. E’ stata così sposata la tesi accusatoria sostenuta dalla Procura Generale. Loiero, il 2 marzo del 2010, era stato assolto al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato. Quanto alla posizione processuale di Giuseppe Chiaravalloti, invece, la prescrizione ha impedito il giudizio. Eugenio Facciolla e Massimo Lia, sostituti procuratori generali, avevano richiesto, anche in questo caso, la condanna ad un anno di reclusione in relazione al progetto della Regione denominato “Ipnosi”. ”Non possiamo non nascondere un certo stupore per la sentenza emessa dai giudici della Corte d’Appello”. E’ il commento di Marcello Gallo e Nicola Cantafora, avvocati di Loiero, che hanno spiegato: “Ritenevamo e riteniamo ancora ora di avere ampia ragione su tutto il fronte accusatorio. Al momento, però, non possiamo dire nulla se prima non vediamo le motivazioni della sentenza”. Oggetto dell’inchiesta preesunti atti illeciti commessi nelle attività di conduzione delle risorse economiche stanziate per favorire la crescita della Calabria. Nello specifico la Procura Generale ha presentato ricorso avverso la sentenza di primo grado in riferimento all’accusa avente ad oggetto il progetto della Regione destinato al censimento del patrimonio immbiliare. “Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza emessa dai giudici della Corte d’Appello perché è stato confermato l’impianto accusatorio. E’ quanto ha affermato, invce, il sostituto procuratore generale Lia. ”C’è soddisfazione – ha dichiarato – anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell’accusa è stata sostanzialmente accolta”. Per quel che concerne gli altri imputati, queste sono state le decisioni della Corte: all’imprenditore Antonio Saladino è stata inflitta una pena a 3 anni e 10 mesi (2 anni in primo grado); Giuseppe Lillo è stato condannato a 2 anni di reclusione (1 anno e 10 mesi in primo grado); Antonio La Chimia ad 1 anno e 9 mesi (1 anno e 10 mesi in primo grado); Nicola Durante ad un anno (era stato assolto in primo grado). I giudici della Corte d’Appello di Catanzaro hanno assolto Pietro Macrì, condannato in primo grado a 9 mesi e 900 euro di multa e Vincenzo Morabito (6 mesi e 600 euro di multa in primo grado). Assolti, come nel processo di primo grado, anche Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero, Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. Pene confermate rispetto al promo grado per Francesco Saladino (4 mesi e 300 euro di multa) e Rinaldo Scopelliti (1 anno). La Corte d’Appello, inoltre, ha ordinato per Antonio Saladino, oltre alla condanna, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per il periodo di attuazione della pena. Cancellata anche la sospensione condizonale della pena. A Nicola Durante e Agazio Loiero sono state concesse le attenuanti generiche e prescritta l’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Per entrambi pena sospesa e la non menzione nel certificato del casellario giudiziale. “Finalmente sono uscita da un incubo”. Sono state le prime parole di Enza Bruno Bossio (PD), dopo essere stata assolta “Un incubo che aveva provato a distruggere la mia vita e quella dei miei figli”, spiega la Bruno Bossio. “Non mi sono mai sottratta ai processi in tribunale, anche se vivevo fino in fondo l’ingiustizia morale e materiale di quello che mi stava accadendo. Ma nonostante tutto ho avuto fiducia nel compimento dell’azione della magistratura, soprattutto di quella giudicante. Anche perché non mi sento di essere innocente perché assolta, ma assolta perché innocente”, aggiunge. “Ora mi godo con serenità questo momento”. “Ci sarà tempo e luogo per riflettere sottolinea la Bruno Bossio – su questa terribile vicenda che ancor prima che sul piano personale ha determinato conseguenze devastanti per la vita di tanti lavoratori ed imprese calabresi”.
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