Inaugurazione dell’anno giudiziario: la relazione impietosa del presidente Bruno Finocchiaro

Reggio Calabria. “Pur dando atto che la giustizia sia civile che penale è ancora in costante ritardo, non posso che auspicare che il governo e il Parlamento diano finalmente inizio ad un serio programma di riforme ed adottino, in tempi brevi, soluzioni idonee ad evitare che la lentezza della giustizia si traduca in negazione dei diritti fondamentali dei cittadini. E’ parimenti auspicabile che alla magistratura siano finalmente forniti tutti quei mezzi indispensabili ed adeguati affinché il “servizio giustizia” possa essere reso in tempi accettabili e nel rispetto delle legittime aspettative di quanti credono in una giustizia giusta”. Queste le parole conclusive della relazione del presidente facente funzioni della Corte d’Appello, Bruno Finocchiaro, che questa mattina ha aperto la solenne cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario davanti alle massime cariche politiche e militari e ovviamente togate. La relazione del presidente sull’amministrazione della giustizia nel distretto di Reggio Calabria abbraccia il periodo dal primo luglio 2010 al 30 giugno 2011. Ne è uscito fuori un quadro impietoso, soprattutto per l’immobilismo della politica italiana, che fa il paio con la ormai cronica lentezza della giustizia, specie nel settore civile. Vari e tutti molto articolati gli argomenti trattati dal presidente facente funzioni.

“Problema giustiza” e non “problema magistratura”
Il problema giustizia innanzitutto: “La magistratura italiana è stanca di sentire dire, con inusitato clamore mediatico, che i magistrati, indistintamente, sono in perenne stato di scontro e di contrapposizione con il mondo della politica e che, addirittura, esisterebbe un vero e proprio disegno “eversivo” in tal senso. Ciò è assolutamente inaccettabile così come inaccettabile è che la magistratura sia additata come “il problema” ovvero come “l’unico problema della inefficienza della giustizia”. Anche all’interno dell’ordine giudiziario, ha concesso, vi sono delle disfunzioni e delle strumentalizzazioni. “Ma ciò è stato possibile solo grazie a due condizioni che non devono più verificarsi: 1) ai vuoti lasciati dalla politica… 2) ad un non sempre tempestivo intervento disciplinare del Csm”. “In Italia – ha assicurato – non esiste un problema “magistratura”, esiste un problema “giustizia” che, nella sua interezza, va affrontato e risolto congiuntamente sia dalla Magistratura che dal potere politico”. I magistrati, però, osserva dal canto suo il presidente, “devono accettare il monitoraggio del loro lavoro… e devono fare un passo in più sul piano dell’efficienza”.

GLI INTERVENTI LEGISLATIVI
Non meno idilliaco il capitolo riguardante gli interventi legislativi. “La magistratura attende, con assoluto interesse, che il governo ed il Parlamento adottino le opportune iniziative per risolvere i problemi della giustizia”. Primo cancro da estirpare, l’intollerabile durata dei processi. “In zone di mafia (com’è quella del distretto di Reggio Calabria), l’impossibilità di ottenere in tempi rapidi la decisione su una controversia civile, ha indotto spesso i cittadini a ricercare soluzioni alternative che, come è facile intuire, nulla hanno a che vedere con i principi di legalità e di diritto. Per lo stesso motivo molti investitori stranieri hanno abbandonato l’idea di investire nel nostro paese”.
Se da un lato Finocchiaro dichiara di apprezzare le “priorità” (il carcere, la revisione della geografia giudiziaria e, soprattutto, il procesos civile) illustrate in Commissione Giustizia alla Camera dall’attuale Ministro della Giustizia, d’altro canto il presidente facente funzioni critica apertamente tutte quelle altre iniziative “che, palesemente contraddittorie e lungi dal risolvere i problemi esistenti, non farebbero altro che appesantire ulteriormente il servizio giustizia facendo cadere il cittadino in un vero e proprio stato confusionale”. L’oggetto delle critiche è in primo luogo il “processo breve” “con il quale si sono fissati dei termini abbastanza ristretti per la definizione dei giudizi senza mettere, però, i magistrati in condizione di rispettarli”. Altro grosso problema affrontato da Finocchiaro riguarda le intercettazioni, un tame che richiede una normativa ampiamente condivisa “ma va escluso, comunque, che la soluzione possa individuarsi nella semplice riduzione drastica di tale mezzo di indagine solo per alcune tipologie di reato dal momento che una siffatta limitazione si tradurrebbe, di fatto, in un indiscusso regalo per la delinquenza”.
Normative sulla giustizia che, comunque, devono fare nel senso letterale “i conti” con le casse dello Stato. “Chi vi parla – ha infatti aggiunto parlando ancora di normative – sa bene che i tagli imposti dalla legge finanziaria e dalle manovre sollecitate dalla BCE (vista l’assoluta inerzia e mancanza di iniziative in materia economica da parte del potere politico italiano) hanno causato un complessivo peggioramento delle già precarie condizioni della giustizia”. Finocchiaro parla di un vero e proprio “esodo in massa” dalla magistratura di validissimi colleghi che, per evitare inspiegabili danni economici e non trovando più alcuna gratificazione nell’esercizio di una funzione giudiziaria, hanno preferito andare prematuramente in pensione piuttosto che continuare a lavorare nel caos.
Eppure, ragiona, non tutte le iniziative indispensabili per curare la giustizia italiana richiedono dei costi a carico dello Stato. Finocchiaro cita una “operazione a costo zero”: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Un altro intervento auspicabile, sempre a costo zero, sarebbe da individuare nella predisposizione di seri filtri in materia di impugnazioni penali.

L’ATTIVITÀ GIUDIZIARIA NEL DISTRETTO DI REGGIO CALABRIA
Non meno impietosa, per quanto riguarda la situazione degli organici, quella parte della relazione dedicata all’attività giudiziaria nel distretto di Reggio Calabria. “Il Csm, nonostante gli enormi sforzi profusi, non ha ancor oggi trovato una soluzione concreta per risolvere l’annoso problema legato alle croniche vacanze di organico registrate nel distretto reggino, ove si opera in continuo stato di emergenza”. L’unico ufficio in controtendenza è proprio la Corte d’Appello, dove durante la gestione e grazie all’impegno dell’ex Presidente Gueli si è registrato un risultato mai ottenuto prima, la copertura quasi integrale. Oggi in Corte d’Appello manca solo un consigliere, di recente andato in pensione, oltre a due giudici distrettuali. A breve però anche quest’ufficio andrà in affanno, in quanto due consiglieri risultano trasferiti di fatto presso altri uffici (uno presso la segreteria del Csm ed uno presso la Commissione parlamentare antimafia).
Situazione critica, invece, per tutti gli altri uffici:
presso il Tribunale di Reggio Calabria sono presenti 32 giudici su 39
presso il Tribunale di Palmi sono presenti 23 giudici su 31
presso il Tribunale di Locri sono presenti 22 giudici su 27
presso il Tribunale dei Minorenni sono presenti 2 giudici su 3, oltre al Presidente che ha preso servizio solo a fine estate 2011
presso il Tribunale di Sorveglianza sono presenti 2 magistrati su 2, manca però il Presidente.
In totale, per la sola magistratura giudicante, la scopertura ammonta a 24 magistrati su 102, pari quasi al 25% dell’intero organico.

“Di nessun ausilio sono risultate, di fatto – rivela Finocchiaro – le auspicate iniziative adottate in proposito dal Csm (incentivi economici per le “sedi disagiate” e altri benefici di carriera).
Alla scarsità di organico tra i magistrati, si accompagna anche quella del personale amministrativo, che, con l’ultimo concorso pubblico che risale all’anno 2000, colpisce indistintamente tutti gli uffici del distretto.

DATI POSITIVI
Nonostante la situazione di affanno, Finocchiaro ha ricordato come la lotta alla ‘ndrangheta e comunque alla criminalità organizzata e comune, nel corso del 2011 è stata costellata da numerosissimi successi “grazie anche alla professionalità ed impegno profusi dai vari Procuratori della Repubblica del Distretto ed, in particolare, dal Procuratore della Repubblica Distrettuale di Reggio Calabria, dott. Giuseppe Pignatone che, coadiuvato egregiamente da tutte le forze dell’ordine, ha permesso non solo di prevenire alla cattura di numerosissimi e pericolosi latitanti” ma ha permesso di infliggere un colpo al muro di omertà delle cosche, grazie a nuovi collaborati di giustizia appartenenti appunto alle cosche.
I maggiori risultati sono provenuti da varie operazioni, fra tutte “Crimine” e “Crimine 2, ma non va sottaciuto l’attività degli organi requirenti volte alla individuazione della “zona grigia” costituita da esponenti della politica, delle istituzioni e dell’imprenditoria grazie alla cui attività e collaborazione, le varie cosche mafiose sono riuscite spesso ad avere l’impunità e ad inserirsi gradualmente nei gangli vitali della società civile. La “chiave di volta”, in tal senso, viene individuata nell’aggressione ai patrimoni illeciti mediante il sequestro e poi la confisca.

DATI NEGATIVI.
Il civile, vero “punto critico” della giustizia italiana, presso gli uffici del distretto di Reggio Calabria è andato ancor più lentamente di quanto di si aspettasse. Da recenti dati statistici a Reggio Calabria la durata di un processo civile in primo grado è di circa 1095 giorni a cui si sommano ulteriori 2056 giorni per il giudizio d’appello. Numeri che parlano da soli circa la necessità, auspicata nelle conclusioni di Finocchiaro, di un non più procrastinabile intervento da parte del potere politico.

Fabio Papalia

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