Bagnara. Presentato il volume di Stefano Monterosso “Dissiru l’antichi”

Bagnara Calabra (Reggio Calabria). “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove vogliamo andare? Verso un futuro dove non esiste un passato e, dunque, identità alcuna, oppure, passando per il passato, verso un futuro dove manteniamo e difendiamo le nostre origini, l’unicità del mondo che ci ha generato e la nostra identità?”. Sono queste le domande che hanno fatto da linea guida alla presentazione del volume “Dissiru l’antichi. Alla fera di tanti paroli”. Breve raccolta di antichi detti calabresi, a cura di Stefano Monterosso, promossa dagli editori Caravilla e Laruffa, svoltasi a Bagnara Calabra sabato 4 febbraio 2012, presso il ristorante pizzeria Al vecchio Teatro.
Alla presentazione, moderata da Salvatore Bellantone, sono intervenuti: Cesare Zappia, sindaco di Bagnara Calabra; Roberto Laruffa, Laruffa editore; Carmelo Tripodi, Caravilla editore; Assunta Carrà, presidente Scuola Superiore Psicologia applicata “G. Sergi”; Rosario Monterosso, docente di Storia e Filosofia; Stefano Monterosso, autore del volume.
“Dissiru l’antichi” ha offerto l’occasione di capire perché ha un senso ricordare gli antichi proverbi dialettali calabresi. Perché sono messaggeri di un mondo che rischia di svanire per effetto della crisi dei valori, del consumismo, delle mode, e soprattutto della globalizzazione, un fenomeno che sopprime le differenze e le minoranze culturali e linguistiche, imponendo a tutti un’unica cultura e una sola lingua, quella della tecnica e del linguaggio economico-finanziario. L’opera di Stefano Monterosso consente invece di tornare indietro, se non nel tempo, nella memoria di un mondo, di personaggi, di saperi, di linguaggi che i giovani tendono a dimenticare non soltanto perché coinvolti nel circolo vizioso della società globalizzata, ma per altre due ragioni: perché gli adulti hanno smesso di parlare il dialetto, di raccontare le antiche storie, di ricordare il vecchio mondo e i propri antenati, di pronunciare gli antichi detti; perché le scuole non prevedono, all’interno della propria offerta formativa, corsi di dialetto calabrese.
Occorre dunque ricordare e riscoprire il mondo linguistico dialettale in famiglia, a scuola, nelle istituzioni, ovunque, non soltanto allo scopo di combattere l’ignoranza delle proprie origini e della propria identità, ma soprattutto perché l’antica saggezza che riposa negli antichi proverbi dialettali calabresi, potrebbe offrire ai giovani la salvezza che la società iper-tenologica nella quale si vive non offre: gli antichi mestieri, gli antichi valori, il fare comunità.

 

Exit mobile version