Sanità. L’Associazione chirurghi ospedalieri: “Inaccettabili i tagli ai posti letto in Calabria”

Roma. “Il piano di rientro della Regione Calabria stabilisce un riordino della rete ospedaliera fatto di tagli drastici ai posti letto che avranno come effetto immediato un abbassamento dell’offerta sanitaria e certamente un aumento del debito, in relazione ad un presumibile aumento dell’emigrazione sanitaria”. Lo denuncia Luigi Presenti, presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani. “E’ prevista una riduzione dei posti letto che, al completamento della sua attuazione, comporterà – continua Pesenti – una percentuale vicina al valore di 1,9 per mille abitanti,per quanto riguarda le strutture pubbliche, che sale al 2,3 se si include l’ospedalità privata convenzionata. Saranno eliminati 18 ospedali su un totale di 34. Particolarmente penalizzata risulta la provincia di Cosenza dove sono stati chiusi 9 ospedali su 14, nell’ area centrale ne sono stati chiusi 4 su 8 e 5 su 9 nella provincia di Reggio Calabria. Facendo riferimento ai posti letto delle Divisioni di Chirurgia Generale si registra, rispetto all’ esistente prima dell’ attuazione del piano di rientro, un taglio di 175 posti letto nella provincia di Cosenza, di 55 nell’area centrale e di 9 nella provincia di Reggio Calabria. Nella provincia di Cosenza oltre alla chiusura di ben sette U.O.C. di Chirurgia Generale distribuite sul territorio (San Marco Argentano, Acri, San Giovanni in fiore, Cariati, Trebisacce, Rogliano, Praia a Mare), si riducono anche le U.O.C. di Chirurgia Generale dell’ Azienda Ospedaliera di Cosenza, che da tre con 65 posti letto, passeranno ad una sola con 30 posti letto. Tali decisioni – aggiunge  Pesenti – sono state prese senza tener conto della domanda chirurgica ed è prevedibile, al completamento dell’ attuazione, una caotica gestione dell’urgenza per la scarsa disponibilità di posti letto e un incremento della migrazione sanitaria, non per scelta, ma per necessità. Come chirurghi – conclude il presidente dell’Acoi – chiediamo una revisione del piano di rientro, perché non possiamo non mettere al primo posto la sicurezza dei pazienti e il rispetto dei livelli assistenziali minimi”.

 

 

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