Reggio Calabria. La protesta delle donne di ‘ndrangheta davanti al Tribunale di Reggio Calabria proclamando l’innocenza dei propri uomini lancia un segnale inquietante quanto allarmante. Il coordinamento nazionale antimafia Riferimenti, lancia l’allarme e denuncia a Reggio Calabria un tentativo di restaurazione del sistema.
“Siamo convinti – afferma la presidente Adriana Musella – che stiamo andando verso la cosiddetta normalizzazione. Chi ha vissuto a Palermo gli anni novanta può rendersi conto dei corsi e ricorsi della storia. Da una parte si trasferisce il Procuratore della Repubblica Pignatone nel bel mezzo di delicatissime indagini che coinvolgono politica, affari, ‘ndrangheta, dall’altra il capo della Mobile reggina Renato Cortese, tra poco sarà destinato ad altra sede anche il Questore Casabona.
Nel frattempo la ‘ndrangheta osa protestare contro la magistratura proprio mentre qualcuno dalle Istituzioni rimprovera ai magistrati di fare passerella e denigra l’associazionismo antimafia. Sempre qualcuno dice di non essere d’accordo con le affermazioni del Procuratore Grasso secondo il quale la ‘ndrangheta è un’istituzione e ancora che è l’antimafia a demonizzare il fenomeno che danneggerebbe l’immagine della Calabria. Orbene – conclude la Musella – poichè questo film l’abbiamo già visto, esprimiamo la nostra seria preocuupazione per quanto sta avvenendo nella provincia di Reggio Calabria che di lotta alla mafia non ha nessun sapore ma preannuncia destabilizzazione”.
Fin qui la nota di Riferimenti, corre l’obbligo però di puntualizzare che il trasferimento del dott. Giuseppe Pignatone non è un trasferimento d’ufficio punitivo, nel bel mezzo di delicatissime indagini, così come lo ha interpretato la Musella. Pignatone, infatti, ha concorso per il posto di capo della Procura di Roma, così come aveva fatto domanda per quella di Napoli, ed è ben felice, e lo si comprende sia dal punto di vista umano che professionale, di assumere il ben più prestigioso incarico nella Capitale, dopo aver fatto il suo lavoro e ottenuto successi in Sicilia come a Reggio Calabria. Stesso discorso dicasi per Renato Cortese e per il Questore Carmelo Casabona. Cortese è stato mandato allo Sco di Roma, il Servizio centrale operativo che affianca tutte le squadre mobili nella lotta al crimine organizzato, in primis alle mafie. Casabona, quando sarà trasferito, assumerà anch’egli un nuovo più prestigioso incarico. Non si tratta insomma di “promoveatur ut amoveatur”, bensì di normali avvicendamenti. Semmai l’allarme va lanciato qualora i successori fossero di scarsa levatura professionale. Ma ciò ancora non è dato sapere. Inutile stracciarsi le vesti prima del tempo.
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