Reggio Calabria. “Il successo è come il caviale. E’ bello mangiare caviale, ma se lo fai tutti i santi giorni ti viene la nausea” . Nell’intervista apparsa sulla rivista Life il 3 agosto del 1962, pochi giorni prima della sua morte, Marilyn Monroe così definiva il successo che aveva disperatamente cercato quando era ancora Norma Jean Mortenson (Voglio diventare una stella più di ogni altra cosa) con alle spalle una vita di abbandoni, sistemazioni provvisorie presso famiglie affidatarie, orfanotrofi. “La fama e la felicità – affermava nella stessa intervista – sono solo momentanee, sprazzi di benessere passeggero per chi non ha avuto infanzia. Non mi considero un’orfana ma sono cresciuta come tale” e aggiungeva “Io sono cresciuta in modo decisamente diverso dalla maggior parte dei bambini. I bambini sognano la felicità. Per loro è una cosa scontata. A me, invece, la felicità sembrava qualcosa di impossibile”. Prende avvio da questa ultima intervista il primo degli omaggi che l’Associazione Culturale Anassilaos, in occasione delle iniziative per l’8 marzo, festa della donna, rende a Marilyn Monroe, nel 50° anniversario della sua morte, che si terrà presso la Sala di San Giorgio al Corso martedì 28 febbraio alle ore 18,00, nel corso del quale Stefano Iorfida ripercorrerà l’esistenza di una donna, diva suo malgrado, che la morte in giovane età e le circostanze di essa, hanno consegnato al mito e all’immortalità secondo quel famoso frammento di Menandro (111 K.-Th) che recita “colui che gli dei amano muore giovane”. All’attrice da poco scomparsa Pier Paolo Pasolini dedicò una poesia toccante che si concludeva coi versi “Ora sei tu, la prima, tu la sorella più piccola, quella che non conta nulla, poverina, col suo sorriso, sei tu la prima oltre le porte del mondo abbandonato al suo destino di morte” e l’artista Andy Warhol la serie di celebri ritratti. Qualche anno più tardi, nel 1973, Elton John dedicò all’attrice americana la toccante “Candle in the wind” che si apre con Goodbye Norma Jean. Questo a dimostrazione – scrive il relatore – di quanto la figura di Marilyn Monroe, al di là dei suoi film, alcuni dei quali di grande valore artistico, abbia toccato e tocchi tuttora nel profondo la nostra psicologia. La vicenda della ragazza orfana decisa a sfondare nel cinema per “vivere il suo proprio sogno” (“Mentre contemplavo la notte di Hollywood ero solita pensare: devono esserci migliaia di ragazze come me che sognano di diventare stelle del cinema. Il mio sogno è il più tenace”. Ma non ho intenzione di occuparmi di loro”) divenendo una attrice famosa e un sex-symbol (Un sex symbol diventa un oggetto ed io detesto essere un oggetto. Ma se proprio devo essere il simbolo di qualcosa preferisco esserlo del sesso piuttosto che di qualche altra cosa di cui esistono dei simboli), consapevole dei propri limiti di attrice (Non mi illudevo affatto di diventare una brava attrice. Sapevo bene quanto fossi scadente. La mia mancanza di talento la sentivo eccome. Era come se la mia anima fosse rivestita di straccetti dozzinali, ma dio sa quanto volessi imparare, cambiare, migliorare”), in lotta continua contro lo star system di Hollywod (A Hollywod la virtù di una ragazza è molto meno importante della sua acconciatura. Vieni giudicata per il tuo aspetto e non per quel che sei. A Hollywood ti pagano mille dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima. Io lo so perché ho rifiutato molto spesso la prima offerta e ho insistito per avere quei cinquanta centesimi), dalla vita sentimentale fragile (come donna sono un fallimento. I miei uomini si aspettano così tanto da me per via dell’idea che si sono fatti e che io ho creato di sex-symbol. Gli uomini si aspettano tanto e io non riesco ad essere all’altezza), che produceva sugli uomini un particolare effetto ricordato dal suo terzo marito, il drammaturgo Arthur Miller “ La maggior parte degli uomini accanto a lei accentua la propria natura:un ipocrita diventa più ipocrita;un uomo confuso diventa ancor più confuso, un uomo riservato più riservato”, donna infelice alla ricerca perenne di amore e affetto, continua ancora oggi a suscitare interesse forse perché incarna il sogno di molti, uomini e donne, di realizzare il proprio sogno esistenziale e professionale pur nella consapevolezza di doverne pagare un conto salato, come avvenne per Marilyn. Nell’ultima intervista l’attrice dimostra di avere le idee chiare sul proprio futuro. Per quanto si presenti turbata ed inquieta appare consapevole. “Il successo – dice – se ne andrà, e addio successo! Però potrò dire di averlo conosciuto. E poi l’ho detto che è passeggero. Poi aggiunge “Io voglio essere una vera artista, un’attrice con una sua dignità. Quando invecchierò farò altri ruoli”.Come appena due giorni dopo possa essersi suicidata appare un mistero al di là di ogni gratuita illazione su complotti politico-mafiosi anche se una delle sue ultime apparizioni pubbliche avvenne il 19 maggio 1962 al Madison Square Garden durante i festeggiamenti per il compleanno del presidente Kennedy. In quella occasione l’attrice cantò Happy Bithday, Mr. President e John la ringraziò dicendo “Posso anche ritirarmi dalla politica dopo un “Buon Compleanno” cantato in modo così dolce e unico”.