Reggio Calabria. Bruno Doldo, l’agente di Polizia in servizio all’Ufficio Scorte della Questura di Reggio Calabria tratto in arresto con l’accusa di rivelazioni di notizie coperte da segreto istruttorio aggravate dall’aver favorito il clan Caridi-Borghetto-Zindato, ha respinto ogni addebito. Di fronte alle contestazioni mosse dal sostituto procuratore della Repubblica, Marco Colamonici, il poliziotto, difeso dall’avvocato Antonino Curatola, ha rigettato ogni accusa, negando di aver riferito a Domenico Condemi dell’esistenza di microspie all’interno della sua Fiat Panda.