Reggio Calabria. La crisi economica e la crisi del “sistema Italia”, si leggono spesso espresse in cifre negli andamenti altalenanti delle Borse, nell’altrettanto altalenante “potere d’acquisto” dei cittadini, nei provvedimenti tampone assunti dal Governo per arginare la “decable” del sistema economico del Paese.
La leggiamo, inoltre, sempre espressa in cifre, nell’eterna conflittualità tra imprese, e cittadini ed il sistema bancario italiano, nel processo di “liberalizzazione” varato dal Governo, minato però alla base di una impropria e inadeguata realizzazione della Riforma Bersani, nell’attuale e, non ultimo, serrato confronto sul sistema lavoro in Italia.
Ma la crisi, al di là dell’aridità delle cifre, si legge anche nella quotidianità di un Paese che, se da una parte evidenzia sempre più la sofferenza e le difficoltà delle famiglie, ampiamente confermate dal sensibile calo dei consumi e dalla diminuita capacità di risparmio, dall’altra trova triste conferma nel sensibile aumento di reati di usura, bancarotta e corruzione che sempre più spesso leggiamo nella cronaca quotidiana, legandoli a fatti di ordinaria criminalità e non come tra le tante conseguenze della crisi economica del Paese.
Insomma, la crisi la si legge anche nel preoccupante aumento di quei reati ed analogamente trova triste conferma in una più attenta lettura di quegli aridi e freddi annunci di fallimenti e pignoramenti quanto in una ricognizione nel mondo della conciliazione e della mediazione per le liti in materia di lavoro.
Usura, bancarotta, fallimenti, pignoramenti, incertezze sul proprio posto di lavoro! Sono questi gli elementi di ciò che il cittadino avverte come sintomatici della crisi, più di quanto riportato dai quotidiani e dai vari Tg.
Sono quelli testimoni di una crisi che, piaccia o meno, ha un andamento verticale, sicché percepita ma non sofferta dai redditi alti, diventa di giorno in giorno più pesante ed opprimente per i ceti medio-bassi e per le imprese.
E’ sociologicamente dimostrato che determinati reati aumentano o diminuiscono in ragione della maggiore o minore ricchezza di una popolazione e, sempre secondo quella disciplina, un altro indicatore è quello di un’aumentata conflittualità all’interno dei nuclei familiari, unitamente a casi di violenza, spesso legati o riconducibili a futili motivi.
Queste, quindi, le tante sfaccettature di una situazione che interessa tutto il Paese e che deve essere affrontata, non solo in termini ragionieristici ma, anche, con il giusto e dovuto allarme sugli aspetti umani che quella comporta.
Confcommercio Reggio Calabria