Reggio Calabria. Gli aeroporti in Calabria sono tre. Reggio Calabria, la cui prima pista fu costruita nel 1939 ed il primo volo civile decollò nel 1947, vanta oggi 558.440 passeggeri. Lo scalo di Lamezia Terme, inaugurato nel giugno del 1976 e che conta 2.301.408 passeggeri nel 2011. Lo scalo di Crotone, aeroporto militare aperto al traffico civile una ventina di anni fa, con 122.874 passeggeri nel 2011. Gli utenti, è ovvio, sono legati ai territori. Reggio Calabria e i Comuni limitrofi contano 230.000 abitanti, in una Provincia di 566.000 abitanti. La dirimpettaia Messina, bacino potenziale ove si affrontasse il problema dei collegamenti, ha una popolazione di 240.000 in una provincia di 650.000 abitanti. Crotone è una città di 61.955, mentre l’intera provincia conta 174.000 abitanti. Lungi dallo sviluppare ragionamenti sui bacini dell’intero sistema aeroportuale calabrese, sarebbe anacronistico stare qui a discutere sui motivi storici che hanno consentito che il primo aeroporto calabrese riuscisse a restare al palo, mentre lo scalo di Lamezia in po’ più di 30 anni è cresciuto ad avere numeri di passeggeri 4 volte superiori, è tuttavia opportuna una riflessione. L’analisi è talmente complessa da non poter essere liquidata con due cifre. Certo è indicativo considerare che se gli utenti sono correlati anche alle popolazioni, i residenti delle due province, di Messina e di Reggio Calabria, sono di poco inferiori alla popolazione intera delle altre 4 provincie Calabresi. Poi è anche indicativo che la Regione Calabria ha una partecipazione azionaria nella società di Lamezia pari al 33%, contro il 6% nello scalo reggino. Tuttavia, rimandando ad altri momenti queste considerazioni, bisogna concentrarsi sulla possibilità di associare nella stessa categoria gli aeroporti di Reggio e Crotone. Il primo ha oltre 500.000 passeggeri, la soglia minima indicata dal regolatore. Di poco ma entro i limiti. Il secondo ha 122.000 passeggeri, pari a circa un quarto. E se confrontiamo le popolazioni delle due città, è lo stesso rapporto di 1 (i 60.000 di Crotone) a 4 (i 230.000 di Reggio). In fondo i 500.000 passeggeri di Reggio sono un quarto dei 2.000.000 di Lamezia, e, purtroppo, nessuno si è mai immaginato di accumunare nella stessa classe i due aeroprti. E’ un po’ avventato dire che entrambi, Reggio e Crotone, sono “aeroporti sociali”. Il “Tito Minniti”, infatti, presenza storica dell’aviazione civile nel Sud Italia, quando si volava su Reggio, Catania e Palermo, che ha conosciuto un susseguirsi di scelte sbagliate, o un’assenza di scelte, che gli ha fatto perdere l’opportunità di crescere, ha comunque il maggior bacino potenziale, in termini di passeggeri. Tra l’altro, il fatto che non si sia riusciti a creare l’adeguato servizio per rendere attrattivo per l’utenza siciliana lo scalo, non toglie quei numeri dal bacino potenziale dell’Aeroporto dello Stretto. Pertanto, l’Aeroporto di Crotone, che ha probabilmente raggiunto il massimo dell’utenza, e che per crescere dovrebbe cercare di erodere utenti a Lamezia, accumunato con Reggio, che è un esempio d’inefficienze, che ha ampi margini per arrivare a raddoppiare i propri numeri, e non a discapito dell’utenza lametina, ma dell’utenza siciliana che deve utilizzare Catania, è una vera e propria eresia. Non mi dilungo su considerazioni dell’area metropolitana dello Stretto, perché è patetico pensare che gli oltre 60 chilometri che separano Cosenza da Lamezia, o gli stessi che separano Catanzaro da Lamezia siano una distanza inferiore rispetto ai 4 chilometri di mare e 10 chilometri di terra che separano Messina dall’aeroporto. Messina che dista oltre 90 chilometri dall’Aeroporto di Catania. Fossero tre pensionati, Lamezia avrebbe la pensione del dirigente, Reggio quella dell’impiegato e Crotone quella sociale. E se domandate ai pensionati, vedete che la differenza tra la pensione dell’impiegato, per quanto ridotta, e la pensione sociale c’è eccome! Forse chi dovrebbe pensare al rilancio dell’aeroporto di Reggio ha pensato di offrire un pacchetto al ribasso con i numeri di Reggio per aiutare l’aeroporto di Crotone. Non mi pare una grande idea né un modo corretto di affrontare una tematica rilavante come quella del trasporto aereo. Agganciamoli insieme, si sarà pensato, non c’è il coraggio di chiudere Reggio, alla luce dei numeri, e quindi salviamo Crotone. E’ un po’ il frutto di un pensiero debole e di un’incapacità progettuale. E’ un errore pensare di aiutare l’aeroporto Sant’ Anna tirando giù l’aeroporto Tito Minniti. Sembra una strategia simile a quella utilizzata per non chiudere gli ospedali di montagna. Reggio in breve è passata da città metropolitana, tra le 9 aree metropolitane del Paese, modello nazionale d’esportazione, città che si integrava in un’area come lo Stretto strategica, a città che mantiene l’aeroporto perché di interesse sociale. Una sorta di “assistenzialismo infrastrutturale” che non garantisce futuro né sviluppo.
Giuseppe Falcomatà – Capogruppo PD in Consiglio comunale