Villa San Giovanni (Reggio Calabria). Nelle prime ore della mattinata odierna il Commissariato di Villa San Giovanni, diretto dal vice questore aggiunto Gregorio Marchese, e la Squadra Mobile di Reggio Calabria diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria Cinzia Barillà, a carico di dieci persone.
I destinatari della misura, di cui 4 obblighi di dimora e arresti per gli altri, sono:
- Mario Bueti di 57 anni, arrestato;
- Rosario Bueti di 59 anni;
- Ivan Stefano Gaetano Paladino di 33 anni, arrestato;
- Giovanni Papalia, di 32 anni;
- Gaetano Saccà di 53 anni, arrestato;
- Salvatore Demetrio Orlando di 36 anni, arrestato;
- Placido Magenta di 58 anni, arrestato;
- Giuseppe Branca di 46 anni, arrestato;
- Maurizio Lo Duca di 48 anni.
L’ordinanza è il frutto di una lunga indagine denominata “Tutto Truffa” iniziata nell’anno 2007 diretta dal sostituto procuratore della Repubblica Gabriella Cama, articolata attraverso numerose intercettazioni telefoniche, acquisizioni documentali e testimonianze, che ha permesso di ricostruire l’organigramma dell’associazione in questione, capeggiata da Mario Bueti.
In particolare l’indagine ha permesso di ricostruire un’associazione criminale gerarchicamente strutturata, caratterizzata dalla molteplice proclività criminale del Mario Bueti, che ha assunto il ruolo di promotore, gestore e coordinatore dei sodali all’organizzazione, con contatti anche nelle città di Genova e Rimini. Nella città di Genova, Mario Bueti aveva intrapreso solidi contatti con infedeli Pubblici Ufficiali operanti nell’ambito della Capitaneria di Porto, dai quali in cambio di regali, otteneva facili imbarchi sia per alcuni sodali che per persone che a lui si rivolgevano dietro compenso in denaro, senza alcuna qualifica lavorativa corrispondente alla realtà.
L’organizzazione, oltre ad essere dedita alla commissione di truffe consistenti in aperture di conto corrente bancario allo scopo di ottenere assegni, carte di credito, ecc.; sostituzione di persona finalizzata all’apertura di conti correnti; alla materiale falsificazione di documenti marittimi volti a far ottenere l’idoneità fisica per i successivi imbarchi, falsificava bollettini di pagamento delle poste italiane s.p.a. con la contraffazione di pagamenti in danno delle società Enel e Telecom.
L’attività d’indagine è stata arricchita da oggettivi e numerosi riscontri acquisiti a seguito di perquisizioni domiciliari anche nei confronti dei sodali con il rinvenimento e sequestro di documentazione realizzata tramite l’utilizzo di strumenti informatici con la fattiva collaborazione di Francesco Marino, indagato, in ragione della sua capacità nel settore dell’informatica.
L’organizzazione criminale, retta da Mario Bueti, si finanziava tramite le continue truffe in danno di privati, che, disperati per un diffuso stato di bisogno, riconducibile alla crisi del mercato del lavoro, gli si rivolgevano per ottenere un’occupazione.
Ad agevolare le azioni del gruppo era l’attività sindacale di Mario Bueti svolta nel settore della navigazione che gli facilitava i contatti con funzionari pubblici operanti in quel settore.
In alcuni casi, ingannando alcuni privati, sempre coadiuvato da Ivan Stefano Gaetano Paladino, al fine di rendere credibile e legale il suo operato predisponeva un finto corso di voga per fare ottenere alle vittime l’abilitazione per il successivo ottenimento del libretto di navigazione, funzionale per il relativo imbarco, facendosi consegnare cospicue somme di denaro.
A tale proposito significativo è stato il rinvenimento e sequestro effettuato nel laboratorio di elettrodomestici di Rosario Bueti, fratello di Mario, di rilevante quantitativo di materiale chiaramente destinato a realizzare truffe nel settore della navigazione.
Per poter ottenere l’iscrizione presso la Capitaneria di Porto di Genova, condizione indispensabile era la domiciliazione in Liguria, per tale motivo Ivan Paladino e altri soggetti interessati all’imbarco, utilizzavano artificiosamente un indirizzo di fantasia della città di Genova. Tale indirizzo, riferibile ad un parente del Paladino, veniva utilizzato, in modo ricorrente per il recapito di cospicue somme di denaro versate tramite vaglia online dalle inconsapevoli vittime.
Il campo d’azione dell’organizzazione si espandeva anche nel settore finanziario con la falsificazione di buste paga e sostituzione di persone, al fine di poter accendere conti correnti presso la Banca Mediolanum di Reggio Calabria, avvalendosi della complicità del Promotore Finanziario di tale Istituto di Credito, Salvatore Demetrio Orlando. Anche alcuni sodali del gruppo, come Francesco Marcellino, avevano aperto un conto corrente presso la Mediolanum, collaborando, così, per la vitalità dell’associazione che utilizzava anche carte di credito della Fineco Bank S.p.A., ottenute mediante esibizioni di documenti riconducibili a false identità.
Francesco Marcellino ha fornito un costante apporto al sodalizio nelle più svariate circostanze, in particolare tenendo i contatti con Francesco Marino al quale recapitava i documenti da falsificare e con Giovanni Papalia a cui offriva denaro per il compimento delle attività delittuose.
Giovanni Papalia, impiegato presso il Sindacato CISAL di Reggio Calabria, ha fornito all’Associazione copie di buste paga necessarie per la successiva attività di contraffazione per la quale era un esperto.
Gaetano Saccà in seno all’organizzazione aveva anche il compito della contraffazione materiale di documenti di vario tipo, materiale rinvenuto nel corso di perquisizione domiciliare. Lo stesso ha fornito i dati relativi alla società ACTIVES S.r.L. con sede legale in Villa San Giovanni.
Anche Placido Magenta ha offerto supporto all’associazione mettendo a disposizione, per la realizzazione di buste paga da utilizzare per le aperture di conti correnti o finanziamenti, a nome di ignari, i dati relativi alla Società Surgelati San Roberto S.R.L., risultata inesistente.