8 marzo. Milazzo (Pari Opportunità): “Indiscutibile che sarà una festa amara”

Reggio Calabria. E’ indiscutibile, questo 8 marzo sarà una festa amara: tante ombre si stagliano su di essa. Ancora troppa violenza nei confronti delle donne all’interno delle famiglie.Tutte le iniziative fin qui portate avanti ai vari livelli istituzionali non sono bastate e non bastano a bloccare il fenomeno, che in questi ultimi giorni si è mostrato in tutta la sua recrudescenza. Una tragedia quotidiana quella che si consuma ai danni delle donne, uccise spesso dai loro mariti, compagni, fidanzati o ex piu’ ancora che da sconosciuti. Come non ricordare la signora Francesca, Chiara e Domenico, cittadini di Reggio Calabria che come tanti hanno voluto cercare un futuro fuori dalla gabbia della nostra città. Ed ancora Fabrizio e Simona, vittime di una mentalità retriva e crudele, resistente a qualsiasi emancipazione. ”La famiglia uccide più della mafia”, ha dichiarato di recente un celebre avvocato matrimonialista. Per questo bisogna denunciare di più, anche lo stalking, ma basterà? La violenza non può essere vista come una sorta di destino a cui rassegnarsi: deve essere combattuta anche con proposte che aiutino a considerare l’emancipazione femminile un bene collettivo, che deve essere difeso. E poi un’altra emergenza, che è quella rappresentata dal lavoro per i giovani e le donne.Allo stato attuale, di fronte ad una crisi economica agghiacciante, è necessario ingaggiare una dura lotta nei confronti della precarietà, è urgente arrivare a poche forme contrattuali per l’ingresso nel mercato del lavoro, e quindi cancellare dall’ordinamento i contratti quali ad esempio il contratto a progetto nel privato, i Co.Co.Co nel pubblico, le relative partite IVA, che molto spesso vengono utilizzati dalle aziende per evitare l’assunzione come lavoratore dipendente in particolare dei giovani. E’ indispensabile ripristinare la Legge n.188 del 2007 che impediva la pratica delle finte dimissioni volontarie, le dimissioni “in bianco”, fatte firmare al momento dell’assunzione per essere utilizzate quando quella lavoratrice si sposerà o all’inizio di una gravidanza. È una pratica che colpisce soprattutto le giovani donne e che si può considerare, in termini generali, un abuso contro lo Stato di diritto. Nel ripensare un nuovo stato sociale il governo deve porsi un altro obiettivo che è quello di trovare risorse economiche per gestire la fase di recessione, introducendo altre forme di protezione sociale come “Il Reddito Minimo (Rm) o reddito di esistenza”: un’adeguato sostegno che deve in primo luogo evitare di “assistere” il lavoratore (come la maggior parte delle Casse Integrazioni) affinché non sia un peso per la società e dall’altra deve garantire un reddito anche a quelli per i quali il lavoro non c’è e non solo a chi lo ha perso. Altre ombre sono presenti sul futuro delle donne: dalle quote rosa poco rappresentate nelle istituzioni e nelle aziende, fino alle retribuzioni, che per le donne dei Paesi dell’Unione europea sono ancora inferiori del 16,5% rispetto a quelle dell’uomo. Questo quando va bene, ossia quando il lavoro c’è. Perché in Italia una donna su due non lavora e la percentuale, allarmante, arriva fino al 30% in alcune zone come il Sud. Ma nella delicata relazione donne, lavoro e societa’ bisogna, innanzitutto, riportare le donne italiane ad essere considerate soggetti dell’Italia che verrà!

Franca Milazzo – Commissaria Pari Opportunità Regione Calabria

 

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