Operazione Ceralacca. Di notte negli uffici della Provincia con le maschere da carnevale per aprire le buste con le offerte degli appalti

Reggio Calabria. Dalle prime ore del mattino di oggi, sono in corso le operazioni relative all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere, perquisizioni locali e domiciliari in Provincia di Milano, Sondrio, Catanzaro, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria e sequestri di beni (tre società e autoveicoli di lusso) per un valore complessivo di otre 8 milioni di euro nei confronti di un sodalizio criminale responsabile dei reati di associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio.
Le operazioni, eseguite dal Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, vedono impiegati circa 150 militari dell’intera Provincia ed un elicottero della Sezione Aerea di Catania. Di seguito il comunicato stampa diffuso dalle Fiamme Gialle.

I dettagli

La Dea Fortuna si dice sia cieca, ma nel loro caso ci vedeva benissimo. Erano sempre gli stessi ad aggiudicarsi gli appalti banditi dalla SUAP di Reggio Calabria e questa circostanza ha richiamato l’attenzione dei concorrenti e, soprattutto, degli inquirenti. Numerosi bandi, per centinaia di migliaia di euro, pubblicati a livello nazionale hanno visto, troppo frequentemente, secondo i finanzieri, sbaragliare ogni tentativo di concorrenza delle imprese dell’intera platea imprenditoriale italiana da parte di alcuni imprenditori reggini. È proprio l’eccessiva “benevolenza” della Dea bendata che non ha convinto i militari della Guardia di Finanza e la Procura di Reggio Calabria dando impulso alle indagini coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini.
È così che sono state passate sotto la “lente d’ingrandimento” le migliaia di buste “ceralaccate” contenenti le offerte relative alle gare d’appalto ed è subito stato chiaro che erano presenti numerosi elementi di anomalia tali da far pensare che le stesse gare potessero essere state pilotate.
Intercettazioni telefoniche, video ed ambientali hanno permesso di determinare anche il singolare modus operandi: costituiti in vera e propria associazione per delinquere, la famiglia Bagalà grazie alla complicità di alcuni funzionari ed impiegati pubblici corrotti, s’impossessavano delle buste, le aprivano, verificavano l’offerta delle concorrenti, le richiudevano abilmente e sostituivano quelle presentate dalle proprie imprese e/o di quelle a loro vicine per assicurarsi gli appalti.
Le buste, poi, venivano riposte nelle casseforti e, in questo modo, le Commissioni di aggiudicazione si trovavano di fronte a gare formalmente “ineccepibili” e non potevano far altro che affidare i lavori al vincitore.
Le attività hanno permesso di constatare che la turbativa non riguardava solo gli appalti della SUAP, bensì, che l’attività illecita era stata estesa anche a varie altre Stazioni Appaltanti quali la Provincia di Reggio Calabria e la SO.RI.CAL (Società Risorse Idriche Calabresi) di Catanzaro.
L’ambizione dei Bagalà non si limitava all’aggiudicazione degli appalti a proprio favore ma mirava al controllo, pressoché totale, delle gare pubbliche. In altri termini, nel loro intento nessuno avrebbe potuto “lavorare” con la Pubblica Amministrazione senza il loro patronato.
Per ottenere i propri fini non hanno evitato di ricorrere ad ogni tipo di condizionamento corrompendo funzionari e pubblici dipendenti, ponendo in essere atti intimidatori nei confronti di chi mostrava “titubanze” cercando addirittura l’appoggio di esponenti politici locali, loro vicini, (un consigliere provinciale cognato di Bagalà sulla cui consapevolezza però è bene chiarire non sono emersi elementi di rilievo) tentando di indurli a fare pressioni nelle competenti sedi per rimuovere “politicamente” alcuni funzionari che ritenevano scomodi per i loro scopi.
La sicurezza nel modus operandi adottato era tale che non si sono fermati nemmeno dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza, in data 10/01/2012, delle buste relativa ad una gara che avrebbe dovuto svolgersi poche ore dopo travate ingiustificatamente nel possesso di Giuseppe Bagalà.
La migliore soluzione individuata è stata quella di presentare una denuncia di furto nel maldestro tentativo di giustificare il possesso delle buste da parte dei Bagalà simulando l’illecita sottrazione alla Sorical.

È in questo contesto che sono state accertate, a vario titolo, le responsabilità penali di nove soggetti, colpiti da provvedimento cautelare:

  1. Giuseppe Bagalà, nato a Gioia Tauro, 55 anni;
  2. Carmelo Bagalà, nato a Gioia Tauro, 53 anni;
  3. Francesco Bagalà, nato a Gioia Tauro, 22 anni;
  4. Giuseppe Bagalà, nato a Gioia Tauro, 24 anni;
  5. Mario Italo Torresani, nato a Milano, 54 anni, responsabile dell’ufficio gare e appalti della SO.RI.CAL. di Catanzaro;
  6. Domenico Lamonica, nato a Catanzaro, 32 anni, segretario dell’ufficio gare e appalti della SO.RI.CAL. di Catanzaro;
  7. Antonio De Clariti Stresa, nato a Reggio Calabria, 55 anni; dipendente (usciere) della Provincia di Reggio Calabria;
  8. Luigi D’Amico, nato a Reggio Calabria, 65 anni – dipendente della Provincia di Reggio Calabria;
  9. Antonio Scaramuzzino, nato a Lametia Terme, 31 anni, Funzionario So.Ri.Cal.

Sono state sottoposte a sequestro le seguenti società comprensive dell’intero patrimonio aziendale e beni:

La soddisfazione degli inquirenti, l’ultimo incontro con la stampa del Procuratore Giuseppe Pignatone

La conferenza stampa odierna, tenuta nei locali del Comando provinciale della Guardia di Finanza, ha rappresentato anche l’ultimo incontro con la stampa del procuratore Giuseppe Pignatone, in procinto di lasciare Reggio per il nuovo incarico di procuratore della Repubblica della Capitale. Insieme a lui, al tavolo della conferenza: il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza (il quale reggerà l’ufficio della Procura fino alla nomina del nuovo procuratore di Reggio), il generale di divisione Michele Calandro, comandante regionale Calabria; il colonnello Cosimo Di Gesù, comandante provinciale delle Fiamme Gialle; il tenente colonnello Claudio Petrozziello, comandante del Nucleo di polizia tributaria; il tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico, comandante  del Gico di Reggio Calabria; il tenente colonnello Domenico Napolitano, comandante del Gruppo tutela economia; il capitano Marco Sorrentino, comandante Sezione Criminalità organizzata Gico Nucleo Pt.

Il generale Calandro ha approfittato dell’occasione per testimoniare gratitudine al procuratore Pignatone “per l’attenzione alla Guardia di Finanza in questa regione, che ci ha consentito di operare al meglio delle nostre capacità. Deleghe di indagine numerose, importanti, concluse spesso brillantemente, conferite nel rispetto di questa nostra specificità istituzionale. Un ringraziamento a nome dei finanzieri e mio personale, perché questo ci ha consentito di ottenere risultati mai registrati nel passato”.

Apprezzamento e gratitudine anche nella replica dello stesso Pignatone: “Sono io a dover ringraziare la Guardia di Finanza tutta, e tutte le forze di polizia, per il contributo dato in questi anni. Ho detto sempre che in questi 4 anni la Guardia di Finanza ha fatto un grosso investimento nella lotta alla ‘ndrangheta e soprattutto in provincia di Reggio Calabria, mandando uomini e ufficiali di livello professionale eccezionale e di grandissimo senso istituzionale. Mi fa piacere ribadire ancora una volta che lo Stato nelle sue varie articolazioni è stato presente in questi anni con un impegno qualitativo eccezionale”.
“Per quanto riguarda l’operazione – ha proseguito Pignatone – lascio la parola al collega Sferlazza, che da lunedì sarà il reggente dell’ufficio fino alla nomina di un nuovo procuratore.
Questa rimane un’operazione importantissima, vi sono foto e filmati che ritraggono quello che solitamente si immagina, che talvolta qualche raro testimone ha descritto, cioè la sottrazione delle buste contenente le offerte dagli enti pubblici, manipolazione e sostituzione di offerte, cercando di determinare l’aggiudicazione degli appalti. In questo caso per fortuna vi sono stati funzionari che hanno resistito alla pressione, in qualche caso fisica e con violenza, così come vi è stato chi ha ceduto alle regalie”. “L’operazione – ha continuato – dimostra ancora una volta quanto questa presenza illecita danneggi l’economia, la libera concorrenza, scoraggi le imprese sane, danneggia tutta società calabrese in generale e su scala nazionale la società italiana, il messaggio ribadisce la volontà dello Stato di intervenire in tutti i settori, un messaggio anche a imprenditori e funzionari onesti, che possono contare su azione rapida, l’indagine è durata pochi mesi. Infine voglio spendere una parola per il gip che ha provveduto in pochissimi giorni alla redazione dell’ordinanza di custodia cautelare rendendosi conto della gravità della situazione perché la manipolazione continuava come attività a tempo pieno”. Infine, una parola di ringraziamento anche alla stampa: “Ringrazio tutti voi della stampa per la collaborazione, l’attenzione, con cui avete seguito la procura di Reggio Calabria in questi quasi 4 anni, spero che continuerete ancora a lungo a occuparvi di operazioni iniziate da Pignatone e proseguite dai miei colleghi con altrettanta capacità”.
Un’ultima parola Pignatone l’ha spesa per sottolineare il contributo del sostituto procuratore Matteo Centini “uno dei nuovi, arrivato da meno di un anno, sono tutti ragazzi eccezionali che prenderanno adeguatamente il posto di quelli che mano mano ce ne stiamo andanto, nei prossimi 2-3 mesi vedrete un po’ di facce nuove in Procura”.

L’aggiunto Sferlazza ha sottolineato la dedizione al lavoro degli investigatori delle Fiamme Gialle: “Non è stato facile sviluppare questa indagine perché ha ruotato attorno non soltanto a videoriprese che hanno consentito di ritrarre i movimenti di questi incaricati di pubblico servizio infedeli che consentivano a questi soggetti di entrare in orario notturno per guardare buste e adeguare le loro offerte, ma vi è stato anche un lavoro difficilissimo di elaborazione dei tabulati delle celle d’aggancio, pedinamenti, un plauso alla spiccata professionalità della Guardia di Finanza e del Gico in particolare”.
L’ordinanza di oltre 200 pagine, ha spiegato Sferlazza, colpisce con la misura cautelare della custodia in carcere 9 soggetti, mentre un decimo indagato, Santo Placanica, è stato raggiunto da una misura interdittiva. Quanto agli incaricati di pubblico servizio infedeli, tre sono nella Sorical e due nella Suap della Provincia. Sferlazza ha riepilogato anche le modalità esecutive, grazie a collaborazione di questi incaricati, i titolari di queste ditte avevano la possibilità di conoscere preventivamente offerte presentate, e veniva consentito sia attraverso l’accesso arbitrario di penetrare nottetempo, prendere visione delle buste sigillate aperte e poi richiuse, per poi adeguare l’offerta a quella delle ditte concorrenti, con ribassi del 30-33 percento.
L’indagine, ha spiegato ancora il procuratore aggiunto, non riguarda solo un’associazione che ha compiuto reati non connotati da violenza, perché si sono registrate anche modalità intimidatorie che hanno consentito non soltanto di contestare il reato di istigazione e minaccia a commettere reato, ma l’organizzazione si è spinta fino al punto di commettere due danneggiamenti tramite incendio di autovetture ai danni di due funzionari, e le pressioni per uno di questi si sono spinte fino alla minaccia di rivelare una relazione extraconiugale. Uno dei due inizialmente si è prestato al loro gioco, “sta recitando una parte che non mi piace”, hanno captato gli investigatori quando l’organizzazione decise per indurlo a collaborare di bruciargli la macchina. E dopo l’episodio: “l’antifona l’hanno capita”. Gli investigatori non hanno così avuto dubbi su chi fosse il mandante dei danneggiamenti.

Due ringraziamenti e un’assicurazione da parte del colonnello Di Gesù: “al dott. Pignatone per quello che ci ha insegnato, per noi ufficiali che abbiamo avuto il piacere e l’onore di lavorare con lui è stato un maestro, non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano. Il secondo ringraziamento ai miei uomini, per l’abnegazione al lavoro indiscussa, lavorando notte e giorno. Un’assicurazione infine al dott. Sferlazza e a tutta la magistratura, la Guardia di Finanza continuerà con lo stesso e speriamo anche con maggiore impegno ad assicurare tutto il contributo che possiamo”.

E’ stato quindi il momento dei dettagli più tecnici svelati dagli investigatori, il tenente colonnello Petrozziello ha sottolineato l’arroganza del gruppo mentre il tenente colonnello Napolitano ha rivelato come il gruppo fosse in possesso delle chiavi della Suap dove sono penetrati indossando maschere di carnevale per camuffare il volto, e infine il tenente colonnello Mastrodomenico ha sottolineato che per due casi accertati di condotte illecite, in tantissimi altri casi durante l’indagine i finanzieri hanno riscontrato l’assoluto senso del dovere dei funzionari dei due enti loro malgrado coinvolti.

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