Fondazione San Francesco D’Assisi di Rizziconi. Gentile (Cgil): “I tempi della giustizia non aiutano i lavoratori licenziati”

Gioia Tauro (Reggio Calabria). Lunedì 12 marzo si è tenuta, presso il Giudice del Lavoro del Tribunale di Palmi, l’ennesima udienza per recuperare le somme degli stipendi non pagati ai lavoratori della Fondazione San Francesco d’Assisi di Rizziconi. Tenuto conto che il contenzioso è datato 2008/2009 (6 stipendi non pagati dei mesi di settembre, ottobre, novembre, dicembre, 13^ mensilità 2008 e gennaio 2009), supportato da una perizia tecnica del C.T.U. nominato dal Giudice del Lavoro, ciò lasciava sperare in una conclusione positiva del processo civile a favore dei lavoratori creditori.  Invece,alla luce dei rilievi mossi dalla controparte, la causa è stata rinviata al 28 gennaio 2013. Questo triste scenario colpisce duramente la fragilissima economia familiare di uomini e donne licenziati, probabilmente per aver avuto l’ardire di rivendicare i propri diritti. Diritti che partono, appunto, dal mancato pagamento delle retribuzioni. Insomma, la nostra martoriata terra non riesce nemmeno a far valere lo stato di diritto e di giustizia (probabilmente per le tante carenze strutturali e di personale che colpiscono i tribunali), nei tempi necessari per dare fiducia e speranza ai cittadini onesti, disoccupati, indigenti ed oggi sfiduciati dello stato dell’arte dei processi civili. Questi aspetti della giustizia assumono connotazioni ancor più tragiche quando, dopo la conclusione del processo civile con sentenza di condanna nei confronti della Fondazione di Rizziconi, la sentenza non trova esecuzione, né per quanto riguarda la riassunzione in servizio, né per la somma assegnata dal giudice per il periodo del licenziamento. Addirittura non ha avuto efficacia nemmeno il successivo Atto di Precetto e Decreto Ingiuntivo emesso dal giudice per il recupero delle somme dovute alla lavoratrice licenziata ingiustamente. L’epilogo di questa storia si manifesta con il rischio reale di espulsione di questa donna per non essere riuscita a dimostrare di avere un lavoro e quindi il reddito necessario al sostentamento. A questo punto diventa veramente incomprensibile quale possa essere la stazione di arrivo di un diritto certo, esigibile, vagliato dai gradi di giudizio ma privo di quella sostanza economica che produce, nel caso in specie, effetti giuridici ai fini del rilascio del permesso di soggiorno. Sotto questo profilo, si consuma il paradosso dell’espulsione di una cittadina ucraina alla quale rimane l’unica opzione possibile di trovarsi un nuovo lavoro per avere il diritto al permesso di soggiorno e, aspettare che la giustizia scritta si trasformi in giustizia vera.

Giuseppe Gentile -Segretario generale Cgil Funzione Pubblica Comprensorio di Gioia Tauro

 

 

 

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