Rende. Truffa all’Unione Europea e allo Stato: sequestrati beni per oltre 40 milioni di euro

Rende (Cosenza). Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro ha svolto una complessa ed articolata attività di polizia giudiziaria, delegata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, nel settore del contrasto alle frodi al bilancio nazionale ed all’unione europea, nei confronti di una società con sede a Rende, risultata beneficiaria di un contributo pubblico di circa 10 milioni di euro, finalizzato alla realizzazione di un complesso “programma di sviluppo precompetitivo” e del conseguente “programma di industrializzazione”, relativi alla sperimentazione e produzione di un generatore di energia elettrica, alimentato a gas. L’azione info-investigativa ha permesso di far emergere, secondo la ricostruzione degli inquirenti, profili di responsabilità in capo al rappresentante legale della società, il quale, al fine di ottenere l’erogazione delle risorse pubbliche, avrebbe fatto pervenire alla banca concessionaria una serie di documenti falsi, con specifico riguardo all’effettivo sostenimento di notevoli oneri di spesa, rivelatisi, poi, in tutto o in parte inesistenti. In merito al “programma di sviluppo precompetitivo” è stato possibile accertare, secondo le Fiamme Gialle, che, contrariamente a quanto documentato dalla società inquisita, i dipendenti della stessa, coinvolti formalmente nel programma scientifico oggetto di finanziamento pubblico, non avevano , in realtà, partecipato all’attività di ricerca, avendo svolto prevalentemente altre mansioni. Per quanto riguarda il successivo “programma di industrializzazione”, i finanzeri hanno accertato che la società non avrebbe mai prodotto in serie il generatore oggetto di finanziamento, del quale, peraltro, nel corso della perquisizione, non è stata trovata alcuna traccia; al contrario, la perpetrazione della frode sarebbe ulteriormente corroborata dal singolare utilizzo dei macchinari acquistati coi fondi pubblici ed adoperati per fini diversi da quelli previsti o, in alcuni casi, rinvenuti addirittura in totale stato d’abbandono. I riscontri probatori ottenuti grazie alle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle sono stati comunicati all’autorità giudiziaria inquirente attraverso una preliminare e corposa informativa di reato con cui sono stati denunciati la società per le violazioni di cui al decreto legislativo 231/01 ed il suo amministratore delegato per i reati di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico e violazione di sigilli. Sulla base delle risultanze investigative, l’autorità giudiziaria, ritenuti pienamente validi i riscontri probatori acquisiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro ha richiesto ed ottenuto dal giudice competente il sequestro preventivo e per equivalente, eseguito oggi, dei seguenti beni: la somma di 1.026.225,60 euro, quale parte residuale (non ancora erogata) del contributo pubblico assegnato dal Ministero dello Sviluppo economico alla società coinvolta nell’illecita attività; uno stabilimento industriale a Rende, comprese tutte le relative attività e patrimonialità mobili ed immobili, per un valore di oltre 30 milioni di euro; somme appostate nel sistema bancario e/o finanziario a diverso titolo nella disponibilità dell’amministratore della società, per un importo di 8.880.971,40 euro; per un totale complessivo di oltre 40 milioni di euro. Le indagini sono tuttora in corso di completamento e concernono, in particolar modo, il progetto inerente alla fase di “industrializzazione”, finanziato, secondo le dichiarazioni dell’amministratore, anche tramite il rinvenimento casuale di uno zainetto contenente oltre un milione e mezzo di euro in contanti.

 

 

 

 

 

 

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