Reggio Calabria. Di seguito pubblichiamo una nota a firma di due ex socie dell’associazione creata da Tiberio Bentivoglio, noto imprenditore reggino vittima della ‘ndrangheta, il quale ha subito dapprima l’incendio del proprio esercizio commerciale e poi un tentativo di omicidio, al quale è scampato miracolosamente. Le due ex socie, al termine della lunga nota che pubblichiamo integralmente, annunciano querela nei confronti dell’imprenditore per le dichiarazioni contenute nel suo libro.
Questo articolo vuole offrire solo un chiarimento alle dichiarazioni calunniose fatte dal Bentivoglio, nel suo “libro-denuncia” intitolato “Colpito” e pubblicato da Libera, nei confronti delle persone che lui definisce “soci mendaci”.
La definizione di “soci mendaci” non trova alcuna giustificazione né dal punto di vista fattuale né sotto l’aspetto giuridico-formale. Ed invero i “soci mendaci”, sig.re Manduci Anna Maria e Aloisio Concetta, dell’ Associazione cui faceva capo il Bentivoglio, sono solo delle persone che un tempo egli definiva amici. Persone che ad un certo punto, senza averne consapevolezza e per mera imposizione del Bentivoglio, avrebbero dovuto combattere quella che egli ha definito la “sua” battaglia contro i “suoi” nemici. Il Bentivoglio, quindi, con fare pressante e vessatorio avrebbe preteso sostegno accusatorio da parte di persone ignare e all’oscuro delle sue vicende personali. Senza poi mancare di accusarle ingiustamente di calunnia nel momento in cui le stesse non sono state in grado di riferire fatti che in pratica sconoscevano ed addirittura mettendo loro in bocca artatamente parole che non hanno né mai detto né mai sentito.
I predetti soci sono stati vicini ed amici del Bentivoglio fino a quando non si sono resi conto che avevano interessi, fini e modi di comportarsi che non coincidevano con quelli del Bentivoglio.
Si è partiti con l’intenzione di creare un’Associazione che organizzasse eventi culturali e di spettacolo (non avente, quindi, finalità antimafia ecc.), infatti, nel dicembre 2004 si iniziò con una manifestazione che ebbe molto successo in onore di S. Lucia che trattava il tema della cecità, a cui parteciparono illustri nomi della medicina della nostra città ed a cui partecipò volentieri anche il parroco. Nel libro suindicato si dice che il Marcianò avrebbe ricevuto la visita del Crucitti nel novembre 2004 e che dopo 3 giorni le sig.re Manduci ed la Aloisio si sarebbero a suo dire dissociate. Così non fu, tant’è che al contrario le due socie hanno avuto un ruolo essenziale nell’organizzazione della suddetta manifestazione e di tutte le altre che si sono svolte dopo il mese di novembre 2004.
Forse il Bentivoglio si riferiva al fatto che le sig.re Manduci ed Aloisio non hanno voluto far parte del “direttivo” dell’Associazione, cosa ben diversa! Quando, infatti, le stesse furono messe al corrente che far parte del direttivo avrebbe comportato un oneroso impegno, sia in termini economici che in termini di tempo, da dedicare alla gestione dell’Associazione, decisero di restare come semplici associate. In tal senso versarono la quota annua individuale, di Euro 60, per sé e per i propri familiari, garantendo, inoltre, la loro totale collaborazione all’Associazione. Collaborazione prestata con assiduità ed impegno per tutto il tempo che le stesse sono rimaste presenti come associate, cioè quasi un anno…(e non 3 giorni come è stato falsamente affermato dal Bentivoglio..).
Dall’inaugurazione della sede sociale e fino a tutto il tempo in cui sono rimaste come associate le sig.re Manduci ed Aloisio hanno contribuito anche economicamente (e non solo limitatamente alla sola quota sociale) alla manutenzione e all’arredamento della sede (tende, arredi vari, pulizia effettuata personalmente dopo ogni festicciola organizzata dal Presidente per gente estranea all’Associazione e quant’altro…), nonché all’organizzazione degli eventi (gazebo, tendaggi per la copertura degli stessi, disbrigo delle formalità e della burocrazia presso i vari enti ecc.).
Nell’aprile del 2005 ci fu l’incendio che devastò la sanitaria di proprietà del Bentivoglio. Nel suo libro spiega che è riuscito a venirne fuori grazie solo all’aiuto della moglie. Ciò che in merito sgomenta e crea sdegno è che egli non abbia fatto alcun riferimento alla solidarietà ricevuta dagli amici e dai tanti conderesi accorsi in quei giorni a dargli una mano. Tra questi c’erano soprattutto le due socie che senza guardare orari, famiglia e altri impegni anche importanti, rinunciando anche a fare i pasti, si sono rimboccate le maniche, da intendersi proprio fisicamente, per svuotare e ripulire il negozio devastato, lavare e stirare la roba annerita (e in alcuni casi portandola in lavanderia a spese proprie!), per poi risistemare il negozio ripulito ed agevolando, così facendo, il suo riavvio alla vendita. Le predette socie hanno anche avuto cura e impegno nell’invogliare eventuali clienti che potessero comprare la roba inevitabilmente danneggiata per aiutare il Bentivoglio economicamente. Tutto ciò senza mai essere invadenti e senza mai porre al Bentivoglio domande indiscrete sull’accaduto e sul quale lo stesso si è ben guardato dal dare lumi. Questa si chiama solidarietà (documentata da un articolo uscito in quei giorni sul “Quotidiano”) che egli ha sicuramente ricambiato con evidente ingratitudine prima e, cosa ben più grave, con le calunnie contenute nelle denunce rivolte in seguito ai soci per fatti inesistenti ed infamanti.
Dopo tale periodo di solidarietà e di sostegno morale al Bentivoglio i soci continuarono a riunirsi, organizzando altri eventi come la “FESTA DELLA MAMMA”. Evento svoltosi nella piazza di Condera, dopo la S. Messa presieduta dal parroco, persona sempre disponibile alle necessità dell’Associazione, ed durante la quale fu premiata la mamma più anziana del quartiere. Le sig.re Manduci ed Aloisio però avevano iniziato a capire che il Bentivoglio stava diventando troppo autoritario nel comportamento che lo portava quasi ad avere manie di protagonismo in tutte le iniziative dell’Associazione. Ed, infatti, in seguito il Bentivoglio, durante una riunione in parrocchia, autonomamente prese l’iniziativa di organizzare (senza interpellare i soci del direttivo) il buffet per l’inaugurazione della nuova Chiesa parrocchiale (10 luglio 2005). Per poter sostenere le spese dell’inaugurazione, il Bentivoglio, chiese una quota di euro 25 individuali ai soci. I soci, comunque, non si opposero in tale occasione al volere del Bentivoglio ed anzi lo aiutarono nell’organizzazione dell’evento. Per tutta risposta egli, invece di ringraziarli pubblicamente, mosse loro rimproveri dinanzi a tutti i partecipanti per alcuni inconvenienti e/o dimenticanze che inevitabilmente si verificano nella realizzazione di un evento pubblico. Le sig.re Manduci ed Aloisio compresero ben presto che il Bentivoglio aveva un carattere troppo pignolo ed autoritario. Lo stesso, infatti, avanzava nei confronti dei soci delle pretese come se gli stessi fossero persone a lui subordinate e dipendenti, tralasciando, quindi, totalmente lo spirito di collaborazione reciproca.
Successivamente, nonostante tutto, furono organizzati dall’Associazione altri due eventi. Uno dei due, la sfilata di moda, fu reso possibile da un lato dalla disponibilità economica e materiale delle sig.re Manduci ed Aloisio e dall’altro dalla collaborazione del parroco. Quest’ultimo, infatti, preparò le varie domandine e richieste per la concessione del suolo pubblico ed altro da consegnare al Comune e mise a disposizione sedie, tappeti, tavolini e i locali della parrocchia.
Il Bentivoglio, in proposito, aveva garantito la restituzione dell’importo economico anticipato dalle sig.re Manduci ed Aloisio nel momento in cui avesse ottenuto il rimborso richiesto ad un Ente. Appena ottenuto l’erogazione del contributo dall’Ente il Bentivoglio inizialmente non voleva proprio mantenere la parola data, e solo dopo insistenza da parte delle socie si decise a rimborsare le somme anticipate dalle stesse. Le modalità di detta restituzione, avvenuta dinanzi al direttivo riunito, ad opera del Bentivoglio furono a dir poco umilianti e vessatorie nei confronti delle socie. Il Bentivoglio, infatti, invece di evidenziare che la consegna di dette somme era un diritto delle socie che le avevano anticipate di tasca propria, le calunniò facendo intendere agli associati che le stesse volevano essere retribuite per l’operato svolto nell’organizzare la sfilata. Ben guardandosi, ovviamente, dall’evidenziare che il sostegno economico dell’Ente era stato richiesto anche e soprattutto per ricoprire gli esborsi di somme già anticipate e tra queste quelle sostenute appunto dalle sig.re Manduci ed Aloisio.
Tutto ciò convinse le suddette socie che non era più il caso di continuare a collaborare con il Bentivoglio soprattutto per i suoi modi e per le scorrettezze subite. Le socie decisero, quindi, di uscire dall’Associazione definitivamente, portando la lettera di dimissioni direttamente a casa di Bentivoglio, consegnandola nelle sue mani e spiegandogli le motivazioni che le spingevano a lasciare l’Associazione. Il Bentivoglio, senza battere ciglio, le accettò mantenendosi freddo e distaccato.
Tutto questo avrebbero fatto coloro che il Bentivoglio definisce “amici di cartapesta” … per tutto questo gli ex amici “non dovrebbero avere il coraggio di accostarsi a Dio per il rimorso di averlo abbandonato…” ma Bentivoglio si dimentica che siamo tutti peccatori davanti a Dio e nessuno ha il diritto di giudicare chi è degno o no di pregarlo!!!
Sono successe delle brutte cose al Bentivoglio, non c’è dubbio, ma sulle stesse avrà modo la Magistratura di fare luce. Se egli avesse, però, agito con correttezza, sincerità e gratitudine oggi avrebbe ancora al suo fianco gli amici di un tempo a sostenerlo. Sulla menzogna non si può costruire una immagine credibile, soprattutto a danno di persone corrette e sincere e che oltre ad essere timorose di Dio e credenti sono altrettanto rispettose dello Stato e delle Sue Leggi!
In forza di questi principi le esponenti intendono adire le Autorità, anche giudiziarie competenti, a tutela della propria immagine, del proprio decoro, della propria dignità e della propria persona.
Anna Maria Manduci e Concetta Aloisio