Cosenza. A proposito del Patto di Intesa tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Regione Calabria per l’istituzione del Centro Pediatrico nell’ambito del programma “Bambino Gesù in Calabria”, si registra l’intervento di Franco De Maria, coordinatore dell’Associazione Gianmarco De Maria.
“Lasciate che i bambini vengano a me”. Sicuramente non proprio a questo si riferiva Nostro Signore. Ma qualcuno sicuramente, a distanza di oltre duemila anni, avrà interpretato nel modo più estensivo possibile tale invito. Perdonate l’irriverente citazione evangelica, ma preferisco provare a sorridere in una situazione che, invece dei vantaggi auspicati, rischia (e purtroppo non è solo un rischio) di aumentare le lacrime e il sangue che da diversi anni, ormai, gli operatori della “sanità pediatrica” calabrese (e non solo loro) stanno versando. Possibile che non si riesca a guardare oltre l’enunciato? Si propone di razionalizzare, migliorare l’efficacia degli interventi, economizzare la spesa… Nel tentativo di migliorare l’offerta a fronte della domanda. Di mettere tale costruenda Rete a disposizione delle regioni limitrofe? Quali poi? Visto che in Sicilia a Taormina, in Basilicata a Potenza e in Molise a Larino è stata fatta operazione analoga. Come se in queste regioni ci fosse stato solo il deserto. Ma torniamo alla nostra terra. In Calabria da oltre quindici anni si è avviato un processo virtuoso che ha visto coinvolto l’intero comparto pediatrico. In questi tre lustri il Dipartimento Materno Infantile regionale è cresciuto, ottenendo lusinghieri risultati apprezzati non solo da calabresi. Quasi tutte le specialità pediatriche sono state coinvolte, di I, II e III livello. In particolare chirurgia pediatrica, neonatologia e oncoematologia pediatrica hanno contribuito a ridurre, notevolmente, la “migrazione sanitaria”. E i dati, per gli amministratori che volessero, sono consultabili e attendibili anche perché forniti da organismi terzi. I sacrifici fatti in questi anni dagli “operatori pediatrici” sono evidenti, anche questi, a chi li vuol guardare, anche solo di sfuggita. E i risultati anch’essi palesi. Anche i sacrifici degli “utenti” sono sotto gli occhi di tutti. Cittadini che avrebbero meritato una gestione diversa dei loro ospedali, della loro salute. E non è difficile, anche qui, individuare i responsabili di tale situazione che passano indenni di legislatura in legislatura. E in questo periodo di “rientro”, invece di riconoscere le professionalità, di (ri)qualificare e investire su strutture esistenti ed eccellenti, come da più parti riconosciuto e certificato, si è pensato bene di spendere 1.860.000,00 euro all’anno di soldi pubblici per cosa? Per una chirurgia pediatrica di I e II Livello. Cioè per interventi chirurgici di piccola e media entità. Mortificando in questo modo i medici catanzaresi. In pratica gli si è detto che “un’ernia” la sanno trattare meglio i medici romani, e solo loro. E un’equipe medica ed infermieristica del Bambino Gesù sarà nell’ospedale catanzarese settimanalmente per insegnare ai “nostri” il mestiere. Proposta: sempre nell’ambito del piano di rientro si potrebbe ipotizzare anche la chiusura delle facoltà di Medicina e di Scienze Infermieristiche dell’Università di Catanzaro: che ci stanno a fare? Gli step proposti: il primo, istituzione di un “Centro delle Chirurgie Pediatriche” entro il 31 maggio prossimo; il secondo, “Centro di Patologia Neonatale” entro il 30 settembre 2012; il terzo, “Centro di Oncoematologia Pediatrica” entro la fine di quest’anno. Il quarto step? “Rete Pediatrica Regione Calabria”. Riporto testualmente dall’ultima pagina dell’allegato A) al patto d’intesa: “Creazione di una rete pediatrica regionale con l’attivazione di centri pediatrici di I livello collegati all’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio che avrà funzione di Hub pediatrico regionale e sarà l’unico interlocutore con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma per la gestione dei flussi dei pazienti, la formazione e i rapporti con i pediatri di famiglia della Calabria”. Solo per il I Livello? Gli step precedenti non prevedono solo interventi di I e II livello. E’ l’intero comparto pediatrico regionale, di ogni livello, ad essere messo a disposizione dell’ospedale romano, con buona pace della tanto desiderata riduzione della migrazione sanitaria. E le esperienze delle altre regioni citate, purtroppo, danno ragione a questa ipotesi. L’intera pediatria calabrese, già di per sé capace di attrarre “utenti” da altre regioni, non ha bisogno di patti del genere, non ha bisogno della pratica, seppur qualificata, del Bambin Gesù, ha bisogno di “attenzione” per continuare a crescere nell’eccellenza. Magari utilizzando quei due milioni circa l’anno offerti al Bambin Gesù.
Francesco De Maria – Coordinatore Associazione Gianmarco De Maria