Reggio Calabria. Ieri pomeriggio alle ore 16.00 circa è giunta sull’utenza 113 una segnalazione inerente una forte esplosione verificatasi all’interno di un appezzamento di terra in via Reggio Campi II Tronco altezza civico 230/A.
I primi accertamenti esperiti sul posto da personale della Squadra Mobile hanno permesso di acclarare la presenza di due giovani con vistose ferite lacero contuse, i quali necessitavano di immediate cure mediche rendendo indispensabile l’intervento del 118 per il trasporto ai locali ospedali Riuniti.
Sono giunte prontamente sul luogo dell’evento le Volanti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, dirette dal commissario capo Giuseppe Giliberti, personale artificiere della Polizia di Stato e gli operatori del locale Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica diretto dal vice questore aggiunto Diego Trotta, che hanno effettuato i rilievi del caso.
In tarda serata, Giuseppe Zema nato a Reggio Calabria il 23/01/1993 e Pasquale Marcianò, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 14/05/1974, sono stati tratti arresto ai sensi dell’art. 380 2° comma lettera g) c.p.p., in quanto colti nella quasi flagranza del delitto di illegale fabbricazione e detenzione di esplosivi.
Dai primi accertamenti effettuati è stato possibile ricostruire la dinamica dell’esplosione:
intorno alle ore 16:00 Zema e Marcianò stavano armeggiando con sostanze piriche presumibilmente fabbricando un ordigno esplosivo che, per cause in corso di accertamento, sarebbe poi esploso nel cortile antistante l’abitazione di uno dei due provocando danni materiali in corso di quantificazione, oltre al ferimento degli stessi due giovani. Lo Zema ha riportato ferite alla mano giudicate non gravi mentre il Marcianò una prognosi di 20 giorni per ferite lacero contuse all’arto inferiore sinistro.
Gli accertamenti esperiti immediatamente da personale del nucleo Antisabotaggio del XII Reparto Mobile di Reggio Calabria, hanno confermato la natura altamente pericolosa dell’ordigno in fabbricazione, la cui esplosione aveva provocato un cratere con diametro di circa 50 cm e profondità 20 cm che in cui si sono rinvenuti residui di materiale esplodente. Secondo quanto poi dettagliatamente valutato, l’esplosivo utilizzato può essere quantificato in più chilogrammi.
Tracce ematiche sono state rinvenute a circa 5/7 metri dal presunto luogo dell’esplosione e sul posto è stata altresì rinvenuta una tenaglia sporca di sangue, sottoposta a sequestro, presumibilmente utilizzata dai due per fabbricare l’ordigno che sarebbe poi esploso.
I due sono adesso a disposizione, in stato di arresto, dell’autorità giudiziaria competente e sono in corso ulteriori approfondimenti di carattere investigativo finalizzati a verificare eventuali complicità e finalità dell’azione criminosa.
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