Due fermati a Cosenza per il pestaggio a morte di Messinetti. Il procuratore aggiunto Airoma: “Omertosi anche i parenti della vittima”

Cosenza. Nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i fermi eseguiti dai poliziotti della Squadra Mobile di Cosenza nei confronti del 36enne Maurizio Rango, sospettato di appartenere al “clan degli zingari” ed Ottavo Carolei, 77 anni, entrambi accusati di aver massacrato di botte, fino ad ucciderlo, il 49enne Francesco Messinetti, Domenico Airoma, procuratore aggiunto della Repubblica, si è soffermato sulla “cappa che ammorba la città”. Il magistrato ha sottolineato che: “Se l’indagine, condotta in maniera tempestiva per un fatto aberrante per motivi abietti, è supportata da collaborazione dei familiari delle vittime conduce a risultati” e, pur tuttavia, l’inchiesta relativa a questo episodio è stata caratterizzata da un’omertà che si è impadronita, in un primo momento, anche dei familiari di Messinetti. “Anche un familiare può essere sacrificato sull’altare del rispetto nei confronti di questa gente”, ha commentato deluso Airoma. A provocare l’aberrante reazione dei due fermati sarebbe stato un parcheggio che avrebbe dovuto essere occupato esclusivamente dal boss del quartiere. A Rango e Carolei è contestato il reato di omicidio preterintenzionale aggravato. Sulla scorta di quanto accertato nel corso dell’inchiesta avviata successivamente all’episodio, il litigio avrebbe visto contrapposti, in un primo momento, Carolei e Massinetti. Rango sarebbe apparso poco dopo sulla scena per dare man forte all’amico massacrando il rivale.

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