Reggio Calabria. Sarà presentato giovedì 10 maggio alle ore 18,00 presso la libreria Culture nel corso di un incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos il saggio di Rosamaria Scarfò “Dall’Otherness all’altro negli scritti di Anna Maria Ortese” edito dalla Casa Editrice Leonida con l’introduzione della prof.ssa Margherita Ganeri, professore di Letteratura italiana contemporanea Università della Calabria. Relatore sarà Antonio Calabrò, scrittore e critico letterario.
Lo studio dedicato alla scrittrice Anna Maria Ortese, e, in particolare, alla sua cosiddetta trilogia fantastica, composta dai romanzi L’iguana, Il cardillo addolorato e Alonso e i visionari, si incentra soprattutto sul primo dei tre, l’affascinante ed enigmatico racconto, ricco di reminiscenze autobiografiche che, secondo molti studiosi, può essere considerato il vero capolavoro ortesiano.
L’attenzione si concentra in via prioritaria sull’ermeneutica del concetto di alterità, con escursioni anche nel campo psicoanalitico, e con riferimenti soprattutto a Lacan. Si tratta del nucleo energetico e strutturale più profondo della scrittura di Ortese, un nucleo su cui la critica continua a essere dibattuta. Per Scarfò, la scrittrice condensa in esso una complessa riflessione sui rapporti di potere interni alle società occidentali, elaborando una forma peculiare di scrittura militante, che ambisce segretamente alla critica politica e che, per questo, si fonda su una sistemica pratica di traslazione allegorica. Lo sfondo storico e politico, in questo quadro, non costituirebbe una dimensione astratta e impersonale, ma sarebbe la chiave attraverso cui leggere le trame e le stesse relazioni tra i personaggi, anche tra quelli più umili, perché ciò che avviene nella storia reale sembra trovare una paradossale, ma riconoscibile corrispondenza nelle singole, pur fantastiche, rappresentazioni letterarie.
Contrariamente a quanto sostengono molti, il conflitto ortesiano tra bene e male viene interpretato da Scarfò come un terreno sfuggente, pieno di zone d’ombra. Gli umili, i deboli, gli animali, quasi sempre protagonisti delle opere di Ortese, non sarebbero semplici vittime. Per Scarfò non ci sarebbero capri espiatori o figure di bontà assoluta: la personificazione dell’alterità non salvaguardata, rappresentata nei tre romanzi dagli animali protagonisti, e cioè dall’iguana, dal cardillo e dal puma, non sarebbe innocentistica. Anche queste semibestie non sarebbero esenti dalle manifestazioni del male e non sarebbero, dunque, allegorie del bene.Più che una logica di contrapposizioni, si dovrebbe cercare nell’opera di Ortese una rappresentazione ambivalente della problematicità del giudizio, dell’intercambiabilità e della continua rovesciabilità delle impressioni e delle tesi. Non ci sono verità chiare e definitive, non ci sono messaggi di senso incontrovertibili. Emerge da queste pagine una visione di Ortese come scrittrice dell’ambiguo, tentata più dal misterico che dalla razionalità.
L’analisi di Scarfò è mossa da un costante coinvolgimento empatico. Il lettore vi potrà trovare sia indicazioni utili per introdursi nell’universo narrativo di Ortese, sia disseminate tracce di quella partecipazione emozionale che rivela e insieme irradia la passione per l’opera analizzata.
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