Reggio Calabria. Seppure concentrato sulla vicenda IMU rispetto alla quale ho avuto già modo di intervenire pubblicamente ed evitando di commentare proposte apparse sulla stampa, a mio avviso avventate in assenza di dati che consentano di adottare adeguate e caute strategie mirate a non creare danni all’Ente, preannuncio una conferenza stampa in merito all’argomento per la prossima settimana, mi preme adesso esprimermi in merito alle vicende concernenti la riorganizzazione del settore delle strutture psichiatriche residenziali nella provincia di Reggio Calabria.
Intervengo in qualità di politico impegnato nella realtà territoriale da oltre un decennio, ma anche come cittadino e non posso fare a meno di esternare il mio personale forte disappunto rispetto alla gestione della vicenda da parte di chi avrebbe dovuto condurla. Ben ricordo che il nuovo Direttore Generale dell’ASP 5, dottoressa Squillacioti, si era insediata circa due anni orsono, dopo la breve parentesi gestionale da parte dell’architetto Carullo Renato, nominato in extremis, sul finire della legislatura, dalla precedente Giunta Regionale guidata da Agazio Loiero. Una delle poche azioni intraprese dall’allora direttore generale, nella sua breve gestione, era stata quella di assumere un atto, predisposto dal direttore del DSM di allora. Dottor Michele Zoccali ( tuttora in carica) relativo alla riorganizzazione delle strutture psichiatriche nella provincia di Reggio Calabria. Conosco bene la situazione perché, avendo a cuore le problematiche dei cittadini , in particolare se appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, ho avvertito, già da qualche anno, l’esigenza di approfondire ogni aspetto della vicenda per poter fornire un contributo al raggiungimento di una soluzione adeguata alla tutela dei diritti dei disabili mentali. Il provvedimento del Direttore Generale precedente prevedeva l’adozione di una delibera di Giunta Regionale, la 141 del 2009, adottata per la riconversione dell’Ospedale Psichiatrico di Girifalco. Orbene già questo destò la mia attenzione: possibile che in un territorio dove da venti anni esistono delle strutture alternative, seppure in qualche caso con situazioni da correggere, si riteneva di dover adottare uno schema di convenzione confezionato per la riconversione dell’Ospedale Psichiatrico di Girifalco (certo a salvaguardare interessi non coincidenti con quelli degli utenti), quasi a voler dimenticare che fortunatamente nella nostra provincia l’Ospedale Psichiatrico era già stato chiuso da circa venti anni? Qualcosa non quadrava, quindi mi proposi di approfondire la questione. Scoprivo, intanto, che l’adozione dello schema di convenzione proposto avrebbe portato, sicuramente, ad una riduzione drastica del personale impiegato. Questo, qualunque amministratore attento, avrebbe cercato di evitarlo in tutti i modi non solo e non tanto per le ricadute occupazionali su territorio quanto per l’immancabile decadenza della qualità del servizio offerto. Qualità che nei servizi alla persona è linearmente proporzionale al personale impiegato. Approfondendo la questione scoprivo che la delibera 141 altro non era che un compromesso adottato ai fini di riconvertire strutture manicomiali , mantenendone peraltro le caratteristiche fondamentali, per salvaguardare interessi, forse legittimi, ma che non erano certo quelli degli utenti dei servizi. D’altra parte, ho avuto modo di apprendere nei miei approfondimenti, che nella psichiatria, storicamente, i diritti degli utenti vengono molto sovente sacrificati a vantaggio di ben altri interessi. Avevo pertanto tirato il classico sospiro di sollievo allorquando la dottoressa Squillacioti, subentrata alla guida della Direzione Generale, accantonava il programma predisposto dal suo predecessore. Io intanto , avevo preso “in carico” la problematica, nel senso che mi ero posto l’obiettivo,come politico, di dover contribuire alla soluzione della vicenda. Avevo compreso che era necessario addivenire ad una riorganizzazione del settore, prima di tutto per correggere alcune discrepanze che lo caratterizzavano, nonché , nel contempo, pervenire all’accreditamento delle strutture che, per motivi riconducibili alle precedenti amministrazioni dell’ASP, non era ancora stato richiesto, mentre i termini erano da tempo scaduti. Senza entrare nei dettagli è bene evidenziare come le strutture siano attualmente Unità del DSM, quindi “Pubbliche” in cui operano soggetti convenzionati per i servizi; pertanto avrebbe dovuto essere l’ASP stessa a provvedere all’accreditamento, cosa che, colpevolmente, non è stata fatta. Avevo ricevuto, più di un anno fa, una proposta di riorganizzazione del settore da parte di Legacoop , che avevo attentamente esaminata: subito mi era apparsa convincente , per i livelli qualitativi che erano espressi , per una serie di efficaci “paletti” posti a salvaguardia dei diritti degli utenti e delle normative vigenti in materia ( in particolare dei principi che sono alla base della legge Basaglia ), per la previsione di livelli adeguati di personale impiegato nella gestione delle strutture. Il tutto con un contenimento dei costi rispetto alla spesa storica (meno 12%), prevedendo un percorso che avrebbe consentito l’accreditamento e gli oneri relativi a carico del soggetto del privato sociale convenzionato. In sintesi una proposta saggia dal punto di vista politico-amministrativo , nel senso che andava ad ottimizzare il rapporto qualità/costi, superando tutte quelle contraddizioni che in atto caratterizzano il settore. Avevo pertanto posto, assieme ai responsabili di legacoop (successivamente condivisa anche dal coordinamento del terzo settore) che ne avevano illustrato i contenuti, il progetto di riorganizzazione al Governatore, che subito ne aveva colto le caratteristiche positive. Si era ipotizzato un percorso che avrebbe consentito l’accreditamento delle strutture e la riorganizzazione del settore, percorso che evidentemente necessitava della collaborazione fra l’ASP e la Regione e pertanto il documento con la soluzione progettuale veniva consegnato alla dottoressa Squllacioti per le valutazioni del caso. Ed è proprio qui che iniziano le dolenti note. La dottoressa Squillacioti , unitamente al Dottore Michele Zoccali, dopo aver a lungo tergiversato da un paio di mesi a questa parte, rispolverava , nella sua interezza di contenuti, la delibera a suo tempo proposta da Renato Carullo, il suo predecessore. Nonostante le reiterate azioni di protesta provenienti da più parti (lavoratori del settore, familiari degli utenti, associazioni di volontariato etc) Il 30 Aprile la Dottoressa Sqillacioti procede ad adottare l’atto deliberativo per la riorganizzazione delle strutture. Inoltre, con un comunicato diffuso attraverso i mass media, ne esaltava le peculiarità, negando l’evidenza: la delibera sancisce un ritorno nel passato, ad una realtà di tipo manicomiale. Peraltro non costituisce neanche un passo avanti per l’accreditamento, processo che, comunque, necessita di un nuovo provvedimento a livello regionale , proprio perché i termini sono scaduti.
Io stesso sia personalmente che tramite gli uffici della Regione, ho invano tentato di comunicare con la dottoressa Squillacioti, senza esito alcuno.
Adesso che le proteste da parte di familiari, lavoratori del settore, associazioni varie si stanno facendo sempre più incalzanti, io personalmente sento di dover esprimere la mia piena ed incondizionata solidarietà agli utenti, innanzitutto, che subirebbero le conseguenze di un provvedimento adottato con leggerezza estrema. Cosa particolarmente grave se consideriamo che si tratta di una fascia di persone particolarmente deboli. Esprimo la mia solidarietà anche ai parenti degli utenti ed ai lavoratori, auspicando che la loro azione servirà all’amministrazione a correggere immediatamente il tiro, attualmente posto in direzione errata. Credo che qualunque persona impegnata in politica, nella maggioranza o nell’opposizione, non possa prescindere dal mettere in primo piano le esigenze dei diritti dei più deboli. Auspico, personalmente, l’adozione di ogni provvedimento, tempestivo e determinato finalizzato alla risoluzione delle problematiche irrisolte nella psichiatria reggina.
Demetrio Berna – assessore programmazione econmica