Roggiano Gravina (Cosenza). Sono passati diversi mesi trascorsi tra accertamenti, interrogatori ed acquisizione di elementi che hanno portato all’emissione di un avviso di conclusione indagini, più noto come avviso di garanzia, ad un 40enne di Roggiano Gravina. Tutto inizia nella serata del 22 novembre scorso quando una telefonata anonima avvisa i carabinieri di una lite tra due uomini in una strada del centro durante la quale qualcuno ha sparato.
I militari si precipitano sul posto ma i due ormai si sono dileguati. Il 42enne, presunto autore dello sparo, tornato a casa con l’unica preoccupazione di far sparire ogni traccia dell’evento, la controparte, un 50enne del luogo, scappato a piedi, lasciando la propria auto sul posto, preoccupato solo di tutelare la sua incolumità.
Partendo proprio dall’auto lasciata lì nonché da altri indizi, i carabinieri avviano le indagini, recandosi a casa del 40enne, il quale nega ogni circostanza, “coperto” dal fratello. Ma agli investigatori non sfugge una leggera ferita sulla mano dell’uomo. Scatta la perquisizione domiciliare alla ricerca di armi, in particolare di un fucile regolarmente detenuto dall’uomo, il quale presenta qualche traccia di sangue. L’arma viene sequestrata ed i due fratelli vengono accompagnati in caserma.
Non essendoci testimoni e di fronte alle negazioni dei due, i militari sequestrano anche gli indumenti del 40enne. Le indagini sono rese più difficili anche dalla reticenza della vittima, la quale nega l’evento, così come fa un 35enne, presenta al momento dello sparo. Ma gli accertamenti proseguono e le contraddizioni e le reticenze del 50enne e del 35enne gli costano una denuncia per favoreggiamento, mentre viene richiesto al pm di Cosenza, dott. Cozzolino, che coordina le indagini, di inviare gli indumenti sequestrati al Ris di Messina per verificare la presenza di tracce di piombo, bario ed antimonio, le classiche particelle derivanti dall’esplosione di colpi di arma da fuoco. La conferma delle evidenti tracce dello sparo è la prova finale, il quadro è completo.
In quella notte di autunno i due stavano litigando, quando il 40enne estrae dal bagagliaio della propria auto un fucile, lo punta in aria e spara. La vittima, intimorita, scappa mentre il 40enne torna a casa. Nel tentativo di estrarre la cartuccia esplosa dal fucile si ferisce alla mano lasciando ulteriori tracce. Per lui l’accusa è di porto illecito di arma in luogo pubblico.
L’evento sottolinea l’importanza dell’informazione giunta ai carabinieri la quale, ancorché in forma anonima, ha consentito di avviare le indagini. La società rifiuta che si possano verificare certi episodi e cerca di difendersi. Anche perché la vicenda poteva finire molto peggio, in quanto i colpi vaganti rappresentano un enorme pericolo. Ma sottolinea altresì come l’omertà, la mancanza di collaborazione da parte di chi ha visto nonché della stessa vittima, abbia richiesto notevoli sforzi e un lungo lasso di tempo per giungere alla verità.
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