Reggio Calabria. Continua serrata la lotta volta all’aggressione ai patrimoni riconducibili alle organizzazioni di tipo mafioso da parte degli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria. A seguito dell’emissione di un decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, sono stati aggrediti i beni nella disponibilità di Francesco Gregorio Quattrone, 55 anni, nativo di Reggio Calabria. Quattrone è stato già destinatario in passato della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per la durata di due anni, irrogatagli nel 2000 dalla Corte di Appello – Sezione Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria e diventata definitiva l’anno successivo. Coinvolto nell’operazione “Olimpia 1” come presunto affiliato alla cosca Libri, è stato prosciolto dal gup presso il Tribunale di Reggio Calabria. Sul conto di Quattrone hanno rilasciato convergenti dichiarazioni accusatorie i collaboratori di giustizia Giovanni Riggio, Giuseppe Calabrò, Antonino Rodà, Antonino Gullì e Paolo Iannò, i quali hanno stigmatizzato il suo ruolo di “referente”, negli anni ’90, della cosca Libri nel comprensorio (“Locale”) di Gallina di Reggio Calabria. Il 27 ottobre 2010, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, a seguito delle indagini svolte dal Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria, nell’ambito della Operazione Entourage, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Quattrone, poiché ritenuto responsabile di avere fatto parte, insieme ad altri, dell’associazione per delinquere di stampo mafioso, denominata “cosca Libri”. Successivamente il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione del Riesame – ha anullato l’ordinanza disponendo l’immediata liberazione di Quattrone per insufficienza dei gravi indizi di colpevolezza. Il provvedimento odierno del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – è stato emesso a seguito di una lunga e complessa serie di accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, compendiati in una proposta di misura di prevenzione – a firma del direttore della Dia–Alfonso D’Alfonso, nella quale è stato ricostruito il complesso dei beni mobili ed immobili e dei beni aziendali riconducibili a Quattrone. Gli accertamenti patrimoniali, eseguiti avvalendosi delle recenti innovazioni legislative apportate dal nuovo Codice delle leggi Antimafia, hanno consentito, secondo gli inquirenti, di acclarare una manifesta sproporzione tra i modesti redditi dichiarati dall’imprenditore e l’ingentissimo patrimonio aziendale e personale allo stesso riconducibile. In particolare sono stati sottoposti a sequestro 58 unità immobiliari e produttive tra cui vastissimi appezzamenti di terreno agricolo per un’estensione di oltre 360.000 metri quadri, beni aziendali nonché rapporti finanziari nei confronti dell’imprenditore per un valore complessivamente stimabile in circa 20 milioni di euro. I beni sequestrati, in attesa di un’udienza camerale da tenersi presso il Tribunale per la trattazione nel merito, sono stati affidati dall’autorità giudiziaria a due professionisti reggini che ne cureranno la custodia e l’amministrazione garantendone la prosecuzione delle attività aziendali.