Catanzaro. Al termine del processo celebrato con rito abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì, ha condannato, a pene comprese tra i 4 e i 10 anni di reclusione, dieci persone accusate di essere appartenenti alla cosca crotonese “Vrenna-Ciampà-Bonaventura. Nei confronti di sei imputati è stata, invece, emessa, una sentenza di assoluzione. Si tratta di Giuseppe Mesoraca, Francesco Passalacqua, Francesco Pugliese, Armando Aschena, Zani Joues, Massimo Zurlo. Il rappresentante della pubblica accusa, il pm Pierpaolo Bruni, aveva richiesto che i soggetti alla sbarra fossero condannati a pene variabili da 3 a 18 anni di reclusione per i reati, a vario titolo, di associazione mafiosa, danneggiamento, estorsione, detenzione e porto d’armi, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti. A Giuseppe Passalacqua, ritenuto il vertice dei criminali di etnia rom che hanno base a Crotone, è stata comminata la pena più elevata, dieci anni di reclusione. Nel dettaglio, Domenico Bevilacqua è stato condannato a 6 anni di reclusione; Salvatore Ciampà a 6 anni; Claudio Covelli a 8 anni e 8 mesi; Pasquale Crugliano a 4 anni; Agostino Frisenda a 4 anni; Carmelo Iembo a 9 anni; Antonio Manetta a 4 anni; Leonardo Passalacqua a 6 anni; Gaetano Antonio Vrenna a 9 anni. Il processo è scaturito dall’operazione “Hydra”, condotta dalla Polizia nel febbraio dello scorso anno e che coinvolse in tutto 23 soggetti, sette dei quali hanno optato per il rito ordinario in fase di svolgimento al Tribunale di Crotone. Tra loro anche Gianluca Marino, già assessore provinciale allo Sport, che si sta sottoponendo al dibattimento processuale in corso a Crotone. L’ipotesi formulata originariamente dagli inquirenti verteva sul convincimento che le persone finite nelle maglie dell’indagine avessero preso le redini del clan, decapitato in seguito agli arresti eseguiti nell’ambito delle operazione “Heracles” e “Perseus”.