Reggio Calabria. Dopo decenni di “falsa politica”, fatta di corruzione, connivenze, clientele, inganni, raggiri, anni in cui è stato polverizzato il senso del bene comune e perseguito l’interesse delle caste, il risultato è quello che noi tutti stiamo vivendo e subendo. Accanto alle sofferenze ed ai sacrifici, alle rinunce ed alle difficoltà delle tante persone che non hanno più i mezzi sufficienti per vivere dignitosamente, si ergono, spavalde e sprezzanti, le ingordigie di una manipolo di individui che parassitariamente vivono, tra lussi e sprechi, sulle nostre spalle ed a discapito delle nostre vite e di quelle dei nostri cari. In questo contesto, il paradosso che si sta consumando riguarda proprio la politica: si sta attribuendo la responsabilità totale dell’attuale situazione alla politica, piuttosto che attribuirla a quelle persone che, pur non avendo nulla di politico, hanno gestito la res pubblica sfruttando i bisogni delle persone. E’ come se si attribuisse la responsabilità di un incidente stradale al veicolo, piuttosto che al conducente. Può sembrare retorica, ma l’esigenza di tornare all’interesse comune come fine, di ricollocare, dunque, al centro dell’azione politico-amministrativa l’individuo e le sue necessità, non è ulteriormente rinviabile. A Reggio, dove è stato addirittura inventato e brevettato un sistema per amministrare la Città che si vorrebbe proporre come modello su scala regionale, il paradosso è ancora più evidente. In riva allo Stretto si è sviluppato un modello che oggi si sta mostrando per ciò che è in realtà e che non ha nulla di politico. Ad elencare le innumerevoli correlazioni tra crimine organizzato (leggasi ‘ndrangheta, massoneria deviata ed istituzioni conniventi e corrotte) ed autorevoli ed illustri rappresentanti del modello Reggio ci sta pensando la Magistratura. Alla Politica, fatta anche dai partiti, il compito di ricostruire la Città e, con essa, il senso e l’orgoglio di sentirsene cittadino. Il lavoro della Commissione d’Accesso al Comune di Reggio dovrebbe oramai essere giunto alla fine e non dovrebbe riservare grosse sorprese, viste le macroscopiche, palesi ed evidenti “anomalie” gestionali della passata e dell’attuale Amministrazione Comunale. I componenti della Commissione, le cui storie personali e professionali non lasciano spazi a dubbi circa la loro imparzialità e la loro lealtà allo Stato, non potranno che fotografare una situazione problematica. La soluzione di tale problematica non sta alla Commissione, cui va riconosciuto il merito di continuare a lavorare in un ambiente non sempre collaborativo ed ospitale. E’ la classe politica, soprattutto quella locale, che deve provvedere. Perché ciò sia possibile, tutte le organizzazioni che si propongono di amministrare il bene comune esercitando la nobile arte della Politica devono rigenerarsi. Non è una questione anagrafica, ma di metodo e di persone. Se i cittadini devono pretendere di più dai loro rappresentanti, tentando di non cedere ai soliti inganni ed informandosi un po’ di più, i partiti e tutti i soggetti organizzati che si propongono politicamente devono avere il coraggio di osare di più, preoccupandosi di selezionare e di proporre persone non in funzione di pacchetti elettorali, ma in funzione della loro storia personale, professionale e politica. Ci sono, in Città, decine di donne e di uomini in grado di poter davvero modificare lo status quo. I partiti, alcuni dei quali hanno oggettivamente già in corso radicali processi di cambiamento e rigenerazione, devono avere il coraggio di rinunciare ai pacchetti di voto, che in un contesto come quello reggino, sono spesso gestiti dal crimine organizzato. I partiti, insostituibili e necessari strumenti di democrazia, riappropriandosi anche del loro ruolo di mediazione tra Cittadini ed Istituzioni, devono investire sul consenso. Investire, cioè, su quelle persone libere da condizionamenti di casta o di sorta che, per la loro storia personale, professionale e politica hanno dimostrato di essere in grado di fare qualcosa per gli altri, avendo il coraggio e la coerenza di mettere al bando chi, pur avendo qualche voto, rappresenta la continuità e l’incarnazione del modello fin oggi seguito.
Giuseppe Musarella