Locri (Reggio Calabria). Nei giorni scorsi ho preso atto degli innumerevoli attestati di solidarietà, scaturiti dalla mia presa di posizione sulla nomina a primario della Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Locri, meravigliato. Meravigliato perché l’Ordine provinciale dei Medici, i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale e la Federazione di Ostetricia e Ginecologia hanno espresso detta solidarietà, senza se e senza ma, al neo-primario esprimendo, al contrario, nei confronti della mia famiglia solo una formale vicinanza. È mia intenzione abbassare i toni della vicenda, rassicurando l’Ordine dei Medici che non sarò mai protagonista o causa di “vili ed ingiustificate aggressioni” ad operatori sanitari; pur se la vita mi ha messo a dura prova rimango una persona perbene. Ribadisco, però, il mio giudizio da umile cittadino di inopportunità del trasferimento presso l’Ospedale di Locri del Dottor Baccellieri quando il contratto al precedente dirigente sembra non esser stato rinnovato proprio per dei presunti episodi di malasanità. In oltre sette anni, e nemmeno adesso, ho mai messo in dubbio la professionalità del Dottor Baccellieri, che non spetta a me giudicare, ma ribadisco il mio giudizio di inopportunità sulla sua nomina a primario del reparto di Ginecologia della Locride, visto quanto accaduto a mio figlio, testimonianza vivente fino a prova contraria, di un errore sanitario. Il diritto di esprimere la mia opinione, vivendo in un Paese democratico, nessuno può negarlo, soprattutto se la mia opinione non è campata in aria, ma supportata da una sentenza. Sulla base di questa sentenza chiedo, nuovamente, che venga rivista la scelta da me ritenuta sconveniente, non per un interesse mio, ma per un interesse diffuso dei miei conterranei. Nulla da obiettare al fatto che, tra gli altri, l’Ordine e i vertici dell’A.S.P. abbiano preso posizione in difesa del medico e della scelta di metterlo a capo dell’Unità Operativa di Ostetricia di Locri, ma non riesco a comprendere se i soggetti che oggi hanno espresso la loro solidarietà al primario, prima di prendere posizione, abbiano letto le motivazioni della sentenza di condanna. Ciò lo dico perché l’unico rappresentante delle istituzioni che si è apertamente schierato al mio fianco – l’Assessore Provinciale Giovanni Calabrese – prima di esprimere la propria opinione ha richiesto di poter leggere le motivazioni del Giudice di Melito Porto Salvo. Mi chiedo come possa l’Azienda Sanitaria Provinciale oggi dire di non essere stata messa a conoscenza dell’accaduto quando già dal 2005 è stata inviata formale richiesta di risarcimento dei danni; mi chiedo come possa, l’Azienda sanitaria ignorare i fatti quando dal 2009 è costituita per mezzo del proprio ufficio legale nella causa civile per risarcimento dei danni, causa nel corso della quale è stata depositata la perizia redatta dal Professor Bresadola e dal Dottor Rizzo (nominati dal Giudice penale) che analizza puntualmente l’operato del primario in occasione della nascita di mio figlio. Concordo sul fatto che il dottor Baccellieri non è da considerarsi colpevole finché la sentenza di condanna non sarà passata in giudicato, ma questa sentenza, anche se non mette la parola fine alla vicenda, ci dice che innocente non è. Questa sentenza di condanna, poi, molto probabilmente non passerà mai in giudicato. Essendo già decorsi i termini per la prescrizione del reato, a meno che il dott. Baccellieri non voglia rinunciare a detto beneficio, pur in presenza di una sentenza di condanna, questi rimarrà incensurato. Concordo con l’Ordine dei Medici reggino, inoltre, sul fatto che un processo per malasanità non può durare così tanti anni – nel nostro caso ci sono voluti oltre sette anni per una sentenza di primo grado – ma vorrei evidenziare che l’irragionevole durata del procedimento è stata dovuta, principalmente, a delle fasi di stallo delle indagini, ritenute dai miei difensori “anomale”, ed a due ingiustificate richieste di archiviazione, fatti puntualmente denunciati al C.S.M. ed al Ministero della Giustizia. La lunga attesa per una pronuncia di primo grado che forse ha leso la serenità del primario di Locri (il quale comunque, proprio grazie alle lungaggini, potrebbe beneficiare della prescrizione), ha sicuramente danneggiato gli interessi di mio figlio il quale non ha ancora visto riconosciuto il proprio diritto ad un equo risarcimento. Concludo la presente ringraziando il coraggio di quanti mi hanno affiancato nella mia protesta, gente comune di ogni estrazione sociale, in primis l’Assessore Provinciale Giovanni Calabrese che ha dimostrato concreto interesse per la situazione di mio figlio Nicolas e per le sorti del nostro Ospedale, dimostrandosi, caratteristica rara nella classe politica, un uomo libero.
Francesco Umbaca, padre di Nicolas