Il lavoro di un Diplomatico è, da sempre, molto difficile sia da svolgere sia da comprendere. Non tutti sanno quanto o come si deve apprendere per diventarlo e soprattutto come si deve agire una volta diventati diplomatici. Ecco perché l’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, decide di fare delle simulazioni su quanto accade all’interno dell’assemblea generale. Queste simulate vedono protagonisti migliaia e migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo e di tutte le età. Può essere quindi considerato anche un modo per conoscere persone totalmente differenti da noi e dal nostro modo di pensare. Affermiamo quindi con certezza che è un’esperienza che dovremmo fare tutti ed è per questo motivo che in Italia vi sono diverse associazioni che promuovono la partecipazione a questo evento. In Sicilia, ce n’è una particolarmente rinomata e che, nel corso degli anni, ha ricevuto più volte i complimenti dall’organizzazione di tale per la preparazione dei propri studenti: l’Ente di formazione UniOne.
Anche quest’anno, UniOne ha partecipato al progetto National High School Model United Nations e ha portato con sé ben 20 ragazzi di quattro diverse città sicule e calabre: Palermo, Enna, Catania e Reggio Calabria con il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci. Chi vi scrive ha fatto parte di questo gruppo e vi può assicurare che è stata un’esperienza fantastica. Quando abbiamo deciso di intraprendere questo percorso con UniOne, non sapevamo cosa aspettarci; certo, sapevamo che saremmo andati a New York City e questo era già eccitante, ma cosa avremmo dovuto fare lì? Quali sarebbero stati i ruoli che avremmo ricoperto mentre avremmo “giocato” a fare i diplomatici? Ecco, le risposte a tutte queste domande ce le avrebbero poi date, durante il corso preparatorio, i preparatissimi ragazzi appartenenti all’Ente (Francesco Agnello, Emilio Costarella, Paolo Romano). Abbiamo così capito cosa fa un Diplomatico alle Nazioni Unite, come si muove sia in veste ufficiale che non.
Finito il corso preparatorio, è finalmente giunto il momento della partenza.
Arrivati a New York, ci hanno subito messi sotto. Dopo la bella cerimonia d’apertura, abbiamo immediatamente iniziato i lavori in commission. È stato da subito molto interessante perché dei ragazzi più o meno adulti, iniziavano a discutere di quelli che erano e, purtroppo, sono i problemi che affliggono la maggior parte delle nazioni. Razzismo, terrorismo, armi nucleari, sottosviluppo industriale e medico sono solo alcuni degli argomenti trattati durante questa enorme manifestazione. E tutti tentavamo di esporre la nostra idea, nel rispetto dell’altro e, allo stesso tempo, tentando di portare avanti le politiche del nostro Paese. Abbiamo dovuto aspettare il nostro turno, dire ciò che volevamo in tempi ristrettissimi e, inoltre, carpire chi potesse essere più utile alla nostra causa e chi, invece, non lo era affatto. Insomma un lavoro lungo, faticoso e, ad essere onesti, anche un po’ noioso.
A conclusione dei lavori svoltisi nelle varie conferenze, c’è stata la cerimonia di chiusura, tenutasi nella sala dell’Assemblea Generale, all’interno del palazzo di Vetro, sede dell’ONU. Da veri delegati, abbiamo preso posto e messo in mostra la nostra placard, con su scritto il nome della Nazione (Ruanda e Bielorussia). Abbiamo quindi votato le Draft resolution, facendole così diventare vere e proprie risoluzione; infine si è svolta la premiazione. Le scuole e gli alunni più meritevoli hanno infatti ricevuto un premio per le loro abilità, linguistiche ed organizzative. Noi, purtroppo, non siamo riusciti ad acciuffarne nemmeno uno; tuttavia abbiamo ricevuto una lettera da parte degli organizzatori del progetto che ci esprimevano i loro ringraziamenti e complimenti per il nostro atteggiamento durante tutto il corso della simulata. Una grossa soddisfazione per tutti noi.
Al termine del progetto è poi iniziata la seconda parte del viaggio: la visita della città di New York. Tutti noi, nonostante alcuni ci fossero già stati, siamo rimasti colpiti dalla magnificenza della città che, per molti versi, può essere considerata come capitale del mondo. Time Square, Central Park, il Madison Square Garden sono stati soltanto alcuni dei luoghi da noi visitati e che porteremo per sempre nel nostro cuore. Abbiamo vissuto lì, insieme agli americani, girando a piedi per la città, passando dall’8th alla 7th avenue e girando per i corridoi del MoMA come i tanti turisti hanno fatto prima di noi. Abbiamo percorso le stesse strade di Peter Parker, alias Spider-Man, di Carry, Samantha, Miranda e Charlotte di Sex and the City. Siamo saliti sull’Empire State Building e, per un attimo, ci siamo sentiti come King Kong passando però ad Audrey Hepburn, mentre camminavano sulla 5th, passando davanti al famoso negozio Tiffany. Insomma, abbiamo, per quello che potevamo, girato in lungo ed in largo l’isola di Manhattan, senza però dimenticare altre due fondamentali isole: Staten e Liberty Island, simboli di tutti gli Stati Uniti d’America.
Purtroppo, però, il tempo a nostra disposizione era poco ed è passato troppo in fretta e siamo quindi dovuti tornare a casa, senza però dimenticare quei bellissimi momenti passati insieme nella Città Che Non Dorme Mai.
Alberto Prestileo