Reggio Calabria. Personale della Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, e del Commissariato di Bovalino, ha arrestato presso la propria abitazione a Casignana (RC), Michele Carabetta, 34enne nato a Locri, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, reato per il quale è stato condannato in primo grado alla pena di 8 anni di reclusione. L’arresto è stato eseguito in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Reggio Calabria il 3 novembre 2011, e divenuta esecutiva e definitiva il 13 luglio scorso, a seguito del rigetto della Suprema Corte di Cassazione del ricorso proposto dall’interessato.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile nell’ambito dell’operazione “Fehida” hanno permesso di delineare il presunto ruolo criminale di Michele Carabetta, considerato dall’accusa l’armiere della cosca Pelle-Vottari, nonché figlio e fratello di Antonio e Sonia Carabetta, arrestati il 6 luglio scorso con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Nei primi mesi del 2007, nel pieno svolgimento della “faida di San Luca”, Michele Carabetta si sarebbe recato più volte nella provincia di Roma, per acquistare, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, fucili mitragliatori kalashnikov su mandato di Santo Vottari, oggi di 40 anni, e Antonio Pelle alias “u vancheddu” o “la mamma”, oggi di 50 anni, entrambi attualmente latitanti di spicco dell’omonimo sodalizio mafioso contraposto ai Nirta (Versu) – Strangio (Janchi).
Dalle attività investigative era emerso come Michele Carabetta fosse stato individuato dalla cosca Pelle-Vottari per concretizzare l’acquisto di micidiali armi da guerra anche grazie all’apertura di un canale “romano-bosniaco”, grazie al quale avrebbe effettuato, nel corso delle indagini, diversi viaggi nel Lazio.
La “faida di San Luca” ha fatto registrare nel corso degli anni momenti drammatici, come nel 2007 con la “strage di Duisburg”, avvenuta in territorio tedesco a ferragosto di quell’anno, quando vennero assassinati 6 cittadini italiani raggiunti da numerosi colpi d’arma da fuoco mentre si trovavano all’esterno del “ristorante Da Bruno”.
A distanza di pochi giorni da quell’eccidio il delitto fu ricondotto alle vicende della “faida di San Luca” e, nella notte del 30 agosto 2007, vennero eseguiti 43 provvedimenti di fermo a carico di altrettanti presunti affiliati ai clan di San Luca, e tra essi Michele Carabetta.
Grazie a quei riscontri giudiziari è stato possibile raccogliere gravi elementi di reità a carico delle famiglie Pelle-Vottari, ritenute direttamente coinvolte nell’agguato di Natale 2006, e tracciare una nuova mappa degli schieramenti mafiosi, con particolare riguardo alle loro proiezioni estere.
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