Cgil: “Parco Nazionale del Pollino colpito dagli incendi e distrutto da una classe politica inetta”

Castrovillari (Cosenza). Non servono i proclami o le accuse reciproche sulle responsabilità politiche tra i diversi livelli istituzionali locali e territoriali del governo democratico del territorio, a ridare vitalità e vigore a centinaia di ettari del patrimonio boschivo andato in fumo in una settimana di incendi dolosi, appiccati nel cuore del Parco, versante calabro, tra i Comuni di Frascineto, Castrovillari, Morano e Mormanno, con una logica criminale distruttiva che ben si conosce in questa martoriata regione. Non serve neanche invocare l’intervento dell’Esercito, dell’Aeronautica Militare e chissà chi altri per spegnere gli imponenti incendi che stanno, ancora oggi, inesorabilmente distruggendo un patrimonio naturalistico, ambientale e paesaggistico di inestimabile valore del Parco Nazionale del Pollino. Per questi inaccettabili e deprecabili eventi, di incendi dolosi che colpiscono con strategia criminale l’area protetta, ci sono precise responsabilità di tutti i livelli istituzionali del governo democratico del territorio. Incominciando dalle istituzioni più prossime: gli Enti Locali rappresentano il primo livello istituzionale più prossimo alla tutela del territorio, di cose, persone, flora e fauna; l’Amministrazione Provinciale, gli Enti regionali (AFOR, Consorzi di Bonifica, ecc.), la Regione Calabria, il cui Presidente Giuseppe Scopelliti è riuscito in performance peggiori dei precedenti governi regionali Chiaravalloti e Loiero! È quanto dire. Per cui ci siamo convinti che il territorio lo difendono e lo tutelano gli abitanti dello stesso, con buone pratiche di partecipazione civile, politica, democratica. Perciò addebitiamo anche una specifica responsabilità a chi, istituzionalmente, è preposto, per legge, alla tutela della flora e della fauna dell’area protetta. Non si capisce per quale recondito motivo nel Parco Nazionale del Pollino non sia possibile, come nella generalità degli altri Parchi Nazionali ed europei, mettere in campo un Piano Antincendio Boschivo, previsto peraltro da apposita Legge dello Stato e dal Piano del Parco, per la prevenzione ed il controllo degli incendi boschivi. Affinchè siano opportunamente dislocati, nelle aree più sensibili, apposite vedette radiocollegate e sufficienti squadre di operai con mezzi agili che intervengono con immediatezza e sollecitudine a spegnere prontamente i focolai, evitando l’espansione degli incendi verso le vette e limitando sia i danni ambientali che economici attraverso poi l’utilizzo dei costosi interventi della flotta di Canadair. In un’area protetta a grave ritardo di sviluppo possono e devono essere messe in campo politiche occupazionali idonee a promuovere lavoro e sviluppo in una prospettiva di tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico ed ambientale del Parco Nazionale del Pollino. In questa maniera può anche crescere positivamente il consenso delle popolazioni locali verso il Parco e la necessità ineludibile di custodire e tutelare, in maniera produttiva ed attiva, questo grande patrimonio naturale. La riconversione del lavoro forestale da “lavoro assistito” a lavoro produttivo: altro che blocco del turn over dei lavoratori forestali. Promuovere, invece l’occupazione giovanile, anche stagionale, per la tutela e la manutenzione del territorio in chiave di tutela e salvaguardia degli habitat unici del Pollino. Utilizzare le risorse europee per fare buona occupazione, al servizio della tutela e della valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico del territorio. Ripudiare le politiche assistenziali dei sussidi fine a se stessi, degli ammortizzatori sociali di lunga durata, delle misere indennità assolutamente insufficienti per vivere dignitosamente, battersi, lottare per affrancare questo territorio del Pollino, della Calabria, dalla morsa della povertà diffusa, di un’area a grave ritardo di sviluppo che rimane tra le aree più depresse dell’Europa. Il Pollino potrà riscattarsi solo nella misura in cui la popolazione prende coscienza che è giunta l’ora di mandare a casa una classe dirigente inetta ed incapace di assicurare una governance decente, accettabile, al territorio. Mobilitare le popolazioni contro la mala politica, la scarsa qualità della Pubblica Amministrazione che preclude ogni possibilità di riscatto economico e sociale del territorio. Contro le politiche clientelari della costruzione del consenso in danno ai cittadini ed alla Calabria, messe in campo da una classe politica di infimo valore. Indignarsi e partecipare ad una grande mobilitazione civile contro chi governa la Calabria, per affermare buone pratiche di governo democratico del territorio, per la valorizzazione di tutte le risorse, locali, nazionali ed europee ed, infine, per mandare a casa tutti quegli innumerevoli amministratori incapaci di dare una prospettiva di emancipazione civile ed economica a questi territori del sud. Il Parco deve vivere. Il Parco è un patrimonio naturalistico, ambientale e paesaggistico. Ma può essere anche lavoro, sviluppo, benessere sociale diffuso con pari opportunità per tutti i cittadini che vivono nell’area protetta. E’ urgente un momento di coordinamento delle istituzioni locali, territoriali, regionali e nazionali al fine di una definitiva risoluzione della problematica relativa a questa ennesima ed immancabile emergenza ambientale. Si può dare una risposta adeguata all’emergenza ambientale ed anche, contestualmente, alla ormai storica emergenza sociale del territorio.

Silvano Lanciano – Per la Segreteria Confederale C.G.I.L. Camera del Lavoro Territoriale del Pollino, della Sibaritide e del Tirreno

 

 

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