Catanzaro. I Carabinieri hanno scovato e arrestato a Catanzaro Lido il 58enne Domenico Arena, considerato uno dei personaggi al vertice del clan Pesce, di Rosarno. Era ricercato dal 20 settembre 2011, giorno in cui fu pronunciata la sentenza di condanna in primo grado a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa, al termine del processo “All Inside”, celebrato con rito abbreviato. Arena è stato tratto in arresto dai Carabinieri del Ros di Reggio Calabria e Catanzaro, del Nucleo investigativo di Reggio e dallo Squadrone Cacciatori. Il boss si trovava all’interno di una residenza di prestigio a Catanzaro Lido. Cognato di Vincenzo Pesce, noto come “u pacciu” e tra i cinque soggetti affiliati al clan Pesce ancora braccati dalle forze dell’ordine, era stato tratto in arresto nel contesto dell’operazione “All Inside”. Sulla base di quanto emerso nell’immediatezza della cattura, i Carabinieri hanno sorpreso Domenico Arena in un’abitazione adiacente a quella del suo avvocato, Stefania Rania. I militari dell’Arma, rintracciato il nascondiglio dell’uomo qualche giorno addietro, sono intervenuti oggi, una volta acquisita la certezza che il latitante si trovava all’interno dell’appartamento. Da quanto appurato nel corso delle indagini scaturite nel processo “All Inside”, il latitante era impegnato, a nome del clan Pesce, nel comparto dell’autotrasporto. Il conferimento di questo ruolo provocò un acceso diverbio tra il cognato Vincenzo Pesce, fratello del capo della cosca, Antonino, conosciuto come “testuni” ed il nipote Francesco. Una polemica sedata dall’intervento del medesimo Antonino, che indusse a più miti consigli il figlio, assecondando così il volere del fratello Vincenzo. Costituitosi due giorni dopo l’esecuzione dell’operazione “All Inside”, uscì dal carcere per assenza di gravi indizi di colpevolezza. Nel novembre del 2010, invece, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “All Inside 2”, si presentò alle forze dell’ordine una settimana più tardi: il gip, anche in questo caso, dispose la scarcerazione. Due decisioni contro cui il sostituto procuratore Alessandra Cerreti presentò ricorso in Cassazione. Datosi alla latitanza dopo essere stato condannato a dieci anni di reclusione, il 58enne Domenico Arena spedì una missiva ai magistrati riferendo di essere scappato in quanto considerava la pena iniqua, aggiungendo che si sarebbe fatto vivo solo se in Appello i giudici avessero modificato la sentenza in suo favore. Davanti all’edificio in cui è stato catturato si sono riunite oltre trecento persone che hanno applaudito i Carabinieri.