Catanzaro. I giudici del Tribunale di Catanzaro hanno condannato nove imputati e assolto altrettante persone coinvolte nell’inchiesta denominata “Why Not” che verteva sulle sospette irregolarità che sarebbero state commesse nell’assegnazione di risorse pubbliche ad imprese private che si avvalevano di lavoratori interinali. Per gli altro otto soggetti indagati i reati sono andati in prescrizione. Le pene inflitte variano dai 3 anni e 6 mesi agli 8 mesi di reclusione. Il collegio giudicante ha comminato la condanna più pesante a Giancarlo Franzè, 3 anni e 6 mesi. Il Tribunale ha poi condannato Rosalia Marasco a 2 anni di reclusione; Antonio Gargano ad un anno e sei mesi; Michele Montagnese, Filomeno Ponetti e Michelangelo Spataro ad un anno di reclusione; Domenico Basile, Rosario Calvano e Dionisio Gallo ad 8 mesi di reclusione. A carico di Franze è stata stabilita la pena accessoria rappresentata dall’interdizione dai pubblici uffici per un periodo di 5 anni, accompagnata dal divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per l’intero periodo in cui sarà scontata la pena. I giudici hanno disposto la sospensione condizionale della pena per Basile, Calvano, Gallo, Marasco, Montagnese, Pometti e Spataro. L’ex vicepresidente della Regione, Nicola Adamo, è stato assolto, al pari di Aldo Curto, Pasquale Citrigno, Gennaro Ditto, Antonino Gatto, Marino Magarò, Pasquale Marafioti, Francesco Morelli ed Ennio Morrone. La prescrizione dei reati contestati ha riguardato le posizioni processuali di Rosario Baffa Caccuri, Ernesto Caselli, Giorgio Ceverini, Antonio Esposito, Clara Magurno, Antonio Mazza, Caterina Merante, (testimone primaria su cui si è fondato l’impianto accusaorio) e Giuseppe Pascale. Per Cesare Carlo Romano è stata disposta l’estinzione del reato per morte del reo. I giudici hanno ordinato inoltre che siano risarcite le parti civili, nello specifico la cifra di 100 mila euro sarà erogata alla Regione Calabria, 9 mila euro a Fincalabra. I rappresentanti della pubblica, Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, accusa avevano richiesto che 14 imputati fossero condannati a pene comprese tra uno e tre anni di reclusione.