Palmi (Reggio Calabria). L’ex procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Salvo Boemi, ha querelato la collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce che, durante un’udienza del processo “All Inside” in via di svolgimento davanti al Tribunale di Palmi, ha sostenuto che, secondo quanto ascoltato dai suoi parenti, essi avevano l’opportunità di avvalersi dell’appoggio del magistrato. La notizia è stata resa nota dall’avvocato di Boemi, Salvatore Costantino. ”Non c’è dubbio – ha spiegato il legale dell’ex magistrato – che le pur vaghe dichiarazioni della signora Pesce, rese nel corso di una pubblica udienza davanti al Tribunale di Palmi, abbiano avuto l’obiettiva capacità di offendere l’onore, il prestigio, la reputazione e la storia professionale del dottor Boemi. Con la querela si offre una rappresentazione quasi fotografica dell’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose condotta dal dottor Boemi, che racconta di come il nome del magistrato “rimbombasse” nelle case della famiglia Pesce di Rosarno “tutte le innumerevoli volte che le sentenze di condanna agli uomini del clan hanno annunciato la fine dell’impunità mafiosa o che lo Stato ha iniziato finalmente ad aggredire i loro patrimoni procedendo alla confisca di beni per svariati miliardi”. ”Il dottor Boemi – ha sottolineato l’avvocato Costantino – ha vissuto per decenni una condizione di prigioniero, costretto, nello svolgimento della sua funzione, a vivere blindato, sotto scorta, a rinunciare alla bellezza della normale quotidianità nel nome di una Calabria finalmente libera dal dominio mafioso: l’atto che oggi compie è la doverosa e coerente testimonianza a difesa della storia professionale e civile di un fedele servitore dello Stato”. ”Il nome di Boemi sarà rimbombato – continua l’avvocato – quando, da presidente della Corte d’Assise di Palmi, ha pronunciato 19 ergastoli, tra i cui destinatari comparivano Pesce Antonino, classe 1953, e Piromalli Giuseppe. Ovvero quando un procedimento penale della Dda del ’94 di Reggio Calabria, in quel periodo diretta proprio dal dottor Boemi, porta il Tribunale di Palmi ad emettere una sentenza di condanna anche nei confronti di Pesce Salvatore, padre della signora Giuseppina Pesce. O, ancora, quando nella qualita’ di presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Sezione per le Misure di prevenzione, nel procedimento promosso contro numerosi esponenti della famiglia Pesce (Pesce + 47), firmava il decreto con il quale oltre a sottoporre i preposti alla misura della sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catanzaro, disponeva la confisca di numerosi cespiti per miliardi di lire”.