Reggio Calabria. Un frastuono continuo. Un disturbo acustico che mette a dura prova i nervi e la normale attività quotidiana, di studio e lavorativa, senza dimenticare le notti insonni che ormai fanno parte della nostra vita. Sono un cittadino a cui hanno tolto la tranquillità, che, come extrema ratio, decide di rivolgersi alla Vostra redazione per avere un aiuto e che, altrimenti, rimarrebbe inascoltato. Da quando, parecchi anni fa, è stato inaugurato il centro commerciale Quiiper a Reggio Calabria, vicino al ponte della Libertà, quella che era una zona pacifica e tranquilla si è trasformata in una bolgia: traffico e soprattutto inquinamento acustico. Da due anni, però, la situazione era davvero intollerante: gli annunci e la musica a tutto volume, “sparati” attraverso gli altoparlanti esterni, sono diventati insopportabili poiché (evidentemente per scopi commerciali e in frode alla legge) indirizzati a tutto il quartiere affinché la popolazione circostante sapesse che “le pizzette erano pronte” oppure che “il pesce era fresco” e così via. Sono dunque iniziate le telefonate di protesta da parte mia e di tutti coloro che hanno un’attività presso la quale devono lavorare concentrandosi per non sbagliare, di chi ha bambini piccoli che hanno bisogno di dormire, di chi è anziano e ha bisogno di cure e serenità, di chi fa massacranti turni notturni al lavoro ed avrebbe diritto ad un minimo di civiltà da parte dei suoi vicini di giorno, etc. Senza celare l’insofferenza e prive di qualsiasi imbarazzo, le risposte dei responsabili della sicurezza o degli addetti al centralino erano sempre volte ad affermare che il problema sarebbe stato presto risolto. Puntualmente, però, dopo un paio d’ore, tutto tornava come prima. A volte il telefono ci è stato sbattuto in faccia senza alcun motivo dato che la nostra unica richiesta era che facessero uso, per la radio e loro comunicazioni, degli altoparlanti che avevano all’interno della struttura così come ragionevolmente succede in tutti gli altri esercizi commerciali. Un bel giorno, circa un anno fa, un nuovo mostro si è prepotentemente affacciato nelle nostre vite: l’allarme notturno. Da allora, le nostre notti sono state accompagnate da questo “piacevole” ritornello senza sosta che andava a dormire solo verso le 6 del mattino. Risollecitati i dipendenti del Quiiper a porre fine a questa violenza, abbiamo ascoltato delle risposte inaccettabili: “Tranquilli che dopo un po’ la batteria si scarica!” oppure “Conoscete le difficoltà dell’azienda, non abbiamo i soldi per pagare un tecnico e non abbiamo l’autorizzazione del proprietario per disattivare l’allarme notturno”, etc. Non ci rimaneva che chiamare le forze dell’ordine, quali tutori della quiete pubblica e sempre vicini alla cittadinanza. Non si lamentava, d’altro canto, un generico “disturbo” ma una situazione intollerante, dannosa per la salute sia fisica che psichica, che, non a caso, il nostro ordinamento definisce reato (art.659 c.p.). Beh, nell’incredulità generale, le risposte di Carabinieri, Polizia e Vigili Urbani, sono state ancora più imbarazzanti: “Non siamo mica noi i custodi del Quiiper”, “Non siamo collegati al Centro Commerciale”, etc. Succede poi, come tutti sanno, che il Quiiper chiude i battenti il 16 giugno di quest’anno. Non senza provare un sincero dispiacere per le persone che hanno perso il posto di lavoro, pensavamo a quel punto che l’incubo fosse finito. Non è stato così purtroppo. Un fischio lacerante ha tormentato le nostre orecchie per giorni interi ed ora, da qualche tempo, un assordante campanello suona giorno e notte; il tutto condito con il caro vecchio allarme che la notte ci allieta ad intervalli di 15 minuti. Neanche ignorando il caldo africano di questi giorni e chiudendo imposte e finestre riusciamo a proteggerci, data la straordinaria potenza dell’impianto che era stato ideato per coprire l’estesa struttura del simpatico supermercato. Ricontattiamo i Carabinieri e ci avvisano che non possono intervenire in quanto è in essere una procedura concorsuale contro la società G.D.M. SpA ed è quindi necessaria un’autorizzazione del Giudice, che però è in ferie in quanto siamo ad Agosto. Ora, mi domando: se anche coloro che vengono retribuiti per tutelare l’ordine pubblico preferiscono non ascoltare i bisogni della popolazione che paga le tasse per un servizio indispensabile, cosa rimane al cittadino? L’autotutela? Commettere un atto estremo e contra legem spingendosi all’interno dell’edificio e disattivando, manualmente e di sua iniziativa, altoparlanti ed allarmi? La gente deve davvero iniziare a pensare che ci sia solo questa soluzione? Forse agendo così il quartiere tornerà ad essere vivibile e le forze dell’ordine si prenderanno il plauso per aver agito nell’interesse della cittadinanza. Onore al merito.
Un cittadino stanco ed arrabbiato