Rende (Cosenza). “La tassa di soggiorno istituita nella seduta di consiglio comunale del 30 luglio scorso è illegittima e inesigibile. Gli albergatori rendesi, giustamente allarmati per le conseguenze di un provvedimento assurdo che li penalizza avvantaggiando le strutture ricettive delle realtà limitrofe, possono far valere facilmente le loro ragioni contro il Comune”. Lo dichiara in una nota Spartaco Pupo, consigliere comunale del Gruppo Misto. “L’imposta di soggiorno, come previsto dal decreto legislativo n. 23 del 2011 (disposizioni in materia di federalismo fiscale), può essere istituita – evidenzia Pupo – solo dai Comuni “inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte”. Certamente Rende non è una città turistica. Non vedo guide turistiche in giro né flotte di visitatori o pellegrini né monumenti. Se è città d’arte, lo è solo dal punto di vista burocratico e limitatamente al centro storico, come stabilito durante le sindacature di Principe e Bernaudo. Con delibera di giunta n.171 del 2003, infatti, la giunta Principe chiedeva l’inserimento nell’elenco regionale come “città d’arte per il solo territorio del centro storico”. Nel 2006 il Commissario ad Acta, delegato del prefetto di Catanzaro, decretava l’inserimento del Comune dell’elenco della Regione Calabria come “città d’arte per la zona del solo centro storico”. La giunta Bernaudo, con delibera n. 10 del 2007 confermava l’inserimento di Rende come “città d’arte per la zona del solo centro storico”. Ammesso che davvero il centro storico di Rende, per lo stato di totale abbandono in cui versa, possa davvero essere considerato un borgo artistico, il resto della città non è riconosciuto come avente valore artistico e turistico. Pertanto gli albergatori della parte valliva e cittadina del territorio di Rende, ossia la stragrande maggioranza di loro, possono non richiedere l’imposta di soggiorno ai loro clienti”. “E i fantasiosi amministratori rendesi – è la conclusione del consigliere comunale del Gruppo Misto – dovranno inventarsi qualcos’altro per tentare di racimolare qualche spicciolo dopo le disastrose gestioni che hanno portato il Comune al dissesto finanziario.