Milano. Operazione Ulisse, Ilda Boccassini: “Imprenditori incensurati si affiliano alla ‘ndrangheta”

Milano. A giudizio del Procuratore Aggiunto della Repubblica di Milano, Ilda Boccassini, che sta commentando in questi minuti i risultati dell’odierna operazione “Ulisse”, concretizzatasi con 37 arresti eseguiti dai Carabinieri nel Milanese, la testimonianza lampante della capillarità della ‘ndrangheta è rappresentata dalla storia degli imprenditori Antonio e Domenico De Masi, che abitano ed operano in Lombardia. Scomparso in seguito ad un incidente stradale, avvenuto nel mese di agosto di dua anni, il fratello Orlando, i due sono entrati a far parte di una cosca calabrese. A loro vengono affidate le armi del clan, un incarico precedentemente assunto dal fratello deceduto. “E’ un fatto che ci ha incuriosito e inquietato e va valutato nella sua drammaticità – dice Boccassini – si tratta di imprenditori incensurati, che producono e chiedono di affiliarsi dopo la morte del fratello”. La svolta decisiva all’inchiesta culminata negli arresti odierni è arrivata, a giudizio di ilda Boccassini,  dalle dichiarazioni rese  da Michael Panajia, che siede sul banco degli imputati nel processo  relativo al delitto Novella. “Il fatto che un altro imputato, dopo Antonino Belnome e Saverio Cappello, entrambi della ‘locale’ di Giussano, si arrenda allo Stato – commenta il Procuratore Aggiunto – è il dato che ci dà più soddisfazione. Gli imputati, in questi casi, si trovano di fronte a una scelta. Le ragioni per le quali fanno questa scelta non sono importanti, il nostro dovere è affrontare con spirito laico chi decide di fare un contratto con lo Stato e, per l’ideologia della Procura milanese, ha molti doveri e pochi diritti”. “All’inizio -spiega il pubblico ministero – non eravamo convinti della sua collaborazione, parlava di persone con cui aveva avuto rapporti di amicizie nel passato, poi le sue dichiarazioni sono state riscontrate. Ora valuteremo se ci sono politici coinvolti”. A questo proposito, nel corso della conferenza stampa in cui gli inquirenti stanno illustrando i particolari dell’operazione “Ulisse”, il sostituto procuratore Alessandra Dolci ha inteso mettere in evidenza le reticenze degli imprenditori i quali, durante il processo “Crimine”, hanno smentito qualsiasi vessazione da parte delle cosche della ‘ndrangheta finalizzata al pagamento del “pizzo”, salvo venire sconfessati da quanto emerso nelle indagini. “Nel processo ‘Crimine’ – ha rimarcato Alessandra Dolci –  hanno negato di avere pagato alcunché alle cosche. Ora i tre collaboratori, Belnome, Panajia e Cappello, dicono che le mazzette, anche di 400mila-500 mila euro, sono state pagate. Sono curiosa di vedere ora cosa diranno questi imprenditori. Senza la collaborazione dei cittadini queste indagini diventano difficoltose”. C’è una convenzione delle organizzazioni imprenditoriali di rivolgersi alla criminalità  invece che allo Stato – è l’amara considerazione del sostituto procuratore  – non dico che sono pessimista, ma fino a quando la classe imprenditoriale non capirà…”. L’attività investigativa ha consentito di scoprire che sono state numerose gli attentati contro gli imprenditori. Tra i tanti espisodi registrati dagli inquirenti anche quello di cui è stato vittima il titolare di una concessinaria di automobili a Giussano, costretto, dopo uno stillicidio di atti intimidatori  e minacce telefoniche, a pagare 500 mila euro agli estorsori.

 

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