‘Ndrangheta. Arrestate a Varese otto persone legate al clan Ferrazzo di Mesoraca

Varese. Otto persone sospettate di essere legate alla cosca Ferrazzo, di Mesoraca, sono stati arrestati a Varese dai Carabinieri del locale Reparto Operativo di Varese, coadiuvati  dai Comandi di Saronno, Milano, Pescara e San Donà di Piave, su disposizione del gip del Tribunale di Milano, Donatella Banci Buonamici, che ha accolto l’istanza avanzata da Mario Venditti, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo. Quattro persone sono finite in carcere, altrattante agli arresti domiciliari. Secondo quanto emerso nel corso dell’inchiesta, avviata nel dicembre del 2009, gli otto soggetti tratti in arresto, la cui base logistica era stata fissata nel Varesotto, trasferivano armi e droga dalla Svizzera all’Italia impiegando automobili guidate da una coppia formata da marito e moglie, entrambi anziani di nazionalità svizzera. Tra le persone destinatarie del provvedimento eseguito stamane figura anche il 34enne Eugenio Ferrazzo, figlio di Felice, presunto capo dell’omonima cosca. Le indagini sono ora tese ad accertare se l’arsenale, importato dalla Svizzera attraverso i valichi di Brogeda, in provincia di Como e Gaggiolo, in provincia di Varese, fosse da impiegare dal clan Ferrazzo che da tempo combatte una guerra senza esclusione di colpi contro la cosca guidata da Mario Donato Ferrazzo, una faida scoppiata nel 1996 in seguito ad una rottura interna al gruppo criminale. Assieme alle armi, sostengono gli inquirenti, venivano importati anche ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana. Felice Ferrazzo, considerato il boss dell’omonima cosca fu tratto in arresto a Termoli  il 22 luglio dello scorso anno. Su un’automobile riferibile alla sua persona erano custodite 50 armi. Nell’estate del 2000, in località Campizzi, a Mesoraca, Felice ed Eugenio Ferrazzo sfuggirono ad un agguato dal quale uscirono senza conseguenze in quanto si trovavano su un’autovettura blindata. Dei provvedimenti cui è stata data attuazione oggi quattro sono stati assunti in flagranza di reato: uno per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale, uno per detenzione di munizionamento da guerra e due detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Con Eugenio Ferrazzo, sono stati arrestati Francesco Scicchitano, 63 anni, di Pianopoli, in provincia di Catanzaro; Antonino Amato, 63 anni, originario di  Catania, residente a Gerenzano, in provincia di Varese; Mirko De Notaris, 36 anni di Vasto, in provincia di Chieti; Salvatore Ferrigno, 49 anni, nato a Catania e residente a Uboldo, in provincia Varese; Cristian Margiotta, 32 anni, di Milano; Alfio Privitera, 54 anni, nato a Catania e residente a Lozza, in provincia di Varese; Donato Santo, 27 anni, che vive  a Jesolo, in provincia di Venezia. I Carabinieri hanno sottoposto a sequestro due pistole mitragliatrici, una pistola semiautomatica, un revolver, quasi 500 munizioni di diverso calibro e 200 grammi  di hashish. L’attività investigativa, complicata dall’uso di frasi in codice da parte dei componenti dell’organizzazione, si è avvalsa del supporto della  Polizia Federale Elvetica. Per riferirsi alle armi, utilizzavano termini che si riconducevano a “motorini” e “marmitte”, quando l’oggetto delle conversazioni era la droga parlavano di “litri d’olio” o di “donne”. L’inchiesta ha preso spunto dal ritrovamento in un cascinale a Sale, in provincia di Alessandria, nei pressid dell’abitazione di Francesco Schicchitano, di quattro pistole, munizioni e passamontagna. Lo stesso Scicchitano si sarebbe incaricato di mediare con i venditori in Svizzera. L’ipotesi degli investigatori è che il carico di armi sia stato ordinato in vista di una prossima esplosione di una faida nel clan. Una guerra le cui ragioni risiederebbero nella volontà di diversi soggetti di raggiungere l’apice dell’associazione ‘ndranghetista tra gli uomini di Felice Ferrazzo e quelli del cugino Mario Donato Ferrazzo, le cui difficoltà fisiche sono tali che è obbligato a vivere su una sedia a rotelle. Sulla scorta di quanto accertato dagli inquirenti, Eugenio Ferrazzo, già arrestato nel maggio dello scorso anno e per questo recluso nel carcere di Pescara, comprava con estrema frequenza fucili e pistole in Svizzera. La destinazione di partenza delle sostanze stupefacenti era la Colombia. Una volta giunta all’aeroporto di Ginevra, la droga  veniva trasferita in Italia. in casa di una delle persone finite in manette, Mirco De Notaris, i Carabinieri hanno sottoposto a sequestroun macchinario con cui  arrecare disturbo alle frequenze degli strumenti di registrazione.

 

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