Catanzaro. Il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, in collaborazione con il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) di Roma e con il supporto dei comandi provinciali interessati, ha eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 43 persone indiziate di fare parte di due organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti.
In particolare, l’operazione odierna condotta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro costituisce l’epilogo di due distinte attività investigative che hanno dimostrato l’esistenza di altrettante consorterie criminali attive, rispettivamente, nei territori di Cirò Marina (KR) e Lamezia Terme (CZ), con importanti ramificazioni e proiezioni nella Capitale e in altre province italiane tra cui Milano, Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Crotone.
La prima indagine, denominata “White Beach” (dal nome del lido balneare dove erano soliti incontrarsi alcuni degli indagati), ha tratto spunto dall’arresto di V.G.P. avvenuto a Rossano il 4 agosto del 2009 ad opera di militari della locale Compagnia della Guardia di Finanza, mentre trasportava 3 kg di cocaina nascosti all’interno della sua auto.
Gli approfondimenti investigativi sull’episodio, dato che il notevole quantitativo di stupefacente sequestrato faceva presupporre l’esistenza a monte di un’importante organizzazione coinvolta nell’affare, coordinati dalla Dda di Catanzaro consentivano ben presto ai finanzieri del Goa di:
- accertare che V.G.P. aveva prelevato lo stupefacente a Giugliano (NA) e lo stava trasportando a Cirò per conto di una locale associazione criminale;
- individuare tale associazione in un gruppo facente capo a S.P.S., il quale si avvaleva della collaborazione dei familiari S.C., S.M. e S.R., nonché di altri personaggi del luogo tra cui i fratelli A.L. e A.N..
I successivi sviluppi dell’attività investigativa comprovavano le potenzialità criminali del sodalizio che era riuscito nel tempo a creare delle solide ramificazioni anche fuori dalla Calabria, soprattutto nel Lazio ed in Toscana, attraverso una fitta rete di collegamenti di cui artefice principale era proprio A.L..
In particolare:
- un primo canale faceva capo a C.B. ed a suo cognato C.C., i quali d’accordo con A.L. e con la mediazione di S.P.S., acquistavano lo stupefacente a Napoli presso I.S. ed il figlio I.D., per poi cederlo sul mercato romano;
- un secondo canale di smercio, gestito sempre da A.L., faceva capo a T.P., il quale sempre nella Capitale provvedeva a individuare possibili acquirenti dello stupefacente
- un terzo canale era riconducibile a B.N., originario di Cirò ma trapiantato in Toscana, il quale riforniva un noto narcotrafficante toscano, B.L.. Proprio a quest’ultimo erano destinati i due chilogrammi di cocaina sequestrati in data 03 novembre 2009 sull’autostrada a1, nei pressi di Frosinone, a carico di T.C. soggetto che, nel frattempo, era subentrato a V.G.P. quale corriere dell’organizzazione.
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone ha dato esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale, richiesta dal procuratore distrettuale, Vincenzo Lombardo, al Tribunale di Crotone nei confronti di S.P.S. mediante la quale sono stati sottratti alla disponibilità del prevenuto 21 beni immobili.
Seguendo le dinamiche criminali dell’organizzazione cirotana, gli investigatori del Comando provinciale di Catanzaro hanno individuato un diverso filone di indagine che, questa volta, vedeva come protagonista un’associazione operante nel lametino e nella città di Rma e con importanti proiezioni anche in ambito nazionale ed internazionale. In particolare si risaliva alla figura di U.T. soggetto con precedenti specifici nel settore degli stupefacenti, cui A.L. si rivolgeva agli inizi del 2010 per reperire stupefacente a Roma. L’autorità giudiziaria disponeva, pertanto, l’avvio di una nuova indagine (denominata “Miseria e Nobiltà” dal nome del locale pubblico maggiormente frequentato), nel cui ambito emergeva, fin da subito, che U.T.:
- aveva quali fornitori R.A., P.G. e B.R., trafficanti legati alle cosche di San Luca i quali disponevano di una base di stoccaggio in un piccolo centro nei pressi di Milano;
- intratteneva una fitta rete di rapporti con diversi soggetti pregiudicati o vicini ad ambienti della criminalità organizzata, di origine calabrese e romana, tra cui il lametino D.M.D., a sua volta in stretto contatto con I.E., figlio di uno dei capi dell’omonima cosca mafiosa operante in Lamezia Terme.
Sempre più approfondite indagini consentivano di risalire ad altri soggetti con i quali i lametini intrattenevano diversi affari di natura illecita, tra i quali spiccano:
- C.E.S.L., pregiudicato originario di Lamezia Terme ma dimorante a Roma, fornitore dello stupefacente destinato a D.M.D., il quale provvedeva poi a smerciarlo sul mercato lametino;
- D.G.G., altro personaggio lametino gravato da numerosi precedenti penali, dimorante in Lombardia e facente parte della cosca ‘ndranghetistica Daponte–Cannizzaro operante a Lamezia Terme;
e di infliggere alla loro organizzazione diversi colpi, costringendola a subire pesanti perdite di stupefacente.
- Il primo intervento repressivo si realizzava in data 24 aprile 2010, allorquando veniva tratto in arresto un fidato corriere di U.T., M.B., il quale su incarico dello stesso U.T. stava trasportando sulla propria autovettura 3 kg di cocaina, prelevata a Cuggiono (MI) presso i fornitori P.G. e B.R..
- Dopo qualche mese, precisamente il 31 luglio, proprio in territorio lametino venivano sequestrati altri 500 grammi di cocaina che un corriere di nazionalità albanese, B.B., avrebbe dovuto consegnare per conto di C.E.S.L. a D.M.D..
- Infine, il 13 ottobre a Roma un ulteriore sequestro di oltre un chilogrammo di cocaina vedeva come protagonista L.S. che, nell’occasione, riusciva a sfuggire all’arresto. Lo stupefacente era stato fornito, con la mediazione di U.T., da un cittadino albanese L.G., ed era destinato al mercato del quartiere capitolino di Tor Bella Monaca.
Nel frattempo, un nuovo ed insolito fronte di narcotraffico si prospettava agli investigatori del Goa di Catanzaro. Analizzando e sviluppando i dati investigativi emersi dalle indagini tecniche, si riusciva, infatti, a risalire ad un traffico internazionale di droghe sintetiche che vedeva coinvolto in qualità di mediatore M.A. originario di Lamezia Terme ma trapiantato a Roma. Quest’ultimo, godendo dell’appoggio finanziario e logistico del padre M.F.S. dimorante in Spagna, gestiva un intenso commercio di tali sostanze che, partendo dall’Iran giungevano in Australia, dopo aver attraversato vari paesi europei. I corrieri utilizzati per il trasporto erano tutti spagnoli e venivano reclutati da un sodale di M.A., tale R.V.S.. In tale contesto, preziosa è stata la cooperazione instaurata, per il tramite della Direzione centrale per i servizi antidroga, con i collaterali organismi di polizia dei paesi di volta in volta interessati dal transito dello stupefacente, i quali prontamente attivati dal Goa pervenivano al sequestro:
- in data 21.10.2010 di gr. 2.127,6 di “metamfetamina”, all’aeroporto di Francoforte sul Meno (Germania) a carico di 2 soggetti provenienti dalla Spagna e diretti in Australia;
- in data 01.11.2010 di un ingente quantitativo di “efedrina”, all’aeroporto di Praga (Repubblica Ceca) a carico di 4 soggetti provenienti da Yerevan (Armenia) e diretti in Spagna;
- in data 02.11.2010 di gr. 975 di “anfetamina”, all’aeroporto di Yerevan (Armenia) a carico di nr. 1 soggetto diretto in Spagna.
Parallelamente alle investigazioni antidroga, i finanzieri del Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma hanno condotto mirate indagini economico-finanziarie, condotte anche con l’ausilio di specifico applicativo di informatica operativa, ideato e realizzato dallo Scico, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia, grazie alle quali è stato possibile ricostruire in capo ai principali indagati notevolissimi complessi patrimoniali costituiti, prevalentemente, da beni immobili, attività commerciali e quote societarie, detenuti sia direttamente sia attraverso l’impiego di prestanome. L’esame del materiale investigativo raccolto in sede di indagini di polizia giudiziaria e i successivi accertamenti economico-finanziari hanno permesso di accertare che alcuni indagati, ricorrendo ad un complesso intreccio di rapporti societari in continuo mutamento, erano riusciti ad effettuare notevoli investimenti in beni e società, alcuni dei quali in maniera ufficiale, altri ricorrendo a soggetti prestanome, utilizzando le considerevoli disponibilità finanziarie rivenienti dall’attività delittuosa posta in essere.
Il conseguente provvedimento di sequestro preventivo emesso dalla Procura distrettuale di Catanzaro, ha riguardato i seguenti beni per un valore stimato in circa 50 milioni di euro:
- 51 fabbricati, tra i quali alcune ville e abitazioni di pregio;
- 6 terreni;
- 26 attività economiche, fra ditte individuali e società;
- 58 automezzi;
- svariate quote societarie e polizze assicurative.
Fra i beni sequestrati, spicca un prestigioso ed imponente complesso immobiliare ubicato nel comune di Cirò Marina che, originariamente costruito per ospitare una casa di cura, è risultato nella piena disponibilità di alcuni esponenti delle famiglie Siena ed Anania, i quali lo avevano ristrutturato ed ammodernato per adibirlo a struttura ricettiva (hotel e ristorante) e per aprirvi una discoteca.