Caso Reggio. Nicolò: “Non chiediamo la grazia ma il medesimo trattamento che si sta applicando a Napoli e Roma e altre città”

L’ipotesi malaugurata di sciogliere il Consiglio comunale rappresenta un vulnus della democrazia e della partecipazione popolare, prima ancora di qualsiasi altra questione. In queste settimane su Reggio si sono accesi, come non mai, i riflettori che illuminano di luce fredda una comunità che negli ultimi ha sottoscritto liberamente la sua via alla crescita con l’unica certificazione universalmente riconosciuta: quella del voto.
I drammatici episodi accaduti, peraltro, oggetto del minuzioso lavoro della magistratura e delle forze di polizia, non possono però trovare univoca chiave di lettura, solo utile politicamente per chi vuol far valere i propri argomenti, né diventare il marchio della vergogna con cui bollare l’intera città.
Ed invece il momento impone di essere lucidi, di far valere le tante cose buone realizzate in questi anni che hanno fatto di Reggio Calabria una città da conoscere: la rivitalizzazione del Lungomare, la ristrutturazione del Museo nazionale, il progetto dell’architetto Hadid per rivoluzionare il front of sea,la riprogrammazione del territorio del lato sud del centro cittadino (Stazione Fs e prolungamento Lungomare), e, ma non ultima, la decisione del Parlamento nazionale di elevare Reggio Calabria a Città Metropolitana, una partita che tutti gli attori istituzionali e la stessa società civile devono interpretare con risolutezza e forte impegno unitario.
Un fermento di iniziative, dunque, rinviate temporaneamente per gli effetti della crisi economica mondiale, ma che rappresentano un parco progetti di straordinario impatto civile e di alto valore scientifico.
Tutto questo, però, rischia di finire triturato.
E’ una prospettiva davvero intollerabile soprattutto alla luce dell’impegno che il sindaco, Demetrio Arena, sta imprimendo quotidianamente per riportare ordine e chiarezza nella gestione delle risorse del Comune.
Da qui è scaturita la presa di posizione di centinaia di cittadini di ogni ceto sociale e professionale, conosciuta come ‘manifesto dei cinquecento’, che ha posto domande al Governo sul futuro di Reggio Calabria come comunità, prima ancora che come ente locale, e che rifiuta di condividere il medesimo destino di chi delinque e usa metodi violenti e mafiosi per imporre i propri interessi.
Una linea di demarcazione netta che la Città intera vuole mantenere con la criminalità organizzata, contro il rischio di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici.
Ecco perché sarebbe traumatico per la nostra Città che tutto si concludesse con uno scioglimento anticipato del Consiglio comunale.
Tuttavia, con l’auspicio che si scongiuri tale ipotesi, saremo comunque e sempre rispettosi di qualsiasi decisione. Chiederemo, pertanto, che anche a Reggio Calabria sia applicato il medesimo trattamento che si sta profilando con altre realtà, come Napoli, Roma ed altre città che hanno bilanci veramente dissestati, rientrando dal debito con tempi più flessibili e ponendo in essere quegli strumenti di controllo richiamando ognuno ai propri doveri. Non chiediamo la grazia o la cancellazione di eventuali insufficienze, ma chiediamo che vengano offerte tutte le opportunità, istituzionali ed amministrative, per poter dimostrare serenamente che Reggio Calabria è una grande città del Mezzogiorno dove convivono limiti e contraddizioni che risiedono nella scarsa sensibilità di chi ha pensato che da Napoli in giù tutte le questioni sociali siano considerate solo come problemi di ordine pubblico.

Alessandro Nicolò
Vice presidente del Consiglio Regionale della Calabria

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