Reggio Calabria. Il dolce miele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone virtuose api, senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini! (dallo Zibaldone). Giacomo Leopardi e la sua poesia tragica eppur amata animano da sempre un articolato e dialettico dibattito critico e, dunque, venerdì 5 ottobre presso la Libreria Culture si è tenuto il primo dei seminari di studio programmati per la stagione invernale dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria. La Prof.ssa Mila Lucisano, critico letterario e docente presso il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, ideatrice del ciclo, ha dato così inizio alla pregevole iniziativa culturale, esaminando preliminarmente i contesti sociali e storici, nonché la stessa vita condotta nel “natio borgo selvaggio”. L’articolata relazione ha inteso esaminare la formazione culturale e filosofica del Leopardi. Si è riuscita così a fornire una chiave di lettura rispetto alla multiforme materia di studio nata intorno ai versi del grande Recanatese, avvalendosi anche di significativi contributi tratti da I Canti e dalle Operette morali. Nell’Io lirico del grande poeta, questo l’incipit della relazione, si trovarono a convivere fattori ambientali e sociali, quali l’atmosfera affettivamente carente, formazione isolata e solitaria, la cultura dell’ambiente recanatese e la sensibile e la vivace intelligenza. A ciò, per come è stato abilmente rimarcato dalla relatrice, si devono correlare la crisi dell’illuminismo e la perdita d’identità e di funzione politico-civile dell’intellettuale. La pregevolezza della poesia leopardiana si rende godibile ed intellegibile, soltanto se si sgombra il campo della ricerca e dell’interpretazione critica dalle frettolose indagini. A tal fine, la prof.ssa Lucisano ha voluto, pertanto, rivisitare le fasi del pessimismo leopardiano, spesso letto in maniera fuorviante e lontana dalle implicazioni filosofiche, così congeniali all’Io lirico del poeta. Dal pessimismo individuale, a quello cosmico, passando per la fase del pessimismo storico, si è giunti al Titanismo de La Ginestra, commovente nella sua cruda lettura del presente e parimenti edificante nella sua istanza di solidarietà umana. L’etica della solidarietà fu infatti il tema centrale dell’ultima poesia del Leopardi, da leggersi come messaggio indirizzato sia ai contemporanei sia ai posteri, contro l’empia Natura e le superbe fole del secol superbo e sciocco. La serata è stata densa di stimoli e di attualizzazioni del messaggio poetico e a prova di ciò si sono succeduti numerosi interventi da parte del folto pubblico, accorso al richiamo degli eterni versi. Vien da dire, che è possibile dunque parlare di poesia e non cadere nella retorica della lettura sterile ed acritica. La relatrice si è piacevolmente prestata alle domande stimolanti dei giovani e dei maturi cultori del genere presenti in sala, ripromettendosi di proseguire nella ricerca e nell’esame delle chiavi di lettura ancora remote. Vi saranno, come si è già detto, successivi incontri sulle singole tematiche leopardiane e l’auspicio della relatrice e di Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS, è che si instauri un rapporto sempre più naturale eppur alto fra i grandi della nostra tradizione e gli uomini di oggi, superando la limitatezza e l’oscurantismo etico e culturale di questi tempi.
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