‘Ndrangheta. La cattura di Domenico Condello: “sold out” nell’elenco dei grandi latitanti in città

Reggio Calabria. Con la cattura di Domenico Condello, oltre a cogliere un successo investigativo di prim’ordine, i Carabinieri hanno anche fatto “sold out“. I militari dell’Arma, infatti, ieri sera ammanettando “Micu u pacciu” hanno anche messo il timbro “tutto esaurito” sull’elenco dei grandi latitanti della città di Reggio Calabria. Domenico Condello era l’ultima primula rossa, adesso non ce ne sta più nessuno a piede libero.
Domenico Condello ha confermato la sua identità e non ha opposto resistenza. I particolari della cattura sono stati illustrati stamane dal comandante del Ros di Reggio Calabria, capitano Leandro Piccoli, nel corso di una conferenza stampa tenuta al Comando provinciale. “La cattura è l’epilogo di un’attività investigativa molto complessa – ha spiegato Piccoli – scandita dall’operazione Lancio e ancor prima dall’operazione Reggio Nord, che nel corso del tempo ha colpito la cosca Condello e la rete di favoreggiatori che garantivano la latitanza di Domenico Condello”. “La rete di tali soggetti – ha proseguito il capitano del Ros – nel corso del tempo si è rigenerata, ma globalmente l’attività investigativa l’ha progressivamente indebolita”.
Dopo avere spiegato che era stato individuato in Roberto Megale, il 28enne che conduceva l’autovettura sulla quale viaggiava Condello e che è stato arrestato per procurata inosservanza di pena, il soggetto che poteva condurre gli investigatori a stringere le manette ai polsi del latitante, il capitano Piccoli ha rivelato che i carabinieri avevano incrementato in modo molto discreto i servizi operativi nelle aree di interesse della cosca “perché un capocosca ha la necessità di restare sul territorio”. Dopo la cattura di suo cugino, il boss Pasquale Condello detto “il supremo”, Domenico Condello infatti era considerato l’attuale reggente della cosca. I Carabinieri, ha svelato ancora Piccoli, hanno individuato nella fase in cui il latitante fosse uscito allo scoperto, il momento di maggiore vulnerabilità che avrebbe garantito il successo dell’operazione. “Ieri – ha concluso il capitano del Ros – abbiamo avuto il sentore che si stesse verificando quello che aspettavamo, che uscisse allo scoperto. Il momento di vulnerabilità. Abbiamo concentrato tutte le forze disponibili nel raggio dell’area, il personale impiegato nel servizio esterno, dopo valutazioni sul riconoscimento del soggetto, è intervenuto bloccando l’autovettura sulla quale viaggiavano entrambi. I due non hanno opposto resistenza e Condello ci ha dato conferma della sua identità”. Il latitante, inserito nell’elenco dei più pericolosi ricercati stilato dal ministero dell’Interno, è stato catturato nel quartiere di Catona, alla periferia nord di Reggio Calabria, tra via Figurella e via Sabaudia, hanno aggiunto gli inquirenti. Domenico Condello, detto “Micu u pacciu” era ricercato dal 1991, e deve espiare l’ergastolo per omicidio, associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e altri reati: al momento della cattura stava facendo rientro nell’appartamento di via Sabaudia. I Carabinieri nel covo del boss hanno ritrovato una pistola con matricola abrasa.
“La cattura di Domenico Condello si inserisce coerentemente nel solco della strategia investigativa elaborata dalla DDA fin dall’insediamento del procuratore Giuseppe Pignatone, questo risultato è anche frutto del suo lavoro”. E’ quanto affermato dal procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza, che ha voluto così rendere omaggio all’ex procuratore di Reggio Calabria, oggi a capo della Procura di Roma. “Pignatone – ha proseguito Sferlazza – aveva inserito anche nelle tabelle organizzative quattro obiettivi, ma due in particolare: disarticolare le organizzazioni criminali concentrando gli sforzi sulla cattura dei grandi latitanti, e incidere pesantemente attraverso un’attività costante di aggressione dei patrimoni”. La cattura di Condello, ha aggiunto ancora Sferlazza, è il naturale completamento dell’operazione Lancio del maggio scorso “quando è stata fatta terra bruciata attorno al circuito relazionale dei favoreggiatori di Condello. Si era andati vicini alla sua cattura già in quell’occasione – ha rivelato Sferlazza – e già nel 2010 era stato individuato un immobile con medicinali e manoscritti che, è stato accertato, erano stati vergati dalla mano di Domenico Condello”.
“Questa cattura è frutto di una sinergia consolidata nel tempo fra i reparti dell’Arma che operano in provincia di Reggio Calabria”. Ha affermato invece il capo del Ros, generale Mario Parente, che ha sottolineato il sostegno della Procura alle attività del Ros. “Il progetto investigativo – ha aggiunto il generale – che come raggruppamento abbiamo sempre coltivato, non è la ricerca dei latitanti come solo obiettivo, ma partire dalle indagini sulle organizzazioni criminali per poi cogliere tutti gli elementi che portano alla cattura dei grandi latitanti”. Anche il comandante provinciale, colonnello Lorenzo Falferi, ha posto l’accento sulla sinergia all’interno dei reparti: “Il rapporto di intensa collaborazione tra tutte le componenti dell’Arma porta a risultati di prim’ordine”.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche l’ex comandante del Ros di Reggio Calabria tenente colonnello Stefano Russo, che adesso ricopre un incarico a Roma, il quale ha elogiato il lavoro del suo successore, il capitano Leandro Piccoli e dei suoi uomini: “Ringrazio i miei vecchi collaboratori per l’impegno e la dedizione, e i colleghi del nucleo investigativo coi quali abbiamo sempre avuto uno splendido rapporto di condivisione totale sia della fatica che come oggi, per fortuna, anche del risultato”.

Fabio Papalia


Exit mobile version